Più che nella musica, che ci aspettavamo dal titolo Rock me Pitti dell'ottantacinquesima edizione di Pitti Uomo, guardando le novità della moda ci siamo imbattuti nell'arte. Per iniziare, il 7 gennaio, un relatore all'insegna della cultura ha interpretato per i visitatori un successo di moda alla luce dell'arte. Vittorio Sgarbi, invitato da Cruciani a presentare l'ultimo braccialetto creato nel 2014, si domanda il significato del successo di vendita del braccialetto, che quest'anno ornerà il polso di tantissimi uomini, (oltre, cosa meno insolita, di donne e bambini) con i cagnolini ispirati all'opera di Jeff Koons, Balloon Dog recentemente battuta all'asta da Cristie's per oltre 58 milioni di dollari, la cifra più alta mai raggiunta per un artista vivente. E questo, ci spiega Sgarbi, permette una chiave di lettura del successo dell'oggetto, almeno relativamente al braccialetto 2014.
Tutti, con una cifra modesta, possono indossare una replica di qualcosa di grande valore che viene ad essere uno status symbol. Sgarbi precisa che a lui adornarsi di macramé appare poco appealing, ma si lascia docilmente fotografare con l'oggetto al polso. Assai più contento quando la richiesta dei fotografi è di immortalarlo con le ragazze dello stand, belle e vestite di tanti colori, soprattutto per il turbante che indossano, quello sì del gusto di Sgarbi, che, dice, lo indosserebbe volentieri, anche solo per il nome misterioso... conturbante (appunto!). Termina il suo discorso con uno scoppio d'ira sulla spesa dissennata e criminale operata dai politici per costruire edifici pubblici secondo lui bruttissimi (e ne ha per varie città d'Italia) ed elogia per contrasto l'imprenditore Cruciani, che mette a disposizione di un restauro centomila degli euro guadagnati con le strepitose vendite, negli anni, del suo braccialetto, affidando al critico d'arte la scelta del monumento da restaurare.
A pochi passi si trova lo stand di Lardini, per tre giorni una speciale galleria d'arte contemporanea con le illustrazioni di Andrea Tarella alle pareti. L'artista mette infatti in scena il mondo del celebre brand marchigiano attraverso sei illustrazioni a colori di alcuni capi must della nuova collezione di giacche Autunno-Inverno 2014. Un messaggio accattivante, che avvalora il concetto di “opera d'arte” che si prova - da anni - a toccare una qualsiasi giacca Lardini, non solo per il tessuto, sempre trattato con accorgimenti originalissimi e riusciti, ma anche per la cura sartoriale della confezione, per la sapiente innovazione, che ha fatto scuola, del taglio aderente delle giacche, e infine per l'originalità del fiorellino di feltro all'occhiello, copiato sfacciatamente da vari marchi (quest'anno si vede anche nello stampato di qualche sciarpa), ma insuperato nell'eleganza con cui adorna un capo maschile in modo leggiadro e non lezioso.
A Pitti Uomo, luogo di collezioni e di tendenze, si evidenzia subito il ritorno all'abito classico, dopo anni di spezzato. I principali stilisti sono tutti d'accordo: purché sia "informale, di dimensioni ridotte, estese anche ai pantaloni", afferma Brunello Cucinelli, portavoce di un comune indirizzo, che vede anche gli abiti di L.B.M. e di Massimo Rebecchi seguire la stessa traccia, e Paoloni e Angelo Nardelli fra i ferventi sostenitori della giacca slim. Tanto che viene da pensare che per trovare giacche a sacchetto il visitatore debba cercarle nei marchi stranieri, molto rappresentati quest'anno alla mostra.
L'arte della fotografia si intreccia ancora con la moda nel libro edito in collaborazione con Roy Roger's, dal titolo Vintage Girls, che contiene le foto di una preziosa rivisitazione della moda dagli anni '20 ai '70, ed è spresentato, sempre il primo giorno di Pitti Uomo 85, presso la boutique fiorentina del marchio alla presenza dell'autore, il fotografo inglese Nick Clements. Due modelle indossano, per l'occasione, abiti Roy Roger's fotografati nel libro.
Anche il secondo giorno i visitatori sono coinvolti in un contrappunto fra moda, arte e fotografia, la cui presentazione si svolge nel sontuoso negozio Stefano Ricci a Palazzo Tornabuoni. Si tratta di un tributo, a più di 10 anni dalla morte, a René Gruau, famoso fin dagli anni '50 come designer di haute couture. Ci accolgono, tutto intorno alle pareti delle sale, gigantografie di composizioni che accostano in uno stesso espositore il disegno di un abito maschile indossato da un modello e la foto che avrebbe potuto ispirare il disegno. Il condizionale è d'obbligo perché dalle date dei disegni, che possiamo leggere nel catalogo di questa singolare mostra, capiamo che Stefano Ricci ha fatto il percorso inverso, dal disegno di abiti di grande eleganza, immaginati dalla geniale arte di Gruau, ha ricostruito gli abiti stessi, facendoli poi indossare e fotografare. Una somiglianza formale sorprendente, che però connota due rappresentazioni della moda molto diverse sul piano emotivo. Sicuramente l'accostamento sarebbe stato impossibile se Ricci non avesse posseduto le stesse stoffe che sono state alla base dell'ispirazione dei disegni di Gruau.
E la musica? Gli spassosi Bandaradan hanno suscitato stupefatto consenso anche nei visitatori più frettolosi. Il suonatore Santiago da solo valeva un'orchestra. Però quest'anno, più che mai, visto il grande interesse di tante iniziative anche sovrapposte, sarebbe stato utile il dono dell'ubiquità. E' consolante sapere che, a partire dal 20 gennaio, è possibile, con l'aiuto di e-Pitti, ripassare il già visto e recuperare eventuali informazioni mancanti. Non tutto, ovviamente, e quindi la visita di persona resta il modo insostituibile di aggiornarsi e poter scegliere.