La razionalità porta ad una vita pratica fatta di movimento e autonomia. Questo è il principio che sta alla base della rivoluzionaria azione di Chanel nella moda.
Un cappello dalla forma essenziale e dunque semplice è l'accento definitorio di uno stile che tutto media attraverso la sintesi: dalla testa ai piedi.
Non vi è eleganza senza notorietà e disinvoltura nell'approccio al quotidiano. La forza di questa posizione è la sua aderenza al vero del fisico e a quelle avvisaglie liberatorie che si percepiscono all'inizio del ventesimo secolo.
Le apparenze formali dei primi del '900 fanno del corpo femminile una “S” impostata dal rigido corsetto addominale ideato da Inès Gache-Serraute che appiattiva il ventre e spingeva in avanti il seno ed indietro il sedere conferendo alla figura femminile una artificiosa postura al limite del ridicolo.
L'immagine forzata dello stile Belle Époque veniva però contestata da una élite intellettuale che avrebbe poi influenzato la moda.
Nel 1902, l'arte di Gustav Klimt scandalizzava la società austriaca con il ritratto della creatrice di moda, Emilie Flöge (sua compagna) in un abito senza corsetto, dal pieno stile “Riforma”. Parallelamente Paul Poiret, nel 1906, aveva modificato la silhouette femminile con la creazione, della linea “Vague” ispirata al periodo neoclassico napoleonico che impostava la gonna sotto il seno drappeggiandola lungo i fianchi.
La componente fluida del vestire prendeva le mosse da una classe ristretta di persone che usciva fuori schema e che sentiva l'esigenza di affrancare l'anatomia da inutili contenimenti.
Il concetto di liberazione era fatto proprio dai crescenti movimenti naturisti e salutisti che si riunivano in comunità la cui finalità era il contatto con l'elemento naturale senza mediazione. Di fatto anche la verticalizzazione delle traiettorie architettoniche di matrice fitomorfa impostate dallo stile Liberty dichiarava questa apertura panica.
Nel 1909, Mariano Fortuny, di origini spagnole, cresciuto all'ombra meticcia dell'Alhambra, artista tra i più completi del suo tempo, conoscitore della luce nella scenotecnica e dell'importanza dei volumi e delle superfici come basi di appoggio del colore e della sua iridescenza, crea l'abito di ispirazione greca che non impone il suo tratto all'umano ma dall'umano si conforma.
Dalla più nobile classicità, ispirandosi all'Auriga di Delfi, realizza il Delphos, tunica plissettata che fa del corpo femminile una linea verticale quanto fluida e scanalata dalla micro pieghettatura. In tale misura si modella lungo l'anatomia della donna privata dalle costrizioni delle gabbie in voga a quel tempo.
Dal punto di vista sociopolitico il movimento femminista, attraverso le suffragette, lotta per la parità di genere nei ruoli pubblici e primo su tutti il diritto al voto attraverso il suffragio universale.
A tale proposito nel Regno Unito i primi risultati parziali si hanno nel 1918 sino al diritto di voto esteso a tutte le donne nel 1928 (con movimenti analoghi, la prima nazione a riconoscere il suffragio universale fu la Nuova Zelanda nel 1893; negli Stati Uniti si giunse al risultato dopo la Prima guerra mondiale, nel 1920, ed in Italia nel 1945).
Dal punto di vista anatomico la moda allarga all'Orientalismo, attraverso la linea ad odalisca, dalle linee ovalizzate e correlata di un certo decorativismo esotico. Le dame passano dallo stile della Belle Époque a quello della schiava mediorientale.
L'avvento dei Balletti Russi, dell'impresario teatrale Sergej Pavlovič Djagilev, con le scene di Léon Bakst, nella Parigi del 1909, accentua ulteriormente l'universo estetico del periodo verso il sorgere del sole e lo impone alla ribalta dei teatri europei. Il tema del corpo liberato si ufficializza attraverso l'arte e attraverso i movimenti socio-economici del periodo.
È in questo contesto che Chanel interviene nel discorso neutralizzando lo stile della sua componente ornamentale.
Lei non viene da un mondo sofisticato e da un'infanzia dorata, ma a vent'anni vive una vita ricca, agiata di quell'agio che deriva dal suo amante Étienne Balsan, ufficiale e allevatore di purosangue nella sua tenuta di Royallieu. Costui le fa frequentare i luoghi più glamour dell'epoca: gli ippodromi, dove l'alta società sfoggia la sua opulenza.
Chanel è “L'irregolare” di Balsan e costui si rivolge a lei dandole vitto e alloggio, ma non la ricopre d'oro. In questa misura Chanel, fieramente, vive la sua rivalsa estetica. Dal mondo dell'ippica e dall'universo maschile trae ispirazione per la sua sorprendente divisa sociale.
Piccola, esile, ossuta, bruna corvina, fisico scattante e sguardo penetrante si atteggia con aria dinamica in queste fogge virili. Straordinaria amazzone, cavalca come un uomo. Pantaloni jaidpur, sweater, piccoli cappelli di paglia calati sugli occhi, camicia bianca, stivali. Incede come nessun'altra sull'erba del circo equestre della vanità.
Non è la concubina del cavaliere, non è la dama della corte è l'incarnazione della modernità femminile. L'inedito di un corpo sociale che avrebbe di lì a breve rivoluzionato l'intero universo di “Eva”.
