Da sempre la moda integra il costume e le tradizioni nei suoi passaggi creativi.
Negli ultimi cinquant'anni ha attinto in maniera sempre più crescente all'Africa riconducendoci a sensazioni stratificate di colori e volumi.
Con questo atteggiamento il costume ci pone all'occhio il caleidoscopio di terre e culture lontane.
Il passaggio ad Occidente avviene attraverso sensibilità artistiche che hanno fatto, attraverso le loro traslazioni emotive, cultura fruibile e tracciabile nel nostro immaginario.
Ecco alcuni esempi rilevanti di questa espressione etnica-africana nella moda occidentale.
La lezione dettata nel 1967 da Yves Saint Laurent con la collezione Bambara.
I guerrieri africani, dal corpo dipinto, di Gianfranco Ferré, della p/e '93.
Nel 1997 i masai di Galliano per Dior nella prima Haute Couture da lui disegnata, sino alle declinazioni più morbide del belga Dries Van Noten (es. p/e 1997 e p/e 2010).
Il cromatismo batik del giapponese Junya Watanabe che nell'estate 2009, accostandolo al denim, ha rivestito nipponicamente d'Africa le donne occidentali.
Il testimone è passato poi a Miuccia Prada che per la p/e 2011 ha usato stampe di scimmie e banane.
Sino all'affermarsi, oggi, di Stella Jean che utilizzando il batik sembra avere fatto tesoro delle rivisitazioni artistiche dei costumi occidentali dell'artista anglo-nigeriano Yinka Shonibare, la cui filosofia è rivestire d'Africa o meglio ancora sottolineare una trama filologicamente coerente con la tradizione tessile africana o comunque etnicamente altra dall'Occidente nelle fogge che appartengono alla vecchia Europa.
Con Stella Jean il “batik” diviene estensione grafica e cromatica del costume africano e sinonimo di un fermento che sembra colonizzarci.
Stella sposa l'etnico a ciò che rappresenta un pensiero dominante nella cultura vestimentaria della nostra epoca: le forme e le trame che da Chanel a Balenciaga, passando per Dior e Saint Laurent hanno influenzato il '900, prima in Francia e poi con lo stilismo ed il Made in Italy in Italia.
Molti di questi si sono applicati a declinare lo spirito africano nelle loro collezioni.
Stella Jean lo ha espresso in un tempo in cui anche l'Africa sembra cominci ad esprimere una sua forza economica e non solo intellettuale (vedi Angola).
L'Africa così manifestata ci attrae e ci mescola con chi di Africa non solo si veste ma ne ha il sangue.
Popoli che da emigranti sono arrivati in ogni angolo del pianeta ed hanno colorato le strade di tutto il mondo con le loro stampe etniche: quel batik che ora trasmigra sui corpi e nei gusti di chi ad Occidente si manifesta e dell'Occidente ha cultura e sangue.
Il cromatismo epidermico resta differente, ma la sensibilità sembra sempre un poco più vicina... speranza di un linguaggio comune.
Michele Venturini
Per la Primavera Estate 2014 Stella Jean presenta una collezione caratterizzata da un perpetuo rincorrersi di trompe-l'œil culturali: le creazioni esplorative ed evocative nascono nel segno del proseguimento della collaborazione con l'agenzia dell'ONU International Trade Center (ITC), che ha favorito l'introduzione dei tessuti realizzati a telaio a mano dalle donne dei villaggi del Burkina Faso. Elementi apparentemente eterogenei mettono in scena contrasti decisi, amalgamati e attenuati dalle linee sartoriali d’inequivocabile matrice europea.
La collezione si ispira alle suggestive immagini in bianco e nero degli aristocratici percorsi vacanzieri anni ’60: viaggi da sogno che iniziavano su una Aquariva in partenza dalla Cote d’Azur, per approdare poi sull’affascinante ed indolente costiera italiana, da percorrere con spensieratezza in sella ad una Lambretta. Le creazioni della collezione (ri)disegnano una mappa che oltrepassa l’accezione geografica, per addentrarsi in quella filosofica-sentimentale: ogni capo non domanda unicamente di essere guardato e ammirato, ma di scorgere attraverso lo styling un senso più profondo, che va oltre il mero riflesso estetico. Una collezione che si trasforma in diario di viaggio estemporaneo, in cui i racconti si rincorrono per incontrarsi in una narrativa per immagini nuova, ma ben radicata e conscia del suo passato. Il potere dello Sguardo viene dunque usato quale traghettatore e, per mezzo di un caleidoscopio culturale, risveglia un patrimonio di memorie comuni, attraverso il suo innesto all’interno del tessuto urbano contemporaneo.
