Quali sono le sfide che attendono uno chef vegano nel pubblicare un ricettario? Quale il cammino da intraprendere verso uno stile di vita totalmente cruelty free? Abbiamo posto queste domande a Brett Cobley – creatore londinese di EpiVegan e autore di What Vegans Eat – in una chiacchierata molto interessante che ci apre nuovi orizzonti e ci dà modo di scoprire di più sui suoi progetti futuri.
Prima di iniziare a parlare del tuo libro, vorrei sapere qualcosa di più sulla tua personale esperienza vegana. Quali sono state le sfide, all’inizio?
Il mio percorso è iniziato con una conversazione avuta al lavoro. All’epoca ero ingegnere ed un mio collega mi ha parlato di un documentario in cui venivano messe a confronto le analisi del sangue di persone vegane e non (101 Reasons To Go Vegan N.d.R.). Dura un’ora ed ero certo di non arrivare alla fine, ma dopo un paio di minuti mi ha completamente catturato. Quando è finito ho deciso che non avrei mai più mangiato carne o derivati.
Mi ha chiarito le idee sul nostro comportamento e per un paio di settimane non ho mangiato altro che frutta e verdura. Non volevo fare errori ma poi, mio zio mi ha fatto notare che molti piatti che mangiamo sono di per sé vegani e che ci sono moltissimi ristoranti per noi a Londra. Così, ho iniziato a sperimentare col cibo, ho acquistato formaggio vegano, cucinato pizza e pasta ed ho trascritto qualche ricetta, molto apprezzata online. Postavo tre pasti al giorno e mi facevano molte domande in merito. A quel punto non avevo nemmeno una foto sul mio profilo, volevo solo condividere idee, ma un amico mi ha suggerito di fare qualche video, in modo da mostrare quel che stavo facendo ed aiutare le persone con la loro esperienza vegana. Allo stesso tempo, ho guardato il documentario: Minimalism ed è stato potente quanto 101 Reasons. Sottolinea il modo in cui desideriamo molto più del necessario e mi ha portato ad analizzare la mia vita in modo diverso. Così, ho venduto casa, auto e lasciato il lavoro. Dopodiché, sono successe due cose: ho vinto un programma TV, intitolato: The Big Audition (una competizione fra dieci chef) ed ho firmato un contratto letterario. Mi sono trovato ad un bivio ed ho preferito seguire la strada che mi consentiva di aiutare le persone.
Il tuo libro (che, personalmente, adoro!) è diverso da qualsiasi altro ricettario. È semplice e diretto. Non ci si sente frustrati perché mancano gli ingredienti o perché ci vogliono ore a terminare una ricetta. Com’è nata l’idea di scriverlo?
Non ho un background classico come cuoco e penso sia evidente dalla semplicità con la quale cerco di scrivere, ma ho lavorato in cucine e bar. Quando mi sono seduto a parlare con l’editrice (anche lei vegana), ci siamo capiti subito. Eravamo d’accordo sul fatto che almeno l’80% degli ingredienti menzionati avrebbe dovuto essere a km zero. La maggior parte dei piatti possono essere preparati a casa, dopo il lavoro, perché desideravo contrastare tutti i preconcetti che vogliono il cibo vegan troppo arzigogolato. Allo stesso tempo, non volevo copiare lo stile di nessuno ed avvicinarmi a quelle che sono le mie vere influenze, come la cucina italiana.
I tuoi canali Epivegan includono post, video e podcast. Cosa ti intriga di più a proposito di questi ultimi?
Mi sono sempre piaciuti e ne ricavo molto in termini di ispirazione per le persone che decidono di intraprendere l’esperienza vegan. Mi consentono di raggiungerle anche senza essere presente, poiché possono ascoltarmi per qualche minuto quando vanno al lavoro, per esempio. Il feedback è stato positivo e così ho pensato di proporli dal vivo, utilizzando i social per pubblicizzarli.
Questo ci porta alla domanda successiva. A quali progetti stai lavorando?
Al momento, stiamo parlando di un secondo libro e ho già molte idee. Voglio che sia allo stesso livello del primo, con cibo accessibile a tutti. Vorrei portare il mio operato un po’ in giro per il mondo, se possibile e rispondere alle domande della gente, dal vivo. Qualche settimana fa, hai condiviso un video con la partecipazione di Zak Abel. Collaborerete ancora in qualche modo? Abbiamo parlato di proporre qualche nuovo video divertente e vorrei anche coinvolgere altre persone, allo stesso modo. Mi piacerebbe organizzare con Zak un podcast dal vivo ed intervistarlo: sarebbe interessante e alla gente piacciono i nostri interventi insieme.