Sembra fuori del tempo il termine “cacciatore di piante” in un'epoca in cui la maggior parte dei ricercatori passano ore e ore di fronte ad un monitor, uno strumento per la mappatura genetica, un microscopio, un acceleratore di particelle. In realtà il grande lavoro per la salvaguardia delle specie nel mondo e per la conoscenza di specie nuove, sia per usi alimentari che terapeutici, lo fanno in pochi e spesso dietro le quinte con grande passione e coraggio.
Come avveniva trecento anni fa con lo scienziato svedese Carl von Linné il grande botanico che sconvolse il mondo scientifico con la scoperta del sistema riproduttivo nelle piante, avvalendosi di “apostoli botanici” per cercare piante nuove nel mondo, anche oggi nelle Università di tutto il mondo avviene così. Recentemente ad una mostra floricola italiana ho conosciuto un cercatore di piante che vive nomade per studiare capire e salvare specie oggi in seria difficoltà di sopravvivenza per uno dei tanti motivi che conosciamo, desertificazione, deforestazione, cambiamento delle condizioni ideali di vita, urbanizzazione. Si fa chiamare Nangaré ha un accento francese, la pelle che porta i segni della vita all'aria aperta e vive per le piante ma soprattutto per divulgare un messaggio ai più piccoli “rispetta la vita di ogni più piccolo essere vegetale non solo perché ne va del tuo futuro, ma per vivere con passione tutto quello che ti circonda”.
Mi ha raccontato di molte sue avventure quando viaggia con poche cose con sé cercando semi nei paesi tropicali, sulle montagne, nelle foreste e con la sua grande conoscenza della natura ha capacità di vivere anche in condizioni di estremo disagio. Dorme all'aperto, si nutre di prodotti del bosco, perché sa riconoscere le piante buone edibili da quelle nocive o velenose. Anche le Università spesso lo assoldano per portare avanti ricerche sul campo, raccogliere semi e parti di pianta che solo un cacciatore abituato a rintracciare i luoghi più impervi e difficilmente raggiungibili sa fare.
Da lui ho acquistato un piccolo monile, un bracciale, fatto di bambù e un seme chiamato occhio di drago traduzione del termine cantonese long-ngan, mi ha spiegato che il longan (Dimocarpus longan Lour.) è un albero fruttifero tropicale appartenente alla famiglia Sapindaceae, originario della Cina meridionale. Il seme nero, duro e lucido traspare attraverso la polpa traslucida come una pupilla.
D'altra parte di cacciatori di piante ne esistono, anche molto noti, ne ho scoperto uno recentemente sullo scaffale delle librerie con una sua avvincente autobiografia scritta per raccontare una vita spesa a cercare di salvare delle rarità, a ogni costo, anche quando tutti sono già rassegnati di averle perse per sempre. La copertina è accattivante con i colori che avrebbe scelto Gauguin per le sue opere figurative di paesaggi esotici, allo stesso modo lo è la storia che prende dalle prime pagine il lettore e lo catapulta in un viaggio prodigioso in paesi e isole considerate paradisi dei botanici, passando per Kew Garden uno degli orti botanici più noti e amati del mondo. Il nome dell'autore passa quasi in second'ordine tanto forte e insolito è il suo nickname che campeggia sulla copertina Il messia delle piante (Aboca, 2019). Attribuitogli da un giornalista già molti anni fa è stato adottato da Magdalena pare di buon grado come afferma in apertura del libro poiché, pur essendo stato motivo di scherno tra i colleghi e i conoscenti, in realtà è stato utilissimo per mettere in atto una divulgazione a 360° del suo primo obiettivo della vita: contribuire a salvare la biodiversità del pianeta. Se una pianta su cinque è in pericolo di estinzione – come afferma – cosa può fare un semplice appassionato di natura fin da piccolissimo, per sentirsi meno impotente all'imperterrito conto delle piante che stanno scomparendo dal pianeta?
