Anni lontani, vissuti in un clima diverso, più leggero e decisamente più sereno, dove si intravede una silhouette quasi danzante, una massa di riccioli biondi, occhi stupiti pieni di mare, e una grande voglia di creare, sorprendere, idee non banali, promesse che anticipano quello che Chiara Boni ha mantenuto.
Nelle sue collezioni si ritrova la storia della stilista, il suo lavoro che ha sparigliato le carte della moda: dimenticati gli abiti per supermodelle crea indumenti per donne vere, con uno stile fatto di abiti semplici e raffinati, togliendo e aggiungendo. Togliendo tutto quello che è pesante, inutile, ovvio, e aggiungendo poesia, rendendo le collezioni espressione dei cambiamenti della società. Aggiungendo emozioni, vibrazioni, apportando un tocco di contemporaneo romanticismo alla sua rigorosa semplicità, aggiungendo classe.
I suoi ”vestitini”, che sembrano fatti di nulla, sono pensati fin dal materiale per donne di corsa; tessuti leggeri adatti a trolley che girano il mondo, abiti che non si spiegazzano per donne che si spogliano e si rivestono secondo l’umore, secondo gli impegni, secondo... l’amore. Capi creati, indossati, indumenti garbati senza tempo, eleganti nella loro semplicità, e poi i colori: il nero che diventa persino colore nel suo concetto di materia e poi l’esplosione dei rossi, dei glicine, del rosa acceso; flash aggressivi, sensuali e spudorati, sembrano quasi le risate di Chiara. E così, nelle sue creazioni si scopre un mondo, quello di Chiara Boni, fatto di bon ton, di arte e di cultura, di toni pacati, buone letture, compagnie selezionate; il suo è un mondo che attraversa una generazione della buona borghesia, una storia raccontata con leggerezza, con flash back pieni di nostalgia, ricordi, attimi di dolore e poi la presenza discreta e fuggevole di persone a lei care, di luoghi, di tempi.
Sua affermazione è che lo stile sia innato, e cieco come l’amore. Chiara fa sognare, come gli abiti che crea; non per niente uno dei punti cardini della filosofia di Diana Vreeland, un'icona di stile, è che non possa esserci bellezza senza emozione. Chiara ancora oggi è rimasta una ragazza fiorentina, dolce e sicura, bellissima, la bocca sempre aperta al sorriso, gentile e garbata, la sua modernità non è stata intaccata; oggi le sue emozioni le riversa in soliloqui scritti “in punta di penna”: ricordi lontani, sensazioni miste ai rumori della natura, quasi che la natura faccia parte del suo bagaglio di esperienze. Il rumore cadenzato del mare della Maremma, Roccamare e la sua pineta, i palpiti di una stella, i roseti che magicamente trasporta nelle nebbie di Milano, i batticuori di un'adolescente, le tracce di una ragazza che ha cercato a lungo le sue ispirazioni, un'infanzia dove sfuggiva e non voleva apparire, piena di pudore, celando i ricordi che fa rivivere mentre si nasconde, come se, giustamente, le dispiacesse essere cresciuta e abbandonare quei momenti. E Chiara Boni, nel suo romanzo personale, ha trovato la vera chiave dell’eleganza. E finalmente, tra un aereo e l’altro, incontro Chiara.
Quando hai capito che la moda sarebbe stata cosi significativa nella tua vita?
Da bambina. Ho frequentato con mia madre atelier e sartorie per tanti anni, l’osservazione mi ha svelato in modo naturale i segreti del corpo femminile e mi ha invogliata a valorizzarlo disegnando per ogni donna un abito che ceda alla libera interpretazione della personalità e delle forme.
Cosa o chi ha pilotato questa scelta?
Ho iniziato a fare la stilista quando mi sono sposata, mio marito è stato per me un pigmalione sostenendomi nell’apertura, nel 1971, della fiorentina boutique-di-rottura You Tarzan, Me Jane, la mia risposta ribelle al formalismo della Moda Italiana che imponeva rigore ed essenzialità. A quei tempi era impensabile che una ragazza "per bene" si avviasse alla carriera stilistica e io, rispettando il volere dei miei genitori, prima del matrimonio gestivo un negozio d’antiquariato con un’amica.
