Illustrare cosa sia la Kinesiologia applicata è sempre molto complesso. Bisognerebbe provare direttamente un trattamento. L’Esperienza di Benessere di cui si beneficia è il modo migliore per spiegare davvero cosa essa sia tecnicamente.
È ormai noto che la Medicina allopatica si muove verso un’integrazione con le discipline olistiche “alternative”. Che poi, così “alternative” non sono, perché esistono da migliaia di anni e nei Paesi orientali sono riconosciute persino come Medicina ufficiale. La nostra vecchia Medicina, seppur lentamente, si apre a concetti che circa 2500 anni fa erano già cari a Ippocrate, convinto che si potesse curare l’uomo creando una piacevole “armonia” fra corpo e spirito. La malattia, infatti, non è legata solo a un aspetto fisico dell’individuo, ma anche e soprattutto al suo vissuto emozionale. Sono le emozioni che fanno la differenza e che diventano medicina o malattia.
Emozione deriva dal latino emovère (ex = fuori + movere = muovere), letteralmente smuovere, agitare. Questo agitare, questo smuovere, questa generazione di emozioni dentro di noi si registra nel corpo fisico e può diventare malattia. Avviene dapprima un’agitazione d’animo, che diventa poi disturbo funzionale, per degenerare, infine, in malattia organica vera e propria. Sono sempre le emozioni che, difficili da decifrare, creano quei blocchi energetici, quei traumi, che sovente ci fanno ammalare. Anche in questa intervista, in cui ho risposto alle domande della scrittrice Patrizia Boi, si ribadisce che è difficile individuare «le emozioni che ci segnano l’esistenza e che possono farci ammalare». La Boi lo spiega facendo riferimento al cartone animato di Tony Leondis, Emoji – Accendi le emozioni, dove sono rappresentate le cinque emozioni di Gioia, Paura, Disgusto, Rabbia e Tristezza della faccina Gene - un’“emoticon” del cellulare condannata a esprimere solo perplessità e disincanto -, mentre tutte le sue altre “emoj” giacciono inutilizzate nello “scantinato”. E siamo proprio noi Kinesiologi a cercar di scovare, nello “scantinato” del corpo fisico, dove sono archiviati tutti i ricordi, - una moltitudine di emozioni inutilizzate, dimenticate, celate nel profondo - questi “file nascosti” nell’inconscio.
Questo discorso ci aiuta a comprendere meglio gli scopi principali del kinesiologo ossia “determinare le cause dei disagi più profondi del paziente” e “trovarne la soluzione”. Come si risolvono i fastidi e i blocchi del paziente? Basta interrogare il suo inconscio secondo il linguaggio della forza muscolare. Attraverso il Test muscolare kinesiologico è possibile, infatti, ottenere precise risposte sui segreti dell’inconscio, prendendo in esame i cosiddetti muscoli indicatori e praticando determinate manovre sulla muscolatura. Accade che i muscoli indicatori diventano messaggeri svelando i file nascosti delle emozioni che non è stato possibile gestire e che, “cristallizzandosi” nel corpo fisico, hanno iniziato a causare disagio. In particolare, si registrano tali informazioni a partire dalla “miofibrilla”, il modulo filamentoso costitutivo della muscolatura striata, dove avviene la contrazione muscolare. Qualsiasi evento stressogeno che provoca, perciò, una difficoltà nella gestione dello stesso, viene registrato nel sistema fasciale che avvolge il muscolo raggiungendo quelle invisibili fibre per diffondersi, poi, in tutto l’organismo. Il sistema muscolo-scheletrico memorizza tutto: infatti ogni disarmonia che si è verificata in qualsiasi momento della nostra vita può essere svelata dal linguaggio binario che, attraverso i muscoli, ci mette in contatto con la nostra parte inconscia.
«La mente mente, mentre il corpo non mente», perché attraverso la muscolatura incessantemente svela l’inconscio.
Come già ho esposto nell’intervista succitata ribadisco che questo è un metodo sia diagnostico che terapeutico e permette di prendere in esame tre livelli dello stato di salute del paziente: 1) fisico/strutturale; 2) mentale/emotivo; 3) biochimico/nutrizionale. L’indagine si attua con metodo olistico attraverso la forza muscolare, sia sullo stato di salute di un organo o di un viscere, sia sull’equilibrio energetico e psicoemozionale della persona.
Si riesce così a comprendere la disarmonia che investe ogni persona senza tralasciare alcun livello. Quando lo scopritore di questo Test, - il dottor George Goodheart (18 agosto 1918 – 5 marzo 2008) -, lo ha sperimentato, è emerso che testando 14 muscoli indicatori si poteva rilevare la salute dei visceri di un individuo. Abbiamo già visto che questo avviene chiedendo al paziente di “spingere” o “opporre resistenza” all’atto del terapeuta che applica una forza leggera spingendo in una data direzione. Insomma, il kinesiologo mette in condizione il paziente di dialogare con il suo inconscio, anche se consciamente non lo desidera. Non entro nei dettagli di come questo avviene in quanto sono già stati affrontati nell’intervista succitata. Voglio, invece, ribadire, come sia necessario prendere coscienza dei propri conflitti e delle proprie verità per trascorrere la propria esistenza in uno stato di benessere e cercando di allungare la propria vita. Se noi ci lasciamo scorrere addosso la vita, senza la consapevolezza di quello che vogliamo essere, diventare o di quello che realmente siamo, l’inconscio ci torturerà inviandoci continui segnali che ci spingano a fermarci, a riflettere e a cambiare il nostro registro, o meglio allineare il nostro comportamento con quello che il nostro Sé Superiore ha in serbo per noi.
