Senza avere la pretesa di essere un farmaco di pronta guarigione, il profumo può rivelarsi un valido aiuto per il nostro benessere psico-fisico. La storia del profumo e delle sue virtù benefiche affonda le proprie origini nell’Antico Egitto dove Cleopatra ne faceva un uso abbondante per esercitare il suo potere seduttivo. Successivamente i filosofi greci avevano scoperto che inalare un aroma gradevole procurava uno stato di piacere psicologico che diventava anche benessere fisico.
Recenti ricerche stanno indagando non solo le proprietà ma anche gli effetti dei profumi sullo stato psicofisico dell’uomo e persino degli animali. Ricerche e risultati vanno a comporre una disciplina relativamente nuova che viene indicata come Profumoterapia. Rientra nelle cosiddette strategie di cura dolci o medicine olistiche che si contrappongono alla medicina tradizionale, come l’aromaterapia o aromacologia che curano corpo e spirito con aromi e oli essenziali ricchi di principi attivi di origine vegetale. Ma a differenza dell’aromaterapia che presuppone l’aiuto di un esperto, la profumoterapia è un’autoterapia che si basa sulla scelta istintiva di un odore da parte della persona, senza intermediari: è l’istinto personale che porta a scegliere una fragranza che rispecchia la preferenza olfattiva, la personalità e lo stato d’animo.
Ognuno può prescriversi delle “ricette emozionali” per stare meglio e senza controindicazioni: inalare il profumo di un gelsomino è sicuramente meno dannoso dell’assunzione di un ansiolitico e si ottiene lo stesso effetto calmante e rilassante a livello cerebrale. Le note olfattive di particolari odori attivano alcune ghiandole del sistema endocrino, stimolandole a produrre molecole come adrenalina ed endorfina che concorrono all’equilibrio psico-fisico. Le note agrumate del limone risvegliano l’energia e la concentrazione. La tuberosa agisce sulla parte destra del cervello, preposta alla creatività. Il sentore di vaniglia, riportandoci agli odori dell’infanzia, allenta rancori e tensioni quotidiane della nostra complessa vita adulta. Il profumo della menta agisce come stimolante fisico e concorre ad aumentare le prestazioni atletiche. La rosa e la lavanda concorrono a riportare calma e relax, inalate di sera predispongono a sonni tranquilli.
Ma come e perché un profumo ci fa stare bene o al contrario, ci far star male? Per rispondere a questa domanda occorre conoscere il meccanismo con cui opera l’olfatto. L'olfatto è, tra i cinque sensi, quello più antico ma anche quello che per secoli è stato ritenuto secondario o inferiore per la sua connotazione animalesca più che umana, proprio perché è un senso che arriva direttamente al cervello senza intermediazioni culturali o razionali. E’altresì il senso più impressionabile, quello che conserva il ricordo più a lungo. L’olfatto agisce molto rapidamente attraverso dei neuro-percettori che risiedono nelle cavità nasali e che trasmettono un impulso al cervello (bulbo olfattivo), i recettori convertono le molecole odorose in un segnale elettrico che trasmettono ai neuroni cerebrali.
L’odore è quindi paragonabile a una scarica elettrica che arriva rapidissimamente al cervello e vi rimane impresso a lungo: questo è il motivo per cui il ricordo di un odore si conserva più a lungo rispetto a un’immagine il cui ricordo svanisce rapidamente. La percezione di un profumo va a comporre la memoria olfattiva, una sorta di personale “biblioteca degli odori” che ciascuno di noi riempie con i propri ricordi olfattivi. Basta un soffio profumato per far riaffiorare alla mente un’immagine, una scena, un ricordo sepolto nella memoria e nella coscienza ed essere trasportati da una ventata di emozioni, perché a un stimolo odoroso associamo un’immagine emozionale. Va da sé che un profumo che ci riporta a una esperienza piacevole avvenuta anche tanto tempo prima ci faccia stare bene anche a distanza di anni. Profumare per credere!
Testo di Chiara Selva