Come afferma la dott.ssa Francesca Erica Poli in uno dei video del ciclo Dialoghi con la Coscienza trasmesso da Anima.TV, intitolato L’Anima Quantica: dall’Inconscio al Superconscio, accade che man mano che le Scienze di Frontiera come la Fisica Quantistica, la Neuro Quantistica, le Neuroscienze – discipline che si spingono ai confini della Ricerca più estrema – si evolvono, esse si vanno a congiungere con un sapere antico (I Veda, la Filosofia Socratica, Pre-Socratica, l’Alchimia, ecc.), la cui attenzione, in merito alla Guarigione, ai grandi dilemmi irrisolti dell’Umanità, all'Esistenza stessa, è sempre più rivolta verso la Coscienza. Non è più un’eresia, infatti, sostenere, da medici, che l’Essere Umano rappresenti un campo Emotivo–Energetico che interagisce con altri campi. Il fatto che la Medicina si sia a lungo occupata soltanto della materia - una percentuale davvero infinitesima della nostra reale composizione, essendo la materia per la massima parte costituita da spazio vuoto -, ha condotto la Scienza a tenere in considerazione solo l’aspetto biochimico di una malattia e di una guarigione, trascurandone l’aspetto Olistico. Secondo la Poli, invece, “Tutto si riflette in tutto, il Sistema Solare si riflette nel sistema atomico, le gonadi, il fallo o la vagina del sistema genitale si riflettono in strutture cerebrali”, questo significa che una guarigione può avvenire anche per fattori apparentemente disgiunti dall’organo colpito.
La celebre psichiatra afferma, infatti, che la guarigione si verifica se si ha il coraggio di guardarsi dentro, all’interno. Infatti, oltre alla Mente Conscia che opera seguendo la Legge di Causa Effetto, legata a una nozione di tempo lineare, che processa circa 40 byte di informazioni al secondo e che occupa solo il 10% del nostro cervello, esiste anche una Mente Inconscia o Subconscio che funziona secondo un concetto di tempo circolare, che processa 40 milioni di byte di informazioni al secondo e che occupa il 90% del nostro cervello. Qualora, poi, l’individuo riesca ad allargare la sua Coscienza, è possibile che si apra anche un ulteriore spazio, il Superconscio, un serbatoio di connessioni con l’inconscio collettivo, con una matrice più grande. Il Superconscio ci collega con il fine e il significato ultimo della nostra esistenza, possiede una visione olistica della vita, è in grado di comprendere i collegamenti con gli altri Esseri e con la natura stessa, si attua nella dimensione del tempo senza tempo, il tempo della Sincronicità, laddove esiste un legame di senso tra noi e le cose, una maglia profonda che ci connette con il Tutto.
La guarigione, pertanto, è un cammino verso uno stato di equilibrio e di armonia di ogni parte dell’individuo, del suo corpo, della sua anima e del suo spirito ed è legata al suo essere unico e irripetibile. Il Dottor Renzo Ovidi, Presidente della Società Italiana di Dentosofia (AID), docente di Dentosofia presso l’Università di Tor Vergata, afferma: «Credo infatti che la risoluzione dei problemi scaturisca dal malato stesso e che non sia efficace imporre delle soluzioni prefissate uguali per tutti. La libertà è il rimedio più potente contro ogni tipo di malattia. Personalmente, per quanto possibile, tratto ogni paziente come un caso unico, perché la risoluzione del problema è individuale».
Dopo aver esercitato per anni la medicina e l’odontoiatria tradizionale, Ovidi ha incontrato l’omeopatia unicista e l’antroposofia di Rudolf Steiner che hanno rivoluzionato il suo approccio medico. Partendo dal concetto di Archetipo elaborato da Jung, secondo il quale ogni individuo dovrebbe avere memoria del Tutto - tutta la storia dell’Umanità è contenuta nell’inconscio collettivo, laddove forme e simboli analoghi si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture – Ovidi sostiene che «ogni nostra parte… è la rappresentazione del nostro insieme».
Per questo motivo in ogni organo, denti compresi, sono state registrate tutte le emozioni, malattie e traumi che ci sono accadute. Pertanto le disarmonie della bocca vanno affrontate lavorando sui legami esistenti tra i denti, la postura e la psiche. La Dentosofia, dal latino ‘dens’, dente e dal greco ‘sophia’, saggezza, è stata ideata da Michel Montand che la definisce come una terapia «caratterizzata da un approccio umanistico all’arte dentistica, basata su tecniche funzionali conosciute, che pone in evidenza il legame tra l’equilibrio della bocca, l’equilibrio dell’essere umano e più estesamente, quello del mondo intero». Si tratta, infatti, di «un approccio interdisciplinare alle problematiche della bocca, che attraverso il riequilibrio fisico della bocca porta a un cammino di miglioramento generale».
Questa disciplina è in perfetta sintonia con il pensiero della prima medichessa della storia, Ildegarda di Bingen che, già nel XII secolo, scriveva: «L’uomo si ammala quando è in conflitto con se stesso, quando prova rancore, quando perde la propria armonia…». La malattia, infatti, secondo Ovidi «è un segnale, è la rappresentazione di una disarmonia che proviene dal profondo e che rende visibile uno stato di sofferenza spirituale… Uomini e donne, però, tendono a ignorare i segnali di disarmonia fino a quando si palesano nel corpo facendo ammalare un organo o un apparato cosiddetto ‘bersaglio’».