Fondamentale per la comprensione della collezione l’uso corretto dell’aggettivo “etnico”, che qui viene sottratto all’abuso e alle manipolazioni occidentali, per essere riconsegnato al suo autentico e ben più ugualitario contenuto. Il trompe-l'œil sorprende lo spettatore a ogni sguardo, creando giochi d’apparenze e di rimandi; il rigore delle linee orizzontali dei tessuti canvas rigati utilizzati per i capi spalla e per le gonne dai tagli retrò, seppur richiamando per associazione di idee i rigati dei blazer dei college britannici, costituisce in realtà il portabandiera della cultura del Burkina Faso, stato dell’Africa occidentale e “terra degli uomini integri”. Le frontiere territoriali vengono dunque scisse da quelle mentali, meno visibili ma ben più tenaci e selettive.
Tra le etnie cui s’ispirano le creazioni, la prima è quella italiana, sottolineata dall’artigianalità dei capi unici in seta, in cui si fondono le tradizioni accademiche della pittura su stoffa e del ricamo a mano modulato artisticamente. Il tessuto wax costituisce invece lo stilema d’Africa, Paese del quale vuole rievocare la grandeur storica e non i tratti pittoreschi. Artigianalità occidentale e tradizione africana rappresentano due vive espressioni di slow fashion, entrambe distanti dalle tempistiche vorticose dell’industria moda ma capaci di coniugarsi a capi veloci e passe-par-tout, come l’immancabile camicia a righe o come la camicia jeans dall’inconfondibile spirito decontractée.
I bijoux Anni ’50 impreziosiscono i movimenti, contribuendo a sottolineare uno stile raffinato e vagamente giocoso. Elementi tipicamente maschili si affiancano ai classici capi del guardaroba femminile, generando un ritmo nuovo, capace di dare eco a un’eleganza inedita: le décolleté si alternano a mocassini da smoking in wax e gros-grain a contrasto; i capelli vengono rigorosamente raccolti sotto cappelli di foggia maschile, oppure avvolti da turbanti in wax o in pizzo sangallo; eleganti e rigorose camicie Guayabera cubane da uomo evidenziano una nuova femminilità composta.
A proposito di Stella Jean
Stella Jean, giovane e talentuosa stilista di origine italo-haitiana, inizia a lavorare nel mondo della moda sfilando come modella per Egon Von Furstenberg, scoprendo però ben presto la sua vera vocazione creativa. I suoi abiti devono raccontare chi lei sia e devono rendere bella chi li indossa. Dal luglio 2011, quando si è distinta tra i vincitori del prestigioso concorso Who’s On Next, le sue collezioni continuano a ricevere l’apprezzamento di stampa e buyer internazionali. Il mood raffinato e prezioso di Stella Jean trae continua ispirazione dalla sua multiculturalità che si traduce nella filosofia “Wax & Stripes Philosophy”, sua vera e propria cifra stilistica. I suoi capi, venduti nei più importanti fashion store di tutto il mondo e indossati dalle donne più eleganti del globo, sono una personalissima interpretazione di stile senza tempo.
A proposito di ITC - The International Trade Centre's Ethical Fashion Initiative
La Ethical Fashion Initiative promossa da ITC favorisce la realizzazione di prodotti di moda, creati attraverso la collaborazione fra case di moda e comunità di micro produttrici in vari paesi africani e in Haiti. L’iniziativa ha creato un business fiorente che ha consentito a migliaia di micro imprenditrici di far parte della catena del valore della moda, sempre controllando (attraverso rigorose valutazioni di impatto e applicazione dei principi del Fair Labour) che si tratti di lavoro che conferisca dignità e indipendenza. La Ethical Fashion Initiative produce splendidi accessori in partnership con grandi Case di moda, tra cui Stella McCartney, Ilaria Venturini Fendi, Vivienne Westwood, Chan Luu, Sass & Bide, Osklen, United Arrows e Manor. La Ethical Fashion Initiative sostiene il lavoro di designer africani e internazionali. Anche Stella Jean, ha preso parte alla collaborazione e ha recentemente visitato il Burkina Faso in preparazione delle sue future sfilate. La Ethical Fashion Initiative crede in Stella Jean come un partner serio e affidabile che condivide i principi etici di tutta l’iniziativa.
Per maggiori informazioni: www.stellajean.it