Oggi è sabato, ma pare domenica dal deserto che c'è in città. Sono tutti al mare. Addio giornate ventose piene di luce.
Qui il caldo è insopportabile. Qui il clima è quello delle ex colonie olandesi.
Penso a me che sono blindata da impalcature, rinchiusa in un appartamento buio e infuocato con le tapparelle sempre abbassate, privata anche del condizionatore. Insomma, nelle giornate più bollenti del secolo, mi sento murata viva in un forno.
E a Marina sono ritornate le meduse.
Sta accadendo il previsto, "stiamo varcando la soglia del non ritorno, è necessario rallentare e mutare le nostre attività. Per la prima volta la responsabilità umana è inequivocabile" è ciò che ci ripetono gli scienziati dagli anni Sessanta del secolo scorso.
Ma anche l'imprevisto, "chi l'avrebbe mai detto?". Ma anche "le azioni umane non c'entrano; nella storia fenomeni simili ci sono già stati".
Per comprendere quel che accade ora parto da lontano, parto dal Cantico delle creature composto da San Francesco d'Assisi intorno al 1224. È il testo poetico più antico della letteratura italiana di cui si conosca l'autore.
Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle, in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Un corpo estraneo.
A volte una pagliuzza nell'occhio o peggio, un moscerino, nell'occhio. Quando capita dobbiamo fermarci e compiere piccoli interventi per togliere il corpo estraneo che, se anche minuscolo, ci crea fastidio e ci impedisce la vista.
Ora tra la terra e lo frate sole è accaduto qualche cosa di simile. Ma siamo nel macrocosmo, il corpo estraneo, formato dai gas serra, come lente riflettente arroventa la terra.
Frate focu ora è troppo robustoso et forte e con l'aiuto di frate vento crea roghi di dimensioni bibliche. Alle ondate di calore che con l'aiuto del vento, della siccità e dell'uomo infiamma boschi foreste e pianure è stato dato il nome di Lucifero.
Ecco; abbiamo abbandonato il Paradiso di San Francesco fatto di armonia di grazia e di bellezza e siamo precipitati nell'Inferno perché senza alcun dubbio l'uomo, con impegno e determinazione ottusa, sta dando fuoco al pianeta.
E cosa è accaduto a "sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta"?
Dico spesso che l'acqua marina è il mio elemento naturale. Anche questa mattina, per ore, mi sono abbandonata alle sue correnti. In realtà, il nome della Terra dovrebbe essere Acqua: sorgenti, ruscelli, torrenti, fiumi, mari, oceani e ancora, ghiaccio, nuvole, pioggia, vapore e le millenarie nebbie bizantine.
Tutto ha inizio con il buio assoluto e l'acqua.
L'acqua è condiscendente, ma è stanca di essere rinchiusa in letti sotterranei imposti dal cemento mentre nei suoi alvei si sono costruite case; riconquista così, impetuosa e tremenda, i suoi corsi e distrugge paesi interi. Non solo, perduto l'equilibrio delle stagioni per il riscaldamento globale dovuto a quel corpo estraneo tra terra e sole, si adegua, con fenomeni estremi, alle nuove metamorfosi della natura. Ed ecco arrivare improvvise e rapidissime le "bombe d'acqua", le tempeste, le alluvioni, lo scioglimento dei ghiacci, l'innalzamento degli oceani.
Se San Francesco vivesse qui, nel nostro tempo lo vedrei naturalmente in compagnia di Greta Thunberg.
Penso alle donne che per secoli furono portatrici di un modo di pensare e di agire diverso. Penso alle Herbarie, che in età preromana e romana erano le raccoglitrici, le esperte di erbe. Vivevano nelle campagne e servendosi delle loro conoscenze botaniche praticavano una medicina benevola. Dopo l'anno Mille, però, la loro attività venne trasformata dalla Chiesa in una generica malvagità che alla fine del 1400 diede inizio all'era dei roghi delle streghe.
Questo è solo uno dei tanti massacri che colpiscono le donne quando queste, con la loro autonomia rappresentano una minaccia pericolosa per l'affermazione di un potere governato da soli uomini.
È odio per "sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”.
E mentre scrivo le guerre si moltiplicano perché agli uomini le guerre piacciono.
Ogni scusa, anche la più banale, è cosa giusta per farla: sono le razze, le religioni, i confini, la fame, la paura, nuovi territori, la produzione in eccesso di armi, la lotta per poteri nazionali e mondiali, si aggiungeranno tra breve -ora- l'acqua e il clima.
Intorno a noi si consuma la notte dei tempi con una violenza inaudita soprattutto nei confronti delle donne. I nostri sguardi sono tutti rivolti al popolo afghano divenuto il centro del dolore del mondo dove si consuma il male per il male soprattutto alle donne che vengono braccate, umiliate, cancellate, solo o semplicemente perché sono donne.
Sembra che i miei pensieri mi conducano verso un altro racconto. Sembra che stia andando fuori tema come mi accadeva a scuola.
In realtà, la guerra, l'odio nei confronti delle donne, non solo lontano, ma anche qui con lo scempio femminicida, è odio verso il mondo, verso la terra e tutte le sue creature.
Ora come allora prende forma e agisce "una pulsione sessuofobica che non tollera l'esistenza della donna come incarnazione della libertà".