E non lo dico solo io, o gli altri operatori olistici, ma le neuroscienze stesse hanno individuato i livelli filogenetici in cui è suddiviso il cervello (1° rettiliano; 2° limbico; 3° costituito dalla corteccia frontale della pianificazione e da quella prefrontale). E sappiamo anche che esiste un cervello addominale situato nell’intestino stesso e un cervello del cuore il cui campo elettromagnetico è 5000 volte più potente di quello del cervello stesso. Facciamo attenzione a questo dato, teniamone conto quando stiamo per lasciarci andare a quello che sentiamo e la nostra mente ci riporta, con i suoi dubbi, alle nostre programmazioni, ai nostri divieti, a quel censore interiore che ci impedisce in realtà di essere noi stessi.
Questa varietà di elementi consente lo studio di ogni organo in modo complessivo, attraverso collegamenti olistici con tutto il corpo. Eseguire il test quindi, significa verificare tutti gli aspetti senza tralasciarne alcuno e valutare, sempre attraverso di esso, qual è il percorso terapeutico migliore da seguire. Si individua così lo scompenso, se ne verifica la tipologia di natura, ovvero strutturale, psicoemozionale o biochimica, si comprende da quale parte del corpo, organo, viscere, ghiandola, proviene il malessere e si cerca di rimuoverne la causa attraverso la Medicina tradizionale cinese, la Naturopatia e ogni altra forma di approccio complementare, nonché attraverso la Medicina stessa, quando la malattia è ormai divenuta organica.
L’obiettivo è quello di ricondurre il corpo fisico e la persona stessa alla sua originaria e naturale armonia, ricostituendo l’allineamento coassiale fra cervello-testa, cervello-cuore e cervello-addominale. Il kinesiologo, in realtà, aiuta il paziente a trovare armonia tra tutte le sue vibrazioni e così contribuisce a elevarne l’energia e a ricreare quella musicalità melodiosa che proviene da ogni essere equilibrato e centrato. Andando a cercare tra le emozioni e i conflitti, rimuovendo traumi e paure, affianca il paziente e lo stimola a riappropriarsi della sua stessa capacità di guarigione, liberando quel medico interiore che era stato messo in panchina nella sua partita senza rivincita della vita.
Come capitò a me stesso, quando mi ritrovai in una selva oscura da cui non riuscivo a venire fuori, grazie all’utilizzo delle tecniche di Kinesiologia applicata alla Medicina, ogni persona può vedere di nuovo la luce in fondo al tunnel e toccare con mano il suo riemergere dai meandri dello smarrimento esistenziale. Può tornare a vivere nel grembo di Madre terra, tornare ad abbeverarsi alla sua fonte, rivedere la luce della vita e la speranza della fiducia. Ho imparato per questo a fare il kinesiologo, per missione, per aiutare tutti coloro che, come me, si sono smarriti in loro stessi.
Ho appreso che in ogni momento di vita dobbiamo vivere il presente sapendo che esso risulta dal collasso tra flusso temporale passato e flusso temporale futuro, diretti entrambi verso il medesimo punto di collisione. Ho compreso che non esistono “le” medicine ma ne esiste una sola, quella unicamente votata al benessere dell’individuo. Ho avuto la certezza, sperimentandola in prima persona, che la malattia nasce sempre dal disagio di una vita fatta di stress sempre più deleteri, di dispiaceri, di traumi; dal voler dimostrare agli altri che noi siamo migliori, realizzati, ecc.; da pensieri che diventano sempre più negativi; dalle mille paure che ci trasferiscono sin da bambini, che spesso crescono diventando più grandi di noi.
Ma la cosa che più mi ha insegnato la Kinesiologia è che occorre saper aprire le porte del cuore e riporre tutta la fiducia nelle vibrazioni dell’Amore. L’Amore ci trasforma in persone consapevoli, artefici dei propri destini e capaci di seguire la propria buona stella. Descrivere quello che avviene nel corso di un trattamento di Kinesiologia applicata con il metodo che da anni ho messo a punto, che perfeziono giorno dopo giorno e che per ogni singolo soggetto viene personalizzato, non è semplice. Sarebbe come spiegare il sapore dell’arancia a chi non l’ha mai mangiata. Di fatto possiamo sintetizzare che in quel contesto si amplia la coscienza per andare oltre la logica degli schemi tradizionali come spiega la Boi: «Accade di precipitare nella dimensione del tempo di sogno, dove lo spazio diventa infinito e si acuisce ogni percezione. Si crea un’atmosfera eterea che apre il cuore e il terapeuta sembra che legga oltre, quasi fosse capace di vedere anche il piano astrale. È davvero un mistero!».
Questa metafora onirica ritrae con fedeltà ciò che avviene durante una seduta applicativa del metodo kinesiologico. Insomma, come direbbe il celebre poeta e artista londinese, William Blake, oserei dire: «Caro Alberto, sul tuo lettino, sento dischiudersi le porte della percezione…».