Scienza e tecnologia emanano un fascino irresistibile, dato che proprio ai loro brillanti successi dobbiamo gran parte di ciò rende piacevoli le nostre vite. È comprensibile quindi che il recente invito rivolto alle forze politiche per sottoscrivere un Patto trasversale per la scienza1 abbia immediatamente ottenuto ampi consensi. Difendere la scienza è un dovere di tutti, un segno di lungimiranza, acume e progresso e anche chi di scienza non se ne è mai occupato trova giusto mobilitarsi per un obiettivo così nobile e universale. Ma da quali minacce si deve difendere la scienza, chi la deve difendere e quali sono i suoi nemici? A partire dal documento elaborato a questo riguardo dalla Rete Sostenibilità e Salute2, ecco alcune ulteriori riflessioni.
Scienza, verità, dubbio e incertezza
I più grandi nemici della scienza sono coloro che si ritengono in possesso delle verità! Quasi nulla di ciò che nel corso della storia è stato vero è tuttora valido. Il Sole non gira intorno alla Terra e la Terra non è al centro dell’universo; la materia non è solida e gli atomi non sono dei piccoli sistemi solari; il tempo è inscindibile dallo spazio e non scorre sempre allo stesso modo; la vita non si genera spontaneamente e l’uomo non è stato creato come tale. Insomma, il cammino della conoscenza è costellato di verità che si ritenevano tanto fondate e sicure da doversi difendere dalle false credenze e dagli impostori con interdizioni, divieti e finanche tremendi castighi. Quante verità si sono dissolte con le fiamme purificatrici che si innalzavano dai roghi di streghe, maghi, eretici e falsi profeti!
L’illusione di possedere la verità assoluta è un’idea affascinante, ma si addice alle fedi e alle ideologie, non alla scienza. Mettere in dubbio verità consolidate non è un atteggiamento antiscientifico, al contrario, secondo Popper: “Il criterio dello stato scientifico di una teoria è proprio la sua falsificabilità3”. La scienza, infatti, procede per prove ed errori e si avvale del libero esercizio della critica. Certo, chi dubita ha l’onere della prova ma ciascuno deve essere libero di formulare nuovi quesiti, proporre nuovi ambiti di indagine, ipotizzare nuove spiegazioni, proporre nuove teorie, anche al di fuori delle concezioni prevalenti, in uno spirito aperto e costruttivo di cui la politica deve farsi garante.
D’altra parte, Kuhn4 ci insegna che normalmente gli scienziati lavorano per anni o addirittura per secoli utilizzando concetti, idee e pratiche che appartengono al paradigma di riferimento entro i cui confini cercano di risolvere i problemi. Solo avventurandosi al di fuori di questa struttura concettuale si può giungere a un punto in cui le “scoperte non si conciliano più con i concetti in uso”, tanto da richiedere un cambio di paradigma, come è avvenuto per la rivoluzione copernicana, la relatività, la fisica quantistica e l’approccio sistemico. Intendiamoci, questo modo di procedere non è il lasciapassare per parolai e furbacchioni. Ciascuno è libero di pensare quel che gli pare ma non tutto ciò che viene proposto ha il medesimo valore. Occorre stare in guardia, perché il mondo della medicina è affollato di abili truffatori che facendo leva sulle disgrazie, le speranze e l’ingenuità della gente, sono disposti a vendere qualsiasi cura, dalle più fantasiose fino a quelle ammantate di scienza e di tecnologia, ma tutte accomunate dal medesimo fine: vendere speranza e fare soldi!
Il metodo scientifico, almeno per oggi, sembra essere il modo migliore per indagare alcuni aspetti della realtà (non tutti), ma nei confronti della scienza è bene assumere un atteggiamento di umiltà, di confronto, d’imparzialità e di autonomia, ben sapendo che non esiste la verità assoluta e che l’evoluzione del sapere è la principale garanzia della sua affidabilità.
Scienza e umanesimo
La scienza ci dice come è fatto il mondo e come funziona, ci insegna a misurare e a contare ma non tutto ciò che ha valore per la vita riguarda la scienza e può essere indagato con il metodo scientifico. Le emozioni, la paura, l’amore, la gioia, i valori, l’etica, le espressioni artistiche, non appartengano alla scienza, ma sono cose reali che possono salvarci o rovinarci la vita. “Se una cosa non è scientifica, se non può essere verificata tramite l’osservazione, non significa che sia inutile, o stupida o sbagliata5”.
