I mondiali di sci di Sankt Moritz si sono rivelati più magri del previsto per lo sci alpino italiano, ma in questo febbraio, mese clou degli sport invernali, buone notizie per lo sci azzurro sono arrivate dalle Universiadi Invernali di Almaty. Vista da fuori la vita dello sportivo studente sembra facile e a volte passa l’idea che lo sport serva come copertura per il proprio procedere nel curriculum universitario. Eppure per primeggiare nello studio e nello sport ci vogliono esattamente le stesse doti: tenacia, costanza e passione.
Dopo essersi laureato in Economia Europea all’Università Statale di Milano, Giulio Bosca si è trasferito negli USA dove ha portato avanti la sua carriera nello sci insieme a un Master MBA al Westminster College di Salt Lake City. In questa stagione è ritornato in Europa, ma si è tolto la soddisfazione più grande sulle nevi asiatiche di Almaty, con l’oro nello slalom gigante delle Universiadi invernali, che si somma all’argento sempre in gigante, ottenuto nell'edizione del 2013 in Trentino e a quello in supercombinata, conquistato nel 2015 alle Universiadi di Granada.
Giulio, finalmente sei riuscito a vincere l’oro alle Universiadi Invernali...
Sinceramente non posso dire che me lo aspettassi. Nella notta prima della gara ho dormito poco, mentre fuori è caduta talmente tanta neve fresca, che la pista era completamente diversa dal giorno prima. Sapevo che avevo delle possibilità, ma non avevo idea di come sarebbe andata. Dopo la prima manche, in cui ho sciato al 70% ma sono comunque arrivato secondo, a tre decimi dal primo (lo svizzero Joel Mueller) mi sono detto che ce la potevo fare. Nella seconda ho attaccato al massimo e nonostante la pista rovinata sono riuscito a fare il miglior tempo di manche e credo di aver messo pressione al mio avversario, che è sceso per ultimo ma è finito dietro di me.
A chi dedichi questa vittoria?
È stata dura arrivare fin qua. Ci sono state diverse persone che mi hanno aiutato e anche la mia caparbietà mi ha dato una mano. Una dedica va a tutte le persone dello sci club Crammont di Pre Saint Didier, che mi hanno aiutato nei momenti difficili. C’è stato un periodo l’anno scorso che ogni mattina mi svegliavo e dicevo allora cosa voglio fare nella mia vita. Sport, studio o lavoro? Ho capito che lo sport è un treno che passa adesso o mai più e ora mi sto togliendo tanti sassolini dalle scarpe, uno dopo l’altro. Io ce la metto tutta e continuerò a farlo.
Per te questa è stata la quarta e ultima Universiade invernale, a parte la medaglia che ricordi ti ha lasciato?
È stata un’esperienza bellissima, in una terra che diversamente non avremmo potuto conoscere. L’organizzazione è stata pazzesca con tantissimi volontari, tutti che sapevano l’inglese, cordiali e sorridenti. Insieme ai miei compagni di squadra abbiamo visitato il bazar, le moschee e le cattedrali di Almaty, ci siamo tuffati nella realtà della città che ci ha ospitato. Abbiamo visto edifici grattacieli moderni in stile americano e condomini socialisti. La cosa più bella sono le montagne che circondano la città.
Qual è la tua pista preferita?
La pista di gigante a Beaver Creek, dove ho anche sciato.
Chi è il tuo idolo di oggi (e di ieri)?
In assoluto Bode Miller. Poi certo, se guardiamo quello fa ogni domenica, Marcel Hirscher è un grande, non si discute.
C’è un numero di pettorale che vorresti evitare, oppure hai qualche altra scaramanzia pre-gara?
I numeri li guardo e a volte mi piace anche giocare con le varie cifre, però non mi fascio la testa più di tanto, altrimenti saremmo spiazzati fin dall’inizio. Preferisco stare sereno, arrivare in partenza carico e sorridere.
Qual è il tuo motto?
Una volta tenevo di più, adesso invece vado sempre a manetta, questa è la mia filosofia. Un motto? Per aspera ad astra. Me lo dice mio nonno.
Alle XXVIII Universiadi Invernali di Almaty, l’Italia si è classificata al 6° posto del medagliere con 4 medaglie, tutte d’oro. Oltre a Giulio Bosca, primo nello slalom gigante, sul gradino più alto del podio sono saliti Michelangelo Tentori nel Super Gigante maschile e due volte Davide Ghiotto nel pattinaggio di velocità 5000 e 10 000 metri.