Nella nostra bocca il conflitto si esprime con malposizioni, carie o fratture che sono sintomi di un malessere che si può elaborare prima che si concretizzi una malattia vera e propria. La Dentosofia agisce sui denti attraverso uno strumento detto ‘Attivatore Polifunzionale di Soulet-Besombes’ dal nome dei due dentisti francesi che lo utilizzarono per la prima volta. Si tratta di un apparecchio elastico in caucciù o silicone costituito da una doppia doccia unita per la mascella e la mandibola. Il paziente inserisce i denti dell’arcata superiore nella guida di sopra e i denti dell’arcata inferiore in quella di sotto. L'attivazione del dispositivo avviene attraverso l'azione di forze leggere elastiche il cui motore è l'energia muscolare. Si definisce polifunzionale perché svolge più azioni: ortodontica, posturale e psicoaffettiva.
Come spiega Ovidi, occorre usare l’attivatore sempre durante la notte, qualche ora durante il giorno, mordicchiando passivamente durante le attività quotidiane, ed eseguire almeno una volta al giorno 15-20 minuti di esercizi. «La notte corrisponde alla fase inconscia, il giorno a quella subconscia e gli esercizi a quella conscia… Nella fase inconscia, quella notturna, sappiamo che la sera mettiamo l’attivatore ma non abbiamo coscienza di come lo utilizziamo… Nella fase subconscia, quella diurna, utilizziamo l’APF mentre ci dedichiamo ad altre attività. In questo caso abbiamo una consapevolezza relativa del suo uso; sappiamo di utilizzarlo ma la nostra concentrazione è rivolta altrove… La fase conscia, quella degli esercizi, è la più breve, durando 15-20 minuti, ma anche la più intensa perché abbiamo piena coscienza dell’utilizzo dell’attivatore e dobbiamo quindi “archiviare” a livello cerebrale il lavoro fatto durante le fasi precedenti…».
Il dentista spagnolo Pedro Planas osservò che in una tribù di nativi in Amazzonia gli individui avevano le mandibole squadrate e delle posture praticamente perfette grazie alla caratteristica dei loro denti di essere “abrasi” in quanto, usando delle macine a mole di pietre, nella masticazione del pane si sbriciolavano anche finissime polveri di pietra che costituivano, per l’appunto, una polvere abrasiva. Secondo, Ovidi, però, il loro equilibrio «non era dovuto all’assenza di problemi occlusali ma anche all’armonia che caratterizzava la loro esistenza. I contenuti della psiche collettiva non erano separati dalla coscienza individuale». Fin dai tempi antichi le arcate della bocca hanno assunto interessanti valori simbolici. Quella superiore era connessa allo Spirito, il cielo dell’uomo, in grado di trasmettere verso il basso il messaggio divino che proviene dall’alto. Inoltre essa era assimilata al ‘passato’ in quanto conserva traccia delle nostre memorie connesse anche agli antenati. Era collegata anche all’attività di ‘pensare’, alla mentalità scientifico-razionale. L’arcata inferiore, invece, era collegata al corpo fisico, alla materia. In antroposofia era assimilata al ‘futuro’ e collegata anche all’atto del ‘volere’.
Come evidenzia sempre Ovidi: «Un equilibrio perfetto è il risultato di una compensazione tra le diverse dimensioni. Il ‘volere’ vorrebbe masticare e digerire il mondo, ma per non essere distruttivo, deve essere accompagnato da un ‘pensare’ che individui dei limiti e un ‘sentire’ che sia in grado di percepire le più profonde emozioni spirituali». È molto interessante l’analisi psicoaffettiva che Ovidi fa del bambino: «Sembra che un eccesso di stimoli intellettuali in età precoce porti a investire molta energia nell’elaborazione del pensiero a discapito della costruzione del corpo e della maturazione psicoaffettiva».
In realtà ne conosco diversi, “piccoli ometti in miniatura”, adulti prima del tempo, forse sono contenti i genitori, non so se questi bambini sono davvero sereni come dovrebbero essere alla loro età. L’analisi psicoaffettiva dei denti non risparmia nemmeno gli adulti, sia nella valutazione dell’archetipo che ogni singolo dente rappresenta, sia in relazione a tutti gli altri denti. Il discorso è lungo e complesso, per cui chi volesse approfondire la conoscenza del valore energetico e psicoaffettivo che ogni dente esprime è meglio affidarsi a un dentosofo oppure leggere il libro di Renzo Ovidi dal titolo un poco fuorviante Perché i figli della playstation hanno i denti storti, ma dal sottotitolo significativo Osservando la conformazione e la condizione dei denti è possibile comprendere il nostro stato di salute e intervenire per migliorarlo.
Se provate a parlare di dentosofia con un dentista canonico, vi dirà che solo l’apparecchio fisso vi farà diventare i denti tutti dritti, mentre l’attivatore non offre risultati perfetti. E infatti ha ragione: al dentosofo non interessa la perfezione dei denti, ma l’equilibrio e l’armonia della bocca e del corpo intero. In realtà, poi, c’è anche chi sostiene che possiamo farci ricrescere i denti anche da adulti: esiste tutta una complessa tecnica per la “Rigenerazione dei denti” del russo Arkady Petrov, ma questa è tutta un’altra storia…