Sono passati tredici lunghissimi anni da quella notte maledetta in cui Marco Pantani fu trovato senza vita in quel residence di Rimini. Molte parole e fiumi di inchiostro sono stati riversati per quel triste evento, tanto che diventa difficile spiegare cosa sia davvero accaduto in quella vicenda che presenta ancora moltissimi punti oscuri a distanza di tanto tempo. Quello che non è affatto difficile trovare però, sono le parole per ricordare un campionissimo tanto amato e mai dimenticato da milioni di sportivi di tutto il mondo.
Marco Pantani, il "Pirata" di Cesenatico è sempre presente nel cuore di chi lo ha amato e conosciuto. La sua presenza la si avverte in ogni singola tappa del Giro d'Italia o del Tour de France a ogni edizione. Ad ogni salita, ad ogni rampa per quanto ripida e aspra, riecheggia il ricordo, il nome del "Pirata", e spesso lo si può ancora vedere dominare la montagna mentre pedala nel vento, ascoltando i racconti di chi lo ha visto volare sulle più alte vette. Perché Marco Pantani è stato ed è un Pirata buono che è andato per milioni e milioni di volte all'arrembaggio dei cuori degli sportivi. Marco Pantani ha dispensato copiose e indelebili emozioni diventando protagonista di imprese epiche non appena la strada cominciava a salire.
Impossibile ad esempio, dimenticare Marco impegnato in uno straordinario duello con Pavel Tonkov sulle Dolomiti nel 1998, quando vinse la corsa rosa infiammando i cuori degli appassionati. Sempre quell'anno il Pirata mise a segno la straordinaria doppietta Giro-Tour battendo ripetutamente il rivale Lance Armstrong che non lo ha mai amato, ed è facile intuirne i motivi. Come dimenticare Marco Pantani nella 15a storica tappa Raconigi-Oropa al Giro del 1999, quando dopo un salto di catena fu costretto a fermarsi sulle prime rampe dell'ascesa? Dopo aver rimesso la catena al suo posto senza aspettare l'ammiraglia, il suo furore agonistico lo portò a riprendere il gruppo divorando l'asfalto in salita e polverizzando letteralmente gli avversari uno a uno fino ad andare a tagliare il traguardo in solitaria con un'azione straordinaria e poderosa. E moltissimi altri sono i gesti atletici meravigliosi che questo straordinario atleta ha regalato allo sport. Perché Marco Pantani era questo.
Marco Pantani era un piccolo uomo timido, riservato ma sempre cortese e incline alla battuta da buon romagnolo; un piccolo uomo che si trasformava e diventava un gigante imbattibile quando si alzava sui pedali. Nei racconti di chi lo ha conosciuto fin da bambino e lo ha visto crescere, spiccano la caparbietà, la grande forza di volontà e l'immenso cuore dell'atleta. Ma Pantani non è mai voluto essere solo questo, e per chi lo ha davvero amato non è mai stato solo questo. Il Pirata era un ragazzo buono e generoso come la sua terra, capace di farti sobbalzare in poltrona davanti alla tv in sella alla sua bicicletta, e capace di mettere sempre la faccia combattendo le sue battaglie e difendendo quello che amava più di qualunque altra cosa, e forse anche per questo è stato un personaggio scomodo e da eliminare a tutti i costi.
Marco Pantani non è mai stato e non potrà mai essere davvero eliminato. Perché Marco è entrato in milioni e milioni di cuori, e da quei cuori non potrà mai essere strappato. Passando sui passi alpini più conosciuti dal ciclismo, dalle Alpi alle Dolomiti, passando per i suoi Appennini fino ad arrivare in Carpegna, ovunque ci sia una salita, tutti lo sanno e lo raccontano a chi non ha avuto la fortuna di vederlo all'attacco che "Questo è il territorio del Pirata". E per noi appassionati, Pantani è diventato un eroe. Uno di quegli eroi che diventano insuperabili e immortali. Pedalando su quelle salite, se siete fortunati, potrete sempre vederlo mentre il vento vi porterà il suo respiro con il suo sorriso, ma il privilegio sarà soprattutto nostro: nostro di noi che avremo sempre Marco Pantani nel cuore. Ciao Marco.