Per Chanel si parla di un prima e di un dopo come migliore testimonial di quello stile che diviene patrimonio universale della donna contemporanea.
La sua capacità esecutiva nel cucito, acquisita duramente sotto le suore di Moulins all'età di 17 anni, le permette di realizzarsi i capi che più le somigliano.
Sarà l'amico di Balsan, Arthur Capel, detto Boy, ricchissimo inglese esportatore di carbone in Europa, ad aprire, a Coco, i suoi forzieri e la sua garçonnière in boulevard Malesherbes a Parigi e a spingerla a commercializzare i suoi cappelli sino a finanziarle l'attività, nel 1910, al 21 di Rue Cambon, dietro a neo nato Hotel Ritz (1898), aprendole di fatto la sua prima modisteria (finanziamento che Chanel restituirà totalmente).
Da Boy Chanel prende il suo abbigliamento sportivo, i suoi maglioni le sue tenute da spiaggia. Come aveva già fatto con il mondo dell'ippica lo fa con il mondo del Polo. Nel casual maschile legge le tracce di un'estetica femminile che le somiglia.
Il successo di questa sua immagine giungerà però solo qualche anno dopo dalle coste della Normandia, presso la località balneare di Deauville, nell'estate del 1913, dove l'aristocrazia e la ricca borghesia trascorrono la bella stagione.
Chanel apre la sua boutique di modista con qualche pezzo di abbigliamento sportivo in rue Gountaut Biron a pochi metri dalla spiaggia e si diverte a sfilare i suoi capi sul molo, fronte al bagnasciuga con la sorella minore Antoinette e la zia Adrienne destando curiosità ed interesse per questo suo stile essenziale e dall'impatto fresco e sportivo.
Dirà Chanel delle donne:
Ho fornito loro vere braccia, gambe vere, movimenti sinceri e il potere di ridere e di mangiare, senza per questo sentirsi a disagio.
Da questa prima esperienza giunge il suo costume da bagno: una sorta di tailleur che prende materiali e linee dai maglioni di Boy, senza riscuotere grande successo. Sarà invece lo stile marinaro a decretarne l'affermazione come creatrice di moda e a portarla ad aprire la sua prima Maison di Haute Couture a Biarritz nel 1915.
Nel luglio del 1914 ci fu la grave crisi politica e diplomatica che precedette e segnò l'inizio della prima guerra mondiale. Scaturì dall'assassinio dell'erede al trono d'Austria-Ungheria Francesco Ferdinando avvenuto il 28 giugno del 1914. Dell'attentato il governo di Vienna ritenne responsabili alcuni militari e funzionari della Serbia e da qui partì il fronte degli schieramenti internazionali.
Da questo accadimento le località turistiche si svuotarono, ma Chanel rimase comunque aperta sulle coste della Normandia e l'anno seguente giunse a Biarritz. Questo atteggiamento, suggeritole da Capel, le portò grande fortuna perchè la paura per l'avanzata tedesca, che poneva sotto tiro le capitali europee, portò la ricca borghesia e l'aristocrazia ad un ritorno sulle coste patinate del Nord Europa.
Chanel era tra le poche rimaste in attività ed era pronta ad accogliere le dame in fuga sguarnite dei loro ricchi guardaroba.
Chanel per risponder al fabbisogno della clientela tornata in massa nelle località di villeggiatura si attiva nella ricerca di tessuti nuovi e giunge al produttore manifatturiero Rodier il quale aveva una partita di jersey di lana invenduta.
Ruvido e floscio il jersey era ritenuto un tessuto volgare ed utilizzato per l'intimo maschile e le t-shirt dei marinai. Lei decide di farlo diventare il tema portante delle sue creazioni d'alta moda e riesce attraverso il suo sapiente utilizzo a creare ampi e comodi volumi dove le gonne sono corte sopra la caviglia e a grandi pieghe e la vita, come il busto, risultano totalmente liberi da ogni costrizione.
Le giacche ed i cardigan oversized hanno tasche che le affrancano dall'uso della borsa e di fatto dall'aiuto di una domestica che le accudisca e segua nel vestirsi.
Questa riscoperta libertà, che per secoli era mancata, se si esclude il periodo napoleonico, diverrà imprescindibile al rientro in città delle classi agiate, alla fine del conflitto mondiale, e ancor più funzionale ai temi igienici che avrebbe imposto la pandemia della spagnola dal 1918 al 1920.
Ecco come tale chimica ha indotto il raziocinio a dominare rispetto all'ego e a tradurre un concetto formidabile di stile di vita nell'unica via possibile per la modernità della donna.
Dallo stile dell'amazzone a quello alla marinara, dallo sweater maschile alla giacca, sino al pantalone e all'impiego delle tasche come contenitore dell'organico fabbisogno femminile, Coco ha dato vita ad una creatura autonoma attraverso lo sportswear e l'inclusività di genere.
Con il tubino nero dal colletto bianco, ha costruito la divisa dell'assoluta indipendenza dai codici sociali, e con esso il pigiama come capo per ogni occasione.
Questi sono i temi essenziali attraverso i quali “Mademoiselle” ha saputo corrispondere alla ragione d'essere di ogni donna sopravvivendo a quei cantori che la vedevano fuori schema ignari della sua appartenenza allo spirito del tempo.