Una sensibilità sottile, un’estetica essenziale e una natura concettuale connotano i lavori di Christian Fogarolli e Michele Spanghero esposti in Recent works: la Galleria Alberta Pane è lieta di presentare nel suo spazio veneziano un focus sulle opere più recenti dei due artisti italiani. Per entrambi la produzione degli ultimi anni rappresenta infatti la piena maturazione di un percorso artistico decennale che li ha portati a inserirsi in modo consistente, maturo e puntuale nella scena artistica contemporanea non solo italiana. È mediante un approccio trasversale alla ricerca con esiti raffinati, singolarmente frammentati e percettivamente stimolanti che Christian Fogarolli e Michele Spanghero si applicano alla creazione artistica, connubio tra arte e discipline scientifiche per l’uno, tra suono e arte visiva per l’altro.
Christian Fogarolli (1983) indaga come arte, teorie e discipline scientifiche si siano da sempre intrecciate e il modo in cui la scienza si sia inconsciamente servita del mezzo creativo per progredire. Le sue opere – installazioni ambientali, fotografie, sculture, video – racchiudono questa duplicità di tensioni. Mediante una metodologia di lavoro para-scientifica e una ricerca archivistica, l’artista combina l’uso di objets trouvés con raffinati materiali propri della contemporaneità, come lampade ultraviolette, acciaio, specchio, titanio.
Le sue opere, dall’esito formale curato e preciso, sono poetiche e sensibili. Sondano silenziosamente i legami tra normalità e devianza e i rapporti tra specie diverse, categorizzate in patrimonio pubblico e privato. Gli ultimi lavori qui in mostra evidenziano come la percezione dell’immagine e dell’oggetto siano un tratto essenziale della poetica dell’artista.
La sostanza sonora, con le sue impercettibili variazioni, i suoi silenzi e le sue risonanze acustiche in spazio e materia, è elemento nodale della pratica di Michele Spanghero (1979), i cui lavori combinano suono e arti visive a un’approfondita ricerca concettuale; il suo approccio alla creazione artistica è trasversale. Essenziale e rigorosa, l’estetica dei suoi lavori manifesta frammenti, elementi marginali di architetture e geometrie di luce che l’artista cattura alla ricerca di un nuovo sistema semantico, lontano cioè da sovrastrutture e informazioni precostituite.
Nella sua pratica Michele Spanghero procede infatti per sottrazione: in risposta alla grande quantità di dati che ci circonda, l’artista si sente spinto a isolare e rielaborare la materia preesistente. Quest’indagine sonoro-visiva interessa la relazione tra spazio e percezione; fotografia, scultura e suono coinvolgono infatti silenziosamente lo spettatore e mirano ad alterare sottilmente le sue percezioni.
Concettualità, essenzialità, percezione: attraverso queste l’esposizione mira a mettere in luce una visione organica della produzione degli ultimi anni dei due artisti per rivelarne tensioni e riflessioni che si celano dietro alla precisione della superficie formale. L’intento è altresì di far emergere le ragioni della loro sempre più consistente presenza nel panorama artistico internazionale; si pensi, tra le altre, alla partecipazione di Michele Spanghero alla Fiac-Hors les murs (Parigi, ottobre 2018) e a quella di Christian Fogarolli nella mostra Futuruins a Palazzo Fortuny in collaborazione con l’Hermitage di San Pietroburgo (Venezia, dicembre 2018).