Catanese, dopo la laurea, insegna filosofia nei licei milanesi, si specializza in Psicosocioanalisi applicata in corsi di formazione per aziende e tutoraggio presso la scuola di Ariele. Dal 1998 è presidente della sezione milanese dell’AIED, storico consultorio familiare, impegnato in tutte le più importanti battaglie sociali italiane degli ultimi 60 anni. Ha tenuto, per 14 anni, un tirocinio in Bicocca per gli studenti della facoltà di Psicologia. È vicepresidente dell’associazione Fermati Otello impegnata nella prevenzione della violenza di genere.
Quali esperienze l'hanno spinta ad impegnarsi nell'AIED?
Numerose esperienze fatte nel sociale in gioventù, ma soprattutto gli studi universitari e l’incontro, per la tesi, con Erich Fromm. Ho cercato di realizzare, come Fromm sostiene, che una incessante pratica attiva, come tutte le arti, esige che la relazione non sia barattata come merce ma come unica risposta alle contraddizioni dell’esistenza umana.
Quanto la sua formazione psicologica e psicoanalitica l'ha aiutata nel suo impegnativo ruolo di presidente dell'AIED?
La formazione psicosocioanalitica in Ariele è stata fondamentale per imparare quanto la nostra identità sia creata nelle interazioni tra gli individui nel contesto sociale. Apprendere è cambiare. Cambiare sé stessi nel momento in cui si cambia il mondo, tollerando tutto il carico di ansia ed indefinibilità che il processo di cambiamento produce. Osservare questi processi, costanti in tutti noi e nelle persone che accedono all’AIED, è anche la possibilità che si possa manifestare e quindi generare conoscenza di sé e quindi apprendimento.
L'AIED, Associazione Italiana per L'educazione Demografica, nacque nel 1953 ed ebbe un forte impatto sui costumi degli italiani: quali furono i punti di forza che le permisero di affermarsi in un contesto storico e sociale così difficile?
La bellissima storia dell’AIED parte dalla lettura di un disagio ed un bisogno delle donne degli anni ‘50 di gestire, meglio e con più consapevolezza, la maternità. Una crescita di coscienza sociale con le donne come protagoniste. I punti di forza furono la coesione, il coraggio e la fede in un futuro di necessario cambiamento.
Cos’è rimasto dello spirito originario dell'associazione e quali trasformazioni le hanno permesso di essere così longeva?
I continui, passati e odierni, attacchi ai valori della dignità e del rispetto delle persone hanno legittimato sempre di più gli scopi dell’AIED e la persistenza delle sue sedi in varie città italiane. Sono luoghi e spazi di elaborazione di vissuti di difficoltà e di non ascolto caratterizzanti il vasto campo delle relazioni e individuali e sociali.
Uno dei compiti più importanti dell'AIED è l'educazione sessuale, se negli anni Cinquanta si poteva parlare di "repressione", ora sembrerebbe che alcuni tabù siano caduti, ma è proprio così?
Teniamo di continuo corsi di educazione sessuale nelle scuole ed i dati che emergono sono abbastanza preoccupanti. I ragazzi imparano dalle immagini che vedono su Internet senza il minimo coinvolgimento emotivo. Alle ‘pratiche’ non sanno associare, o negano addirittura che ci sia, la parte affettiva ed emozionale. I nostri percorsi, quindi, sollecitano alla riflessione di quanta violenza ci sia in tali atteggiamenti. La violenza su sé stessi (negando i propri veri desideri e sull’altro (non ascoltando i veri desideri) è trasversale e minaccia il senso dell’incontro.
L'immagine che dell'uomo-maschio e della donna-femmina danno i mezzi di comunicazione di massa, e in particolare la pubblicità, quanto e in che modo condizionano la vita e la relazione tra i sessi?
L’AIED è da sempre impegnata nel combattere la pubblicità lesiva della dignità delle persone. Purtroppo, gli stereotipi di genere sono ancora molto presenti! La nostra azione sociale mira a sensibilizzare i giovani attraverso la scuola e l'apprendimento della cultura del rispetto.
La coppia, oggi: "gabbia” o “guscio protettivo"?
La coppia, oggi e da sempre, è il luogo del difficile equilibrio tra gabbia e guscio protettivo. Non esiste una contraddizione tra l’uno e l’altro aspetto. Coesistono entrambi. Importante è una educazione alla comunicazione tra i partner, fondamentale per evidenziare il pericolo che i malesseri, inevitabili, vengano etichettati come rifiuto della gabbia o richiesta di guscio protettivo. Una corretta ‘educazione sentimentale’ che aiuti le persone a mettere a nudo i propri momenti di fragilità, accolti dall’altro senza giudizi né valutazioni.
Sono purtroppo all'ordine del giorno, casi di relazioni tossiche in cui le donne non riescono a liberarsi da rapporti connotati da violenze e abusi.
Un problema complesso, connesso con tutte le considerazioni sociali e culturali fatte prima. Cerchiamo di insegnare, a scuola, quanto la libertà di essere sé stessi sia difficile ma quanto sia il più gratificante degli obiettivi umani.
L'AIED è un consultorio privato laico, come si distingue da un consultorio pubblico o di ispirazione confessionale?
Come consultorio privato e accreditato dalla Regione Lombardia, abbiamo le stesse figure professionali standard (ginecologa, assistente sanitaria, ostetrica, assistente sociale, psicologa) di tutti gli altri consultori. Ci differenziamo per la non confessionalità che incrementa, oltre alle normali richieste psicomediche, anche le richieste di certificati di interruzione di gravidanza.
Quali problemi pongono le donne provenienti da culture, religioni, tradizioni diverse e in che modo l'associazione li ha affrontati?
Le culture e le tradizioni diverse sono ritenute un arricchimento di visioni e di modi di stare al mondo per tutti noi collaboratori del consultorio.
Un'associazione di lunga data come la sua, vive se capace di trasformarsi: per favorire questo processo, lei è ricorsa anche al "social dreaming".
Abbiamo fatto una interessante esperienza di social dreaming, cui sono stata educata nella mia formazione, perché 'giravano sogni' tra i collaboratori, che avrebbero potuto aiutarci come associazione. Durante la sessione i sogni, non interpretati ma narrati, avevano il denominatore comune della generatività. La richiesta è l’esigenza di ribadire il compito primario dell’AIED, che a tratti veniva oscurato dalle mille emergenze e urgenze che caratterizzano le giornate ed il lavoro.
Quali incidenza hanno il tipo di vita, le istituzioni, i modelli che la città di Milano offre alle donne, sui problemi della coppia, della contraccezione, di una maternità libera e responsabile?
Abbiamo detto che la connessione tra l’umano ed il sociale è fondamentale per l’evoluzione delle persone e Milano sembra offrire molti spunti e possibilità in questo senso; molte realtà lavorative si stanno attrezzando per favorire un welfare per creare spazi di disponibilità e di miglioramento culturale delle persone, esistono sportelli di consulenza ed ascolto, spazi di aggregazione.