Mai come oggi il concetto di “fisicità” gode di così grande considerazione e le testimonianze più rappresentative sono senza dubbio quelle legate al cosiddetto “fitness alternativo”. Una costante fonte d’ispirazione per questa nuova tendenza sono gli Stati Uniti, una nazione capace di contrapporre a uno smisurato interesse per la cultura fisica, un modello alimentare responsabile del più alto tasso al mondo di obesità e malattie cronico-degenerative.
In risposta alle nuove esigenze di un mercato in crescente espansione, sempre più competitivo e incline alla massima produttività, esistono una miriade di proposte all’insegna dell’«usa e getta», mirate a soddisfare gli interessi di tutti, come il Power Strike (un mix in piena libertà di aerobica, arti marziali e boxe), la Danza-fitness (esercizi ginnici miscelati a vari generi di balli e musica), il Martial Aqua (una miscela di arti marziali abbinate a nuoto ed esercizi con manubri) o il Circus-fitness (un pot-pourri di stretching, capriole, esercizi al trapezio e giochi circensi).
Mentre gli irriducibili del benessere all'aria aperta possono cimentarsi nel Military-fitness (massacranti sedute di attività fisica ispirate all'addestramento dei soldati marines) o nell'ultima “chicca” d'oltreoceano come la Paleo-ginnastica (come i nostri antenati ci si arrampica sugli alberi, facendo lunghe passeggiate a piedi nudi, trasportando legna e pietre).
Nonostante l’ampia varietà di scelta, le tecniche corporee più gettonate rimangono quelle ispirate all’Oriente. In questo grande contenitore un posto d’onore è riservato allo Yoga, rimaneggiato e adattato a tutti i gusti. Le offerte sono tante, spesso pubblicizzate con toni enfatici e nomi altisonanti, ma sempre più diverse e lontane dalla fonte da cui traggono origine; oramai il mercato è diventato una giungla in cui è difficile orientarsi a causa della grande confusione e approssimazione. Allo stato attuale delle cose, cercare di comprendere il significato e l’importanza dello Yoga, affidandosi alle informazioni rintracciabili su internet, agli innumerevoli corsi disponibili o alle migliaia di manuali scritti su questo argomento, costituisce un’impresa ardua e difficile.
La prima criticità da superare è di tipo psicologico e riguarda la tendenza, tipica della società occidentale, a fagocitare “pezzi” di altre culture estrapolandoli dal contesto originale, secondo una prassi consolidata nel tempo e ispirata a tre criteri fondamentali: arroganza, praticità e convenienza economica. Questa singolare “arte predatoria” ha trovato nella dimensione del corpo e in tutto quello che ruota intorno ad essa, una valida risorsa su cui investire tempo e soprattutto denaro. Purtroppo, in Occidente, la pratica dello Yoga ha assunto una valenza prevalentemente fisica, riducendosi a una semplice forma di ginnastica, utile a favorire solo la tonicità e l'elasticità muscolare; questo sistematico processo di svuotamento di contenuti ha lasciato spazio ad approcci superficiali dettati da esigenze puramente estetiche e commerciali. L'immagine classica del sadhu emaciato, seduto a gambe incrociate, emblema di serenità e distacco, è ormai superata: al suo posto troneggiano ammiccanti ragazze e giovani palestrati.
I nuovi guru sono i divi di Hollywood come Madonna, Sting, Shakira e Cher. Sulla scia del loro esempio sono tanti a praticare il Power Yoga (una forma di yoga occidentale molto energetico), il Triyoga (imperniato di atmosfere new age), l'Ashtanga Yoga (una specie di aerobica orientale), il Bikram Yoga (una sequenza ripetitiva di posizioni eseguite in forma dinamica all'interno di sale mantenute a una temperatura di 45° C!) il Pilates e il Piloga (le solite miscele di esercizi di yoga e stretching) oppure lo Yoga posturale (un approccio ginnico di tipo correttivo).
Tenuto conto che la realtà supera abbondantemente la fantasia, non meraviglia scoprire l’esistenza anche dello Yogabeats (praticato al ritmo di musica e con scenografie psichedeliche) e lo Yoga sciamanico (per un’immersione nei riti ancestrali); mentre per gli amanti del proibito esiste l'opportunità di sperimentare il Nude-yoga, dedicato a chi vuole praticare nudo in piena libertà o addirittura lo Yoga-orgasm: la fondatrice di questa nuova disciplina è una spigliata signora statunitense, la quale assicura che la maggior parte delle sue adepte riesce a raggiungere spontaneamente appaganti orgasmi durante la pratica degli esercizi, implementando così energia e benessere (sui dettagli tecnici che portano a tali risultati, è meglio stendere un velo pietoso).
Queste proposte, nonostante la loro scarsa attendibilità, riescono comunque ad attirare numerosi consensi e fasce di mercato sempre più ampie; del resto è risaputo che la maggioranza delle persone è tendenzialmente incline al conformismo e sempre pronta a illudersi di poter ottenere risposte e risultati immediati. Anche molti settori della medicina e della psicologia ufficiali non sono esenti da questi “appetiti” di tipo consumistico; basti pensare al crescente interesse per la meditazione, che però viene chiamata mindfulness: un termine moderno per designare una pratica millenaria (le sue radici affondano nell’era precristiana), accuratamente ripulita da ogni traccia di spiritualità.
