Nella mia infanzia, a Fano nella casa dei nonni, è accaduto un evento fatale che ha orientato la mia vita a venire. Guardo i lavori qui nello studio 45 anni dopo e posso dire che il mio sguardo è ancora fermo lì. È fermo lì a guardare le macchie di umidità sul muro. Io bambina, immobile, nel grande letto di lenzuola bianche costruito, mi attrezzo a divenire una viandante solitaria; attraverserò quei territori che per essere visti e vissuti necessitano il rischio grande di una fine e di una rinascita.
In una calda notte di plenilunio la luna entra dalla finestra spalancata. Le altre persone che vivono nella casa dormono, io ho la luna seduta sul letto e non è un evento di poco conto. Di giorno il mio territorio da scoprire è il giardino e la luna invece mi conduce, con la sua luce, in altri luoghi. Suo alleato è il sonno che da me arriva all'alba. Da tempo seguo il suo lento cammino. Conosco il suo incanto senza fine. E nella notte fonda mi è compagna. Soffro la sua assenza, come la perdita di una madre che se ne è andata per un lungo viaggio. La luce delle stelle tenta di fare compagnia alle mie notti insonni ma priva di lei ho conosciuto e conosco lo stato della malinconia. E quando di nuovo ritorna, e le stelle riposano, la volta celeste mi appare come caverna luminosa pronta ad accogliermi. Sul confuso e dolente orizzonte vedo crescere la falce di luna affilata e pura come un diamante e precipito in un mondo nel quale la solitudine è vestita di luce. Sì. Io non mi separo da lei, ne seguo il percorso e un po' alla volta la trasformo nell'aria che respiro. Sì, fin da bambina io respiro la luna. Proprio così: in questo stato di libertà avviene una sorta di sovrapposizione. I miei pensieri coincidono con quelli della luna. Insieme percorriamo lo stesso tempo e lo stesso spazio. In una luce diversa il mio sguardo si allarga sulle terre, alto sopra le differenti regioni e vede le vicende mutevoli delle nuvole e delle altre creature. La luna riconosce in me la sua figlia fedele ed è venuta a riprendermi. In questa calda notte estiva il mio destino si è compiuto, si compie.
Ecco ciò che accadde, ecco ciò che accade.
La luna inizia a parlarmi: "Sono qui perché segui il mio lento percorso con un annichilimento che mi commuove. Ora ti pongo i miei enigmi e se li risolverai ti porterò con me". Illumino le cose con un'altra luce, dimmi, cosa vedi, lassù in alto nella parete di fronte?"
Io bambina: "Vedo una foresta".
La luna: "Non è sufficiente, una foresta è ben poca cosa. C'è di più, c'è di più".
Io bambina: "Vedo una giraffa, è più grande della foresta, e vicino a lei vedo un elefante".
La luna: "Guarda bene, non mi deludere. Non sarò venuta fin qui solo per una giraffa più grande della foresta e per un elefante. In quella parete c'è ben altro!"
Io bambina: "Tenterò ancora, ma tu fai tacere la civetta, mia nonna dice che il suo grido annuncia disgrazie... Lassù in alto a sinistra vedo una scimmia volante... Un po' più in basso una lucertola precipita a testa in giù e tiene altre lune... una lupa le sta mangiando la coda. Lì al centro vedo qualcosa che non riconosco".
La luna ora mi è più vicina - una grande palla dall'espressione triste e mi dice: "Non sono soddisfatta". "Si vede" dico io "ti preferisco quando sei metà oppure un quarto di quella che sei questa sera".
E la luna: "Così faccio più luce e tu devi dirmi ancora cos'è quella cosa che ti sembra così confusa. Guarda bene e riconoscila altrimenti domani notte non potrò portarti con me".
Io bambina: "Allora vedo anche due pesci fuor d'acqua, una pantera a due teste e poi... e poi... lì al centro c'è... c'è quello che c'era prima!"
La luna: "E brava bambina mia, l'essere qui questa sera non è stato inutile. È vero, è - quello che c'era prima - e noi due domani notte andremo lì. A presto".
Il rumore del trattore annuncia l'alba e così ora posso dormire. Per poco. Una voce, quella della nonna Enrichetta mi chiama: "Su Mariellina, svegliati, non puoi dormire sempre, giorno e notte! Presto alzati! Stanno arrivando gli imbianchini per tinteggiare la stanza. Hai visto come sono brutte quelle macchie d'umidità sul muro?"
15 agosto 1947 - 3 novembre 1992