Il lemure è sicuramente il mammifero simbolo del Madagascar, isola che vive in splendido isolamento nel sud-est del continente africano. L'animale che però risulta il vero fulcro trainante (in tutti i sensi) della comunità malgascia è un bovino che nel suo aspetto, escludendo la presenza di una vistosa gobba sulla schiena, poco si discosta dagli equivalenti europei: lo zebù.
Originario delle regioni asiatiche, è stato importato in Africa a causa alla sua maggiore resistenza alle alte temperature e incrociato poi con altre specie bovine locali. Il tradizionale isolamento dell’"isola continente" ha lasciato poi gli zebù malgasci più puri, complice anche la loro maggiore resistenza alla peste bovina che da sempre procura stragi nel continente africano. La sua carne viene utilizzata per la preparazione di numerosi piatti tipici, la sua pelle nell'artigianato, le sue corna e ossa nei riti propiziatori della religione tradizionale, la sua forza per trascinare carretti o aratri: con simili premesse risulta chiaro perché questo sgraziato animale risulti così importante per l'economia malgascia delle campagne, divenendo simbolo di ricchezza e potere per chi lo alleva.
La più importante manifestazione di questa ricchezza si dimostra durante il principale mercato che si tiene nel paese di Ambalavao, nell'area collinare a sud di Fianarantsoa, due volte alla settimana. Una zona preposta, disposta a sud ovest del paese, dalle prime ore dell'alba viene ad essere il ricettacolo per gli allevatori provenienti da tutte le campagne circostanti, chiamando a raccolta buona parte della popolazione cittadina che trova motivo di vivere quella ricorrenza. Agricoltori e allevatori si incontrano per passare ore di fervente commercio, mostrando i propri animali e contrattando le vendite secondo rituali ben delineati dalla notte dei tempi. Gli zebù rimangono contenuti in recinti ma anche lasciati liberi nella piazza, non mancando di azzuffarsi tra loro o con le persone presenti, così per contenerli e dirigerli con sonore frustate ogni malgascio è dotato di apposito bastone, dalle misure e fattezze precise. Chi non ne è provvisto può acquistarlo per l'occasione, quasi ad essere l'equivalente di un nostro pass d'ingresso per una fiera campionaria europea, destinato solo a chi è consapevole del suo utilizzo e valore.
Il clima che si respira è festoso ma rigoroso e gli stranieri, estranei non solo alle contrattazioni ma anche ai riti della civiltà malgascia, vengono visti con curiosità mista a sospetto. La piazza diventa presto stipata di uomini e animali, condividendo la confusione, il caldo, gli odori e la coltre di polvere che non manca di aleggiare persistentemente nell'aria, alzata dal continuo movimento nervoso dei bovini in un'atmosfera quasi texana, complice anche l'organizzazione di rodei dove i locali si sfidano nel tentativo di domare gli zebù. L'esposizione si protrae per tutta la giornata, per cui sorgono bancarelle destinate al ristoro dei presenti gestite dalle donne del paese oppure da giovani che si improvvisano venditori di generi di conforto, trasportati in cestini o improvvisati box frigoriferi.
Per i bambini che hanno pensato di marinare le ore scolastiche è momento di gioco e aggregazione ai lati dell'esposizione, cominciando a studiare quella che probabilmente sarà la loro occupazione tra non molti anni. I bovini, arrivati lentamente con i propri pastori dalla campagna, vengono poi marchiati nei recinti e trasportati su capienti bilici, stipati all'inverosimile verso i quattro macelli principali del paese. Uno zebù può valere circa 150 euro, che corrisponde a tre volte uno stipendio medio, risultando quindi merce invitante per le bande di malintenzionati che popolano le campagne e che si dedicano a regolari e cruenti assalti armati per impossessarsi anche di pochi animali, aumentando cosi le problematiche relative alla sicurezza di questo paese dalla già comprovata fragilità istituzionale. A questa tematica sociale si unisce inoltre quella legata alla sostenibilità ambientale: aree sempre più vaste di rigogliosa vegetazione vengono tagliate e bruciate per fare spazio ai pascoli destinati al bestiame, producendo fenomeni di desertificazione.
Gli zebù che vengono macellati per utilizzo alimentare sono comunque una percentuale molto bassa, trovando invece uso massiccio per rituali o feste tradizionali, dal matrimonio alla benedizione di una nuova abitazione, divenendo quindi status symbol nella vita quotidiana per i possessori, come pure fonte di problemi a lungo termine per la tradizionale società malgascia.