I moderni cultori dello Yoga, quelli che bramano solo lo sterile estetismo del corpo, ignorano che ogni posizione fisica (asana) non supportata da un adeguato stato mentale si rivela solo un atto ginnico, una semplice imitazione e spesso una potenziale fonte di lesioni o danni alla salute. Ad esempio, nel corso degli ultimi anni si è assistito a un crescente aumento degli infortuni muscolari e articolari, derivanti da una pratica scorretta che, oltre a disattendere i dettami classici dello Yoga, non tiene conto delle condizioni e delle esigenze fisiche individuali.
Le potenzialità benefiche insite nell'incontro tra Occidente e Oriente risiedono nell'ampliamento della coscienza oltre i limiti dell'intelletto, e nel raggiungimento di uno stile di vita integrato, basato sulla consapevolezza che l'essere umano è il prodotto di un equilibrio tra corpo, mente e spirito. Lo Yoga non è una religione nel senso comune del termine, neppure una forma di ginnastica come normalmente si è propensi a credere, tanto meno una questione di raffinata flessibilità muscolare come molti praticanti si ostinano a credere.
L'origine etimologica della parola yoga va ricercata nella radice sanscrita yuj che significa unire, collegare, legare, a cui si accompagna il suffisso ghan, nel significato di azione, compimento. Nella sua accezione più ampia questo termine è legato al concetto di accoglienza, accettazione, immersione:, si accoglie una persona o un'idea, si accettano i propri limiti, ci s’immerge in una situazione. Lo stesso significato può essere applicato a ogni cambiamento di abitudine e comportamento, a qualsiasi mutamento di coscienza che precede una trasformazione, a qualunque spostamento da un punto a un altro che comporta il raggiungimento di una meta o di un obiettivo, sia in senso fisico che psichico.
Ecco perché ogni atto di unione che si realizza tramite il corpo (hatha-yoga), l'azione (karma-yoga), la conoscenza (jnāna-yoga) o la devozione (bhakti-yoga), è considerato una potente forma di Yoga. Nella tradizione indiana non esiste separazione tra vita quotidiana, filosofia e spiritualità; tutte le attività sociali sono influenzate da questo legame che trova, nella molteplicità dei fenomeni e nella continua contrapposizione degli opposti, un'unità di fondo capace di collegare tutti gli esseri viventi (Brahman).
Nella complessa e variegata iconografia classica indiana chi meglio della figura di Nataraja (il Signore della Danza) evidenzia l'aspetto assoluto di Dio (Brahman) e quello mutevole dell'esistenza umana (Maya)? Nataraja è una delle forme in cui si manifesta il dio Shiva (polarità maschile) e la sua danza cosmica simboleggia il grandioso gioco di energia che soggiace al processo di trasformazione dell'Universo. La sua ciclicità vibrante risveglia l'essenza dormiente della Shakti (polarità femminile) ed esprime l’equilibrio dinamico della materia-energia, l’incessante fluire del cosmo, l'essenza ritmica del Samsara, con i suoi processi di creazione e distruzione, di morte e rinascita. Del resto nella fisica moderna, partendo dalla certezza che la complessità della materia comprende dei livelli superiori rispetto a quello fisico, viene accettato il concetto di equivalenza materia-energia, in base al quale tutto ciò che esiste è una manifestazione di tipo energetico che si esplica a differenti livelli di intensità vibratoria.
Per questa ragione il mondo in cui viviamo si manifesta come un grande evento dinamico, dove l'essenza della materia rimane sospesa, in equilibrio tra una matrice organizzata, nascosta ai nostri sensi, e una dimensione manifesta, apparentemente solida e limitata. In questa totalità indivisa, la mente e la materia sono inseparabili. Esiste un termine sanscrito per descrivere tale stato: sunyata, che significa “il vuoto pieno di ogni cosa”. Nell'essenza sottile di questo vuoto sono racchiusi il brahman (realtà assoluta) e l’Atman (dimensione individuale); da questa polarità scaturisce maya, l’aspetto relativo e sempre mutevole dell’esistenza.
Lo Yoga è semplicità, armonia, ritmo, naturalità e disponibilità alla vita. Lo Yoga, nella sua essenza è un'esperienza di libertà, un atto di conoscenza, un potente strumento per sperimentare un'armonia e un equilibrio psicofisico difficilmente raggiungibili con altre discipline. Lo Yoga è una “filosofia pratica”, un metodo di educazione integrale, finalizzato ad attivare l'enorme riserva di potenzialità fisiche e psichiche presenti in ogni individuo, in modo da operare una mutazione profonda sia individuale che sociale. Lo Yoga non è una teoria astratta ma una scienza precisa che impiega dei mezzi semplici, diretti, alla portata di tutti, come il corpo, il respiro e la mente.
Attraverso il corpo viviamo il ritmo lento, naturale e involontario della materia che si muove verso l'esterno, nella periferia del vissuto. Attraverso il respiro riscopriamo la pulsazione profonda di uno spazio interiore, generatore di vita. Attraverso la mente condividiamo la percezione reale del mondo, come processo di evoluzione e trasformazione.