La cultura umanistica attraverso la filosofia, la letteratura e le varie forme di espressioni artistiche ci aiuta a capire l’uomo e ci fa apprezzare una dimensione della vita che non è contrapposta ma complementare a quella scientifica. Scienza e umanesimo sono due aspetti inscindibili della realtà.
Se le decisioni dipendessero solo dalla scienza e dalla tecnologia sarebbe la fine della medicina la cui essenza emerge dall’interazione tra due forme ugualmente importanti di conoscenza. Da una parte il regno della scienza, della razionalità e della tecnologia. Quello che indaga le cellule, gli organi e gli apparati, secondo un approccio lineare di causa ed effetto, che si avvale di numeri, medie e statistiche. Dall’altra il sapere che sgorga dalla vita, in cui si combinano esperienze, valori, sentimenti, emozioni di cui solo la singola persona può disporre e che si alimenta di parole, racconti, fattori psicologici, spirituali e sociali.
La scienza ci spiega come funzionano le cose e ci aiuta a fare previsioni ma non si pone giudizi di valore. Così i professionisti della salute aiutano le persone a capire di cosa soffrono, a vagliare le cure disponibili, a quantificare i rischi e i benefici associati alle diverse alternative ma non possono decidere per loro. Le scelte, infatti, dipendono da fattori personali, in particolare quando si confrontano opzioni molto diverse, come per esempio: i rischi associati a un intervento chirurgico verso il mantenimento di una disabilità; il prolungamento della vita a discapito della sua qualità (procrastinare la morte non è sempre auspicabile); la rinuncia a ciò che rende la vita piacevole per motivi legati alla sicurezza, soprattutto negli anziani.
Scienza e medicina
La maggior parte delle persone ritiene che la medicina sia una scienza e che insieme alla tecnologia sia in grado di riconoscere e risolvere con sicurezza la maggior parte dei problemi di salute. Questa visione della realtà è basata su fatti o su opinioni? Cosa c’è di vero? Vediamo qualche dato.
Il Clinical Evidence Handbook, il prestigioso testo della Cochrane Collaboration che raccoglie le sintesi delle migliori conoscenze scientifiche, ci informa che solo l’11% di oltre tremila prestazioni cliniche di uso corrente si fonda su chiare prove di efficacia6. Secondo UPtoDate, un altro dei più accreditati database di medicina, due terzi delle 9.400 raccomandazioni che contiene sono poco consistenti sul piano scientifico e poco adatte ad essere utilizzate in modo standardizzato7.
Con questo non voglio sostenere che la medicina sia inutile. La medicina ha conseguito risultati straordinari di cui nessuno può dubitare e i servizi sanitari hanno contribuito a migliorare la qualità della vita e a prolungare l’esistenza. Tuttavia, l’eccessiva fiducia riposta nella scienza e nella tecnologia ha finito per concentrare tutta l’attenzione su cellule, organi e parametri biologici, allontanando il medico dalla persona e a volte le persone dalla medicina.
In medicina non basta applicare le migliori conoscenze scientifiche, occorre essere preparati ad affrontare l’incertezza e a riconoscere i limiti del nostro sapere, soprattutto quando si affrontano argomenti eterogenei e complessi e quando la scienza non ci viene in aiuto. Attenersi alle conoscenze scientifiche, quando ci sono, è di certo la cosa più sensata, ma spesso non è sufficiente occorre essere preparati a gestire anche ciò per cui la scienza è impotente, bisogna conoscere la persona, comunicare, infondere speranza e instaurare un rapporto di fiducia e di empatia, perché, come ci dice Fabrizio Benedetti: “La speranza è un farmaco8”.
Scienza e interessi commerciali
La scienza può essere idealizzata come valore universale, ma dobbiamo essere consapevoli che gli scienziati, come qualsiasi altra persona, soggiacciono a sollecitazioni sociali, preconcetti culturali e pressioni economiche che ne influenzano il giudizio.
Gli interessi commerciali, in particolare, condizionano la medicina a ogni livello, dalla ricerca di nuovi prodotti alla loro commercializzazione, fino all’induzione di atteggiamenti culturali che spingono le persone a ‘consumare’ prestazioni sanitarie di non provata efficacia e potenzialmente dannose, illudendole che fare di più sia sempre meglio, che individuare una malattia precocemente sia sempre vantaggioso, che tutte le innovazioni siano utili.