Parte così da lontano, nel capitolo “genesi” utilizzando un termine biblico per restare nel tema, il racconto avvincente di un bambino cresciuto nelle Asturie, figlio di una fioraia con la fortuna di essere scampata alla guerra civile spagnola ma che poi subì la dittatura della destra cattolica. Questa regione un tempo ricchissima di biodiversità lo ha forgiato come un vero e proprio “ragazzo selvaggio”, conquistato dalla foresta autoctona tra le più antiche d'Europa minacciata e intaccata dalle politiche di Franco durante la dittatura. Chiuse tra i monti Cantabrici e il mare le Asturie, dice Magdalena, “sono uno dei luoghi più gratificanti della terra se siete appassionati di storia naturale”. Una regione lunga 50 km e larga 20, percorsa da fiumi tra montagne scoscese che giungono fino al mare che si può scorgere da una altezza di 2500 m, dove trovate cascate e laghi glaciali.
Qui ci sono 70 aree protette e il primo parco naturale di Spagna: il Parco Nazionale di Picos d'Europa. Bambino già di riferimento per la storia naturale tra i compagni di gioco, a 12 anni conosceva tutte le specie di uccelli che incontrava, i nomi di tutte le piante nei dintorni del suo paese e allevava uccelli esotici invece di guardare la televisione, ben poco frequentata negli anni '70.
Pur avendo vissuto anche in un appartamento in città, la piccola proprietà di famiglia, la finca, a 15 km di distanza era nel bel mezzo della foresta, con una torbiera dove prolificavano migliaia di piante e piantine molto interessanti, come la Drosera rotundifolia o rosolida, una carnivora che identificò a soli 7 anni prima che il padre risanò la terra per coltivarla e renderla produttiva “proprio come voleva Franco”.
Lavorare la terra e in modo sano era il centro delle loro attività, lì si doveva produrre per tutta la famiglia numerosa, senza aggiunte di concimi chimici, come voleva la mamma. Qui Magdalena inizia a capire come si coltiva, come si innesta, come si riproducono le piante e si trovano piantine rare nel bosco per poi venderne nuovi esemplari per il negozio in città. La mamma di Carlos le conosceva tutte e ne sapeva tutti i nomi in gergo, così non tutte poteva rintracciarle nella sua amata enciclopedia di storia naturale!
Dopo la scuola dalle suore basche di sinistra, del movimento della teologia della liberazione, l'autore non potendo iscriversi all'Università di Scienze naturali, prese in gestione El Café De Las Letras... cinque anni dopo, a 25 anni il suo destino di naturalista si fece largo tra tante difficoltà, dedicandosi ad attività nella tutela ambientale, il giardinaggio, con lavori saltuari finché arrivò il momento di partire: a ventotto anni prese il suo primo volo per Garwick.
È piuttosto incredibile ma questa storia è la testimonianza di come una passione, forse un’ossessione per la botanica, abbia condotto un ragazzo che fino a 20 anni fa cercava un lavoro come cameriere in Inghilterra, a Kew Garden, e nel Tropical Nursery portando avanti progetti di ibridazione degni di un romanzo d'avventura.
In un capitolo dopo l'altro le sue esperienze sono uno spunto per il lettore che viaggia dall'Isola di Rodriguez alle Mauritius, dalla Foresta Amazzonica, all'Australia e al Perù. Sorprendenti le sue avventure, come una articolata ricerca di impollinazione della Ramosmania rodriguez, un arbusto stupendo dalla fioritura bianca e fragrante continua simile al gelsomino, considerato estinto e non più in grado di riprodursi in ambiente artificiale come la serra di Kew Garden a Londra, che poi tornerà a produrre semi!
Di fronte allo scetticismo di molti colleghi inglesi e non solo, il messia delle piante si imbarca per raggiungere l'isola di Mauritius trova l'ultimo esemplare più antico di Ramosmania protetto in una gabbia inaccessibile a chiunque e in fin di vita. Qui riporterà 600 piante e spiegherà il difficile meccanismo di impollinazione studiato e intuito per la prima volta a Kew. Adesso nell'isola la Mauritian Wildlife Foundation ha potuto valorizzare le loro specie native con un aspetto decisamente naturale.
Per il viaggiatore sedentario non c'è niente di meglio che immergersi nella lettura di Magdalena, visitare luoghi lontani e immaginando le foreste, i picchi ghiacciati o le creature acquatiche australiane... mancano solo delle fotografie ma l'immaginazione potrà aiutarci tanto piacevole è la penna di un botanico d'altri tempi.