Uno di quei giorni pigri della vacanza, quando neanche il sole conosce il momento di tramontare tanto si specchia narciso sulla terra… ebbene, in uno di quei giorni assolati mi accadde una bellissima cosa; una figlia piccola che non fa la solita domanda dai 3 ai 5 anni, oh... sapete tutti di cosa parlo, quelle domande della serie: Perché? E poi, immergendosi ancora nel perché del perché camminando sulla linea sottile del voler saper e/o del farlo apposta, in quel sabato assolato mia figlia mi chiese dal profondo del suo cuore una storia.
Una storia che nella sua bizzarria possa essere bella quanto strana, vera tanto quanto irreale, genuina eppure eterea come una leggenda... quelle cose che rimangono negli anni e che – forse - porteranno spunto per riflessioni più grandi… chissà... forse solo per me che ne sorrido ancora...
-Papà, come è nato il mare? E il cielo? Sono nati insieme? Hanno lo stesso colore? Mi racconti la storia?
Guardandomi con quei piccoli occhi penetranti scuri e sinceri c'erano già le due cose importanti per lei; la voglia di ascoltare e la voglia di fidarsi del suo papà anche se la storia non fosse stata così assolutamente e inequivocabilmente vera. Il suo sorriso di bimba mi allargò il cuore e non volendomi sottrarre a questo gioco di verità acconsentii a raccontarle la vera storia di come nacque il mare, il cielo e il colore azzurro e dissi:
-Sai Melissa...l'uomo-cielo e la donna-mare. Un giorno l'uomo-cielo vide sotto di lui una cosa bellissima; una donna-mare che si muoveva in modo dolce ed elegante, senza posa senza fermarsi mai, bellissima. Poi notò che mancava qualcosa e le disse: “Come mai sei così inquieta? Sei bellissima, cosa ti manca?
La donna mare rispose: “Io non ho il tuo colore, non vedi come sono trasparente? Vorrei tanto essere come te amore mio”. E allora la donna-mare cominciò ad agitarsi e sbuffare onde altissime per poter arrivare fino al suo amato cielo ma a nulla servirono le sue onde impetuose e l'uomo-cielo disse: "No! Amore mio sono io che sono troppo fermo! Vorrei io muovermi come te, ma sono immobile quassù! O come vorrei piegarmi fino a toccarti”.
E il cielo si incupì, diventò così scuro che sembrò spaccarsi. Ad un certo punto apparve il Sole e disse: "Fermi cosa fate?! Io so come fare!".
Il cielo allora si riempì di nuvole scure, il vento cominciò a soffiare forte e cominciò un tremendo temporale... piovve giorni e giorni senza fermarsi un attimo. Poi tornò a splendere il sole e accadde una cosa bellissima: il cielo era un po’ più chiaro da quel giorno, ma la pioggia aveva regalato parte del colore del cielo alla sua amata: la donna-mare era azzurra ora.
Fu così che i due finalmente si amarono e si guardarono per sempre negli occhi.
Alla fine della mia piccola storia, il mio cuore tremava di agitazione. ci fu un attimo senza respiro che sembrò eterno. Sarò stato troppo eccessivo? Troppo strampalato? Avrò usato delle metafore che solo un adulto poteva comprendere??? E se e se e se… tutti questi "e se" sbattevano all'interno della mia testa come mosche di ferro impazzite, sentivo il gong di queste emozioni ed incertezza rimbombare nella mia testa come i rumori molesti del traffico per uno ubriaco fradicio. Ma mentre continuavo a piangermi addosso ecco la cosa più bella ed inaspettata per me: Il sorriso di mia figlia e il suo sguardo compiaciuto e contento: “Grazie papà che bella storia", e mi abbracciò così forte che non volli pensarci più.
Non volevo più pensare se mi avesse creduto, se ero stato bravo ad inventare o convincere o bravo a descrivere. Non importava più. Ora il cielo, il mare e il colore azzurro erano veramente nati quel giorno, come nacque quel giorno, un altro piccolo momento di felicità.