È da millenni che vi guardiamo.
Abbiamo visto.
E quello che ho visto non mi piace per niente. Siete ancora lì che fate la guerra perché a voi la guerra piace. Ogni scusa, anche la più banale, è cosa giusta per farla: sono le razze, le religioni, i confini, la fame, la paura, nuovi territori, la produzione in eccesso di armi, la lotta per poteri nazionali e mondiali, si aggiungeranno tra breve, ora, l'acqua e il clima. Ci sono poi le guerre per supremazie commerciali a colpi di dazi "te li tolgo, anzi te li aggiungo e metto in crisi le tue industrie".
È dell'altro ieri la notizia che la Russia, in seguito a una battaglia navale, ha fatto prigionieri marinai e navi dell'Ucraina. Io, alla battaglia navale, giocavo alle scuole medie quando a noi studenti le lezioni degli insegnanti ci apparivano come litanie insopportabili. Il gioco, poi, mi è venuto subito a noia. Nel frattempo in giro per il mondo gli Stati coinvolti nelle guerre sono più o meno 70: in Europa 9 Stati e 81 tra milizie, guerriglieri, gruppi terroristi, separatisti, anarchici, in Africa 29 Stati dove combattono 241 milizie, in Asia 16 Stati con 173 milizie combattenti, nelle Americhe 6 Stati e 27 tra cartelli della droga, milizie guerrigliere, gruppi terroristi. Per non parlare del Medio Oriente, luogo prescelto, da chi non lo so, per tutte le guerre. E nelle guerre non muoiono solo i combattenti, muoiono civili, donne, bambini; vengono distrutte case, ospedali, città. Insomma vite buttate al macero. Si compiono genocidi.
Intorno a noi si consuma la notte dei tempi con una violenza inaudita. Le dittature si moltiplicano e vomitano leggi che tentano di ricacciare le donne nei ruoli prestabiliti - dagli uomini - e di rendere più complicata la loro vita. I cosiddetti grandi della terra non trovano accordi di nessun genere, tantomeno per rendere l'aria respirabile. Siamo già sulla soglia di un non ritorno. Ci sono rimasti solo venti anni per salvare il nostro pianeta ma la maggioranza del genere umano è distratto e assente. Vi è in tutto questo una strana coincidenza: distruzione in/consapevole della nostra casa - la terra - e contemporaneamente aumenta l'accanimento verso le donne per la sola ragione che nascono donne. Sì perché è tale la passione degli uomini per la guerra che si sono messi in testa di combattere anche contro il pianeta che ci ospita. Perché il genere umano è molto intelligente, è superiore a tutto e a tutti. È proprio geniale!
E io in mezzo a queste forme di genialità non mi riconosco, non ci sto. Sono nessuno e lo so, così in piena libertà, cerco altre strade. Sono pronta, come diceva Rosa Luxemburg, "...giorno dopo giorno a combattere per la mia dose di felicità con l'ostinazione di un mulo. Ma queste sono le ultime scintille, questa voglia diventa sempre più debole di fronte all'impossibilità chiara come il sole o piuttosto buia come la notte, di essere felice...".
Quando penso alla via rettilinea che segna la Storia e nella quale si procede o si indietreggia "in reciproche cecità", mi vengono in mente due immagini alternative: la posizione stesa e il cerchio.
La posizione stesa
Tutti fermi e tutti giù a terra per sentirne il respiro, l'odore ed esserne avvolti: una umanità che s'inchina, che s'interroga e raggiunge finalmente la posizione orizzontale. Vedere il mondo da sdraiati, muta la prospettiva di una visione sempre uguale a se medesima. Nella posizione orizzontale si è indifesi; ci si dona. È più semplice respirare con la pancia e abbandonarsi all'ascolto - attività ormai del tutto sconosciuta - della bellezza. In questo caso la bellezza della natura.
La natura così come ci appare in tutte le sue manifestazioni; a volte indifferente e "matrigna", altre volte serena, mite, tranquilla. Riconoscerne la bellezza anche nelle "brutte giornate" di pioggia, di vento, di brina, di nebbia. Vivo in una città di nebbia "costruita" e ho imparato a perdermi nei suoi labirinti. Vi è nell'abbandono alla sua bellezza quella particolare essenza del sacro che contiene attrazione e paura insieme. Trovo questa dimensione del sacro nel mare. Per narrare la bellezza della natura scelgo il mare. Nelle sue acque compio la mia metamorfosi e divento acqua, luce, vento, suono.
Il cerchio
Quando ero un fiore di ragazza ho frequentato per lungo tempo l'associazione femminile degli scout (coccinella, guida e scolta). Nel periodo estivo si organizzavano campeggi negli Appennini, ma anche al mare, in luoghi dove regnavano solo i suoni della natura. Alla sera, prima di andare a riposare, ci riunivamo in cerchio attorno al fuoco. Cantavamo, parlavamo, ascoltavamo e a volte danzavamo. In quel periodo, inconsapevolmente allora, ho imparato a rivolgermi alla terra e a riconoscerne quella bellezza che trasfigura le nostre vite.
Sì, invece della linea retta io scelgo il cerchio. Né avanti, né indietro, né inizio, né fine. Seguendo la curvatura del cerchio la danza primordiale si compie, ci unisce ai cicli della natura e al movimento degli astri e ci permette di intuire la sacralità della vita. Il cerchio come simbolo del grembo materno e della fertilità della terra, ma anche centro di sé nel quale abbandono il mio aspetto esteriore e ritrovo una dimensione intima, spirituale.
Ecco è tutto qui. Credo sia arrivato il momento di fermarsi, di mettersi all'ascolto e lasciare una scia brillante come fanno le lumache. Tra uccidere e morire ci deve essere una terza via che non è la gioiosa macchina da guerra, ma vivere, che è già una impresa difficile.