Quando parlo di bambini e genitori faccio sempre una doverosa premessa: sono mamma di due splendide fanciulle di 7 e 9 anni e quando le bimbe erano più piccole e qualcuno, all’inizio, metteva bocca su ciò che dovevo fare o meno con loro, accettavo il consiglio, ma mi rimaneva sempre quel senso di fastidio… un po’ come se una parte di me dicesse: “Ehi, sono io la madre, quindi fatevi i fatti vostri!” Ecco perché in questo articolo non troverai consigli su come devi fare la mamma o il papà di tuo figlio, piuttosto ti racconterò quello che, con studio ed esperienza diretta, ho imparato io e metto in pratica ogni volta che serve. Tutto chiaro? Bene, oggi ti parlo di rimproveri.
Da una parte si schierano i genitori assolutamente permissivi, quelli che: “Uh guarda, con il pennarello ha graffiato il televisore… dai che mamma domani ti compra la lavagnetta” e dall’altra quelli fin troppo severi: “Che hai fatto? Hai graffiato il televisore? Ora ti tolgo a vita tutti i giocattoli che hai in camera!” Vabbè, insomma, esempi un po’ particolari, ma hai capito il concetto, no? Ok, ma qual è il giusto mezzo? Come si fa a far capire al bambino l’errore e farglielo ricordare, senza rischiare di infliggere punizioni troppo dure, o esasperare i toni per la rabbia espressa male?
Beh, a nessuno piace rimproverare il proprio figlio, a volte a me si stringe il cuore, perché poi, specie i più piccoli, ti guardano con quegli occhietti come a dirti: “Ma che male posso fare io? Guarda come sono piccolo!” Niente, mi sono dovuta informare meglio e la Programmazione Neuro Linguistica è stata anche questa volta la base per le mie riflessioni e il miglioramento del mio atteggiamento. Eccoti quindi qualche dritta che ho deciso di applicare con le mie figlie e devo dire che i risultati che ottengo sono veramente ottimi.
1. Non dare un’etichetta e non offendere
Dire “Sei un disastro”, “Sei un bambino cattivo/stupido…” significa dare un giudizio di lui come persona. Allora meglio esprimersi così: “Hai fatto un disastro”, “Hai fatto una cosa stupida”. Tu probabilmente intenderai la stessa cosa, ma il messaggio che arriverà a lui sarà totalmente differente, perché in questo secondo caso, la cosa rifiutata non è più lui, ma il suo comportamento o la sua azione. Sembra una sottigliezza comunicativa; ma se ti fermi a ragionarci su capirai che fa tutta una sostanziale differenza.
2. Fornisci una soluzione
Criticare e basta sembra più una lamentela fine a se stessa che un insegnamento; serve quindi anche un’indicazione pratica di cosa fare per migliorare la prossima volta. “Ti sei comportato male oggi con la tua amica” è un giudizio; “Ti sei comportato male oggi con la tua amica perché senza volerlo l’hai offesa; la prossima volta perché non provi a metterti nei suoi panni?” è un’indicazione.
3. Non rivangare vecchie questioni
Ti è mai capitato di discutere con il tuo partner che, giusto per complicare ancora di più le cose, rimette in mezzo vecchi motivi di contrasto tra voi? Sì, forse è capitato di fare questo errore anche a me e riconosco quanto sia fastidioso. Ora, se è fastidioso per un adulto, quanto può stridere a un bambino? Ecco, meglio evitare, anche perché a quel punto la comunicazione rischia seriamente di perdere efficacia e possibilità di soluzione.
4. Rimprovero a sandwich
Beh, questa è una tecnica della PNL che indica precisamente come dare un feedback negativo a qualcuno (bambini inclusi ovviamente) e fare in modo che questo sia diretto e accettato. Prima parte: comincia da qualcosa di buono che ha fatto. Seconda parte: fagli capire ciò che invece non è andato bene (il suo comportamento, un’azione, ecc.). Terza parte: concludi in positivo, basta anche con un sorriso. Ti faccio un esempio semplice: “Oggi sono contenta che tu mi abbia accompagnato dalla zia anche se so che non ti andava molto di venire, quindi l’ho apprezzato. Mi è dispiaciuto, però, che tu mi abbia chiesto più volte di andare via davanti a lei che forse ci è rimasta anche male. Troviamo un modo, la prossima volta, per evitare che ti annoi e fare in modo che io possa starci anche un po’ insieme tranquilla?” . Ok, capisco che non sia sempre così facile mantenere la calma, perché questi bimbi a volte ne combinano di tutti i colori; ma se riesci a riprendere il discorso in un momento di lucidità, puoi trovare una strada costruttiva per risolvere quell’atteggiamento senza che alla fine il “pasticcio” diventi o un’abitudine, o un modo frequente per richiamare l’attenzione del genitore.
5. Rimproveri sintetici
Eliminare tutte le informazioni inutili, tutte le lamentele legate a quel comportamento sbagliato e tutto ciò che non è attinente con quell’evento, rende il tuo messaggio diretto e più facile da ricordare.
6. Indicare le motivazioni
Dire a un bambino: “Devi fare così perché te lo dico io/perché è così” può andare bene per i cuccioli più piccoli; ma già da quando iniziano a parlare correttamente, ritengo che offrire una motivazione renda più impressa la lezione da apprendere.
Ho capito che non si può sottovalutare l’importanza della comunicazione: è un errore che, anche se in buona fede, noi genitori ogni tanto potremmo commettere. “È un bambino. Mica posso parlargli come fosse una persona adulta!” Vero; infatti devi adattare la tua comunicazione a lui per ottenere un risultato buono; altrimenti costruirai, giorno dopo giorno, un muro di incomprensioni. Non è facile mantenere una posizione di autorevolezza senza sfociare nel distacco eccessivo; ma tu puoi indirizzare senza forzature verso ciò che vuoi che tuo figlio apprenda. Basta trovare “la stessa lunghezza d’onda” e il messaggio arriva forte e chiaro. Viva i genitori consapevoli!