A due mesi dalla presentazione del Manifesto della Diversità e dell’Inclusione della Camera della Moda Italiana, la prima e al momento l’unica stilista nera italiana, Stella Jean ha deciso di non sfilare durante la Milano Fashion Week ma di ideare una campagna sociale di sensibilizzazione: Italians in Becoming, coinvolgendo venti donne italiane che hanno combattuto e vinto la propria lotta al razzismo. “Sulla scia degli ultimi eventi di matrice razziale – racconta Stella - ho pensato che per la mia storia personale di nera italiana e membro della Camera Nazionale della Moda Italiana, non potevo rimanere in silenzio e sfilare come se nulla fosse in occasione della MFW. Ho una responsabilità verso la generazione dei nuovi italiani, frutto delle molte migrazioni, distillati estetici di singolare bellezza e cultura. Crescendo mi sono quasi sempre sentita una mosca bianca, vorrei che nessuno di questi ragazzi, bambini si sentisse più solo o una rarità da deridere e puntare con il dito”.
Un’iniziativa forte, legittima e determinata a sensibilizzare il nostro caro Belpaese sui pregiudizi che ancora oggi etichettano e stigmatizzano, in base al colore della pelle o alle caratteristiche fisiche. Attraverso i ritratti di venti donne e un video che invita, ironicamente, gli italiani a pensare a che punto della nostra evoluzione culturale ci troviamo, la maison Stella Jean afferma l’irremovibile principio del multiculturalismo, applicato alla moda, che diventa uno strumento di espressione culturale per una crescita positiva. Nel video realizzato, le donne ripetono delle frasi che sentiamo spesso ancora oggi, “Come, sei nero! Non puoi essere italiano!” "Sai come pronunciare la lettera R?" e che denotano ancora una certa indifferenza verso un’altra cultura e nuove tradizioni. “Le venti donne sono state scelte in base alla loro storia, ma non alla gravità dei torti subiti, bensì alla loro straordinaria forza di reazione. Venti donne italiane oltre ogni stereotipo, italiane oltre ogni sfumatura di colore, caratteristica somatica o credo, parte integrante e non integrata di un Paese che stanno contribuendo a far evolvere. Queste donne sono come venti farfalle gialle della senatrice Liliana Segre, non si piegano di fronte all’inaccettabile, ma diventano esse stesse venti modelli di rinascita”.
Realizzata sotto il patrocinio dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, questa iniziativa vuole fare acquisire maggiore consapevolezza della propria identità, che non deve essere mai negoziata.
Essendo stilista di origini afro-haitiane, abbiamo chiesto a Stella se nel suo lavoro è mai stata vittima di discriminazioni: “Il mio lavoro nasce da un desiderio di reazione costruttiva alle discriminazioni che fanno purtroppo parte della mia quotidianità. Ho reagito utilizzando l’elemento più democratico a disposizione, la Grande Bellezza del nostro Paese di cui la moda, quando intesa come attività culturale, è uno dei maggiori esponenti. Nessuno alza muri davanti alla bellezza, è un lasciapassare mondiale che non necessita traduttore e dissolve la diffidenza”. Una bellezza estetica che, nella nuova collezione, combatte ogni forma di convenzione e stereotipo, attraverso i colori vibranti delle stampe e delle maculature. La Polinesia ed i suoi pastelli tropicali si manifestano su maglieria dalla vestibilitá maschile e dall’appeal cromatico delle tele di Gauguin, mentre montoni e jacquard Andini, si accostano alla maglieria calda ed oversize realizzata a mano in Umbria. Il percorso di ricerca ricalca il principio del brand per il quale gli ossimori stilistici sono un esempio di come non ci siano limiti al dialogo fra latitudini e culture diverse anche apparentemente opposte, fatta eccezione del rispetto e della conoscenza reciproca.
Fil rouge tra i materiali di collezione, la grisaglia sui toni tra bordeaux e beige, che segna un rassicurante ricordo famigliare e fa da contrappeso all’impatto e alla vivacità delle stampe e la maglieria, che con le lunghe ore di lavorazione, educa e incita al colore senza dovere di stravaganza nei mesi invernali. Anche i velluti e le sete contribuiscono a dare una femminile fluidità ad abiti e gonne, che sostengono silhouettes consapevoli dei propri impegni urbani, e della relativa praticità che sfugge ogni costrizione. Altro pezzo protagonista un cappotto con uno jacquard, i cui motivi e passamanerie, omaggiano gli indiani d’America con bordi e collo in Mongolia avorio, e ci ricordano che si possono indossare varie culture senza l’obbligo di combinazione geografica. “Questo senso di comodità e di appartenenza è ciò che manca a volte ai miei connazionali, dovremmo far pace con la nostra genealogia multietnica, anche perché ad oggi la multiculturalità italiana è irreversibile, e prenderne atto è l’unico antidoto alla retorica sovranista, imperante in questo momento in Italia. Ricordiamoci che l’Italia è una terra di meticci, nessuno escluso, contaminata dalle culture più diverse”.