Guardare all’estero: mercato USA e Oprah Winfrey... dato il momento, per l’abbigliamento non è facile, ma hai ottenuto degli ottimi risultati. Che cosa significano per te?
Sto vivendo una stagione di grande felicità e soddisfazione creativa con i miei little dresses, molto apprezzati e richiesti dal mercato americano, al punto da aver conquistato il gusto dell’opinion leader internazionale Oprah Winfrey. Che emozione quando ci ha cercato! Oprah ha visto indosso alla sua assistente di produzione, nonché amica da 25 anni, Gayle King, un abito de La Petite Robe e ha subito detto: "Ne voglio uno uguale, della mia taglia". E come lei altre signore americane, da Manhattan al Texas, che non sono state raggiunte dal sistema pubblicitario, hanno incrociato da sole la mia moda, attraverso il passaparola delle amiche o delle proposte dei department store. È stata una piacevole conferma per noi, che in America non abbiamo neppure un ufficio stampa.
Chi è la donna adatta per La Petite Robe? Quale tipo di donna abbraccia le tue collezioni?
La Petite Robe di Chiara Boni adotta strategie stilistiche che mirano ad assecondare con agilità il ritmo frenetico degli impegni quotidiani di una donna contemporanea. Ripiegabili in micro buste di tulle, facili da lavare, e non necessitano di stiratura. Abiti di elegante praticità.
So cosa mi risponderai ma amo fartelo dire... chi è per te la donna più elegante che hai mai conosciuto?
Come ho lasciato intendere all’inizio di questa intervista, la donna più elegante che ho mai conosciuto è mia madre. Ha influenzato il mio gusto e il mio carattere, allontanandomi con il suo esempio dall’abitudine all’invidia e al pettegolezzo.
La crisi ha il potere di uccidere il fashion? Quali sono le incertezze del fashion nel 2013/2014?
Un prodotto che riesce ad affrontare in modo vincente la crisi è quello che offre qualità in modo competitivo, io ci provo. Una collezione deve essere "disponibile all’uso" per risultare vendibile, il mondo del fashion è cambiato e mette in difficoltà chi non è riuscito ad adattarsi a questo cambiamento.
Cosa vuoi comunicare con il tuo brand? Cosa deve recepire la cliente finale?
Quello che voglio comunicare è femminilità. Con le pieghe, le scollature, i drappeggi e le baschine lascio che la mia percezione della femminilità scolpisca il corpo e accarezzi l'anima del piccolo vestito che sarà un giorno indossato dalle clienti.
Anni Ottanta: a Firenze in via del Parione You Tarzan me Jane. G **ennaio 2014 ritorno a Firenze, sfilata al Pitti Immagine, passando dagli USA; da dove prendi tutta questa carica e voglia di creare, sei instancabile?**
Il segreto è il senso di insoddisfazione che alimenta la mia scintilla creativa. Interpreto con serietà il mio lavoro, quella serietà che supero con leggerezza mettendo alla prova il significato del limite. Sono alla continua ricerca.
E la collezione che presenterai a Firenze al prossimo Pitti Immagine?
Il Pitti Immagine è per me un’occasione unica per ritornare a far sfilare le mie creazioni su una passerella alla quale sono legata da un affetto denso di ricordi. La collezione presentata sarà l’Autunno-Inverno 2014-2015 che traduce ispirazioni Fifties e impreziosisce di dettagli rétro la vestibilità contemporanea dei miei abiti da viaggio; assecondando i dictat dello stile anni ’50, compaiono anche scarpe da abbinare ai vestiti. Le calzature sono una licenza. Pieghevoli ballerine-smart, décollétes, stivali e zeppe realizzate sempre nel pratico tessuto de La Petite Robe che gioca a rinnovarsi con inedite sperimentazioni.
"L'eleganza è innata e non ha nulla a che fare con l'esser ben vestiti". (Diana Vreeland)