La letteratura scientifica più accreditata è ricca di esempi eloquenti che riguardano l’intero ambito della medicina. Per esempio, vitamine e integratori dietetici sono quasi sempre inutili, i check-up non servono a nulla, così come gli ECG eseguiti alle persone in buona salute. Sono inutili gran parte degli esami preoperatori e degli antibiotici presi per il mal di gola o l’influenza, mentre sono dannosi gli screening per la diagnosi precoce delle neoplasie della tiroide e della prostata.
Gli esempi, che potrebbero continuare ancora a lungo, dimostrano il grande divario tra ciò che dice la scienza e ciò che si mette in pratica. Eppure nessuno grida allo scandalo: professionisti, giornalisti, politici, sembrano non avvedersene e tollerano (quando non ne sono complici) che una quantità enorme di risorse sia impiegata per prestazioni di nessuna utilità e potenzialmente nocive, mentre il sistema sanitario fatica a garantire le cure di comprovata efficacia.
Che cosa fare
Il problema è certamente molto complesso, dato che in esso si mescolano interessi economici, fattori sociali e culturali che non hanno soluzioni né semplici, né immediate. Tuttavia, qualche passo in avanti si potrebbe fare.
In primo luogo la politica dovrebbe assicurare un ambiente antidogmatico, favorevole al libero dibattito scientifico, trasparente e per quanto possibile esente da conflitti d’interessi. Nessun operatore sanitario dovrebbe temere di esporre i propri convincimenti su temi attinenti alla medicina e alla pratica medica, fermo restando che le pratiche da raccomandare sono quelle che in un contesto scientifico in continuo divenire si avvalgono delle migliori prove a favore. Cercare nell’autorità l’appoggio per sopprimere il dissenso non è un atteggiamento da scienziati, anche perché le forze politiche, per quanto illuminate, sono impegnate a ricercare il consenso più che la verità.
I professionisti dal canto loro dovrebbero garantire che la ricerca, le linee d’indirizzo, le raccomandazioni, le linee guida siano effettivamente basati sulle migliori prove di efficacia e siano indipendenti da interessi commerciali. Inoltre, in ossequio al valore universale della scienza, dovrebbero impegnarsi a fare in modo che la pratica clinica sia coerente con le conoscenze scientifiche, limitando, in particolare, l’utilizzo di pratiche sanitarie ad alto rischio d’inappropriatezza come indicato, per esempio, nel progetto di Slow Medicine, Choosing Wisely Italy9.
I cittadini, infine, dovrebbero ricondurre le attese alla realtà, riconoscere i limiti della conoscenza e accettare l’idea che la vita porta con sé una quota ineliminabile d’incertezza con la quale occorre convivere. Dovrebbero sottrarsi all’idea che la salute si possa preservare facendo più controlli e non dovrebbero lasciarsi sedurre dagli annunci di cure miracolose, soprattutto quando chi le propone ne può trarre benefici economici.
Concludo con una citazione di Richard Feynman, uno dei più grandi scienziati del secolo scorso, uomo geniale e insignito del premio Nobel per la fisica nel 1965: “Come scienziati riconosciamo il grande progresso che nasce dalla libertà di pensiero; è nostra responsabilità ribadire il valore di questa libertà: insegnare che il dubbio non va temuto ma accolto e discusso; esigere tale libertà è un dovere nei confronti delle generazioni a venire10”.
1 Il Patto trasversale per la scienza, che mette d’accordo Grillo e Renzi, 2019
2 Appello per una scienza al servizio della comunità. La responsabilità della politica, 2019
3 Popper K., Congetture e confutazioni, Il Mulino 2009
4 Kuhn T., La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi 1969
5 Feynman R., Il senso delle cose, Adelphi 1999
6 BMJ Evidence Center: Clinical Evidence Handbook, 2012
7 Benjamin D., Guyatt G.H., Evidence-Based Practice Is Not Synonymous with Delivery of Uniform Health Care, in JAMA, 2014: 312, 13: 1293-94
8 Benedetti F., La Speranza è un farmaco, Mondadori 2018
9 Slow Medicine e il Progetto Choosing Wisely Italy
10 Feynman R., Il valore della scienza. Discorso tenuto dal premio Nobel Richard P. Feynman nel 1955. Che t'importa di ciò che dice la gente, Zanichelli 2007