Di storie di amori travagliati è colma la tradizione mitica greca e romana. Giovinetti e giovinette perseguitate in genere da un amante che vede l’oggetto del suo amore morire e trasformarsi in pianta. È questa la storia, ad esempio, di Dafne, mutatasi in alloro, di Leucotoe, mutatasi in incenso, di Giacinto trasformatosi nell’omonimo fiore e di tanti altri giovani accomunati dallo stesso triste destino.
In un panorama mitico costruito su storie di metamorfosi raccolte in larga parte dal poeta romano Ovidio ma anche da mitografi come Apollodoro, si fa spazio anche una vicenda che invece, trasformando l’amore in colpa ma senza cambiare l’esito della storia, racconta una storia di oltraggio e di vendetta. A comminare la morte in questo caso non sono gli dei, custodi della giustizia, ma gli uomini che, nella forma più spietata, lavano la macchia al proprio onore. La vicenda è quella di Faone narrata in questi termini dall’erudito greco Eliano.
Faone, che era il più bello degli uomini, fu nascosto da Afrodite tra le lattughe. Secondo un’altra tradizione, Faone era un barcaiolo e faceva questo per mestiere. Un giorno si presentò a lui Afrodite per essere traghettata. Faone fu ben lieto di accoglierla, anche se non sapeva chi fosse, e la condusse con estrema sollecitudine dove desiderava. Come ricompensa, la dea gli donò un vasetto che conteneva un olio profumato: ungendosi con esso, Faone divenne il più bello degli uomini. Perciò le donne di Mitilene si innamoravano di lui, finché un giorno Faone venne colto in fragrante adulterio e fu giustiziato.
La colpa di Faone, causata o comunque stimolata dall’uso del profumo di Afrodite dea dell’amore, ma anche regina del mondo delle fragranze, si configura dunque come adulterio, che in molti casi trovava nella legge, scritta o orale, degli uomini il castigo adeguato. Così come il ratto di Elena a opera del giovane e bellissimo Paride aveva indotto Agamennone, su sollecitazione del fratello Menelao re di Sparta e marito legittimo della donna, a varare la spedizione contro Troia in nome dell’onore coniugale macchiato, allo stesso modo gli uomini di Mitilene, oltraggiati dal comportamento di Faone nei confronti delle loro spose, chiamano in causa la legge: la morte del giovane si configura così come il giusto castigo per una colpa che, in altre situazioni e in assenza di una legge scritta, poteva essere sanzionata con la morte comminata direttamente dalla persona oltraggiata. L’omicidio del reo serviva a lavare l’onore infangato.
G. Squillace, I balsami di Afrodite. Medici, malattie e farmaci nel mondo antico, San Sepolcro, Aboca Museum, 2015