Ognuno di noi è unico, ognuno ha in sé caratteristiche particolari, una specificità e una personalità propria. All’interno della persona esistono delle peculiarità che hanno una direzione, che spingono per essere incanalate verso il mondo esterno, che in un certo senso “premono” per una realizzazione. Queste caratteristiche specifiche e diremmo “direzionali” sono definite “attitudini”.
Le attitudini sono quindi dei tratti di personalità, che si consolidano fino a divenire stabili nell’arco dei primi 20 anni di vita e sono in relazione con la struttura di personalità, con il bagaglio ereditato e con le esperienze emotive significative, piacevoli e spiacevoli che siano. Non sempre una persona adulta è consapevole di quali siano le proprie attitudini. Ancor meno avviene che un bambino o un adolescente sentano nel profondo quali siano questi orientamenti, che come si è detto in tal caso sono ancora in formazione e passibili di modificarsi ulteriormente.
Eppure le attitudini costituiscono un aspetto centrale della persona, perché ne definiscono la strada, possono cioè dettare una direzione da prendere. Se opportunamente individuate, le attitudini sono per noi un faro che ci guida verso la scelta di una scuola superiore, di una facoltà universitaria, di un lavoro, di un interesse. Infatti esse, partendo da una base di capacità e propensione, possono indirizzare e permetterci di fare la scelta giusta, vincente, possono orientare al successo, al riconoscimento esterno, ma soprattutto alla realizzazione personale.
La realizzazione personale, cioè l’attuazione della giusta direzione dettata dalle attitudini, è quella cosa che ci permette di fare le cose con il piacere di farle: studiare ciò che più ci piace, esercitarci in ciò che ci dà piena soddisfazione, fare un lavoro che ci appaga per i processi, per i contenuti e per i risultati, non perché lo sentiamo come un dovere o come uno strumento faticoso per guadagnare soldi. Le persone pienamente appagate, in tutti i settori del sapere e del lavoro, le persone realizzate, sono quelle che hanno sentito, capito le proprie attitudini e hanno perseguito la strada che le attitudini, come una freccia, indicavano loro.
Quando la persona non riesce a fare chiarezza su questi driver emotivi, diventa fondamentale che la scuola, la famiglia e l’azienda si attivino per aiutarla, per fornire cioè al soggetto la possibilità di vedere le “carte vincenti” che egli ha già in mano. A questo scopo ho messo a punto assieme al dott. Roberto Fagioli il primo test attitudinale olistico, un innovativo metodo per rilevare le attitudini e facilitare così i processi di scelta dell'indirizzo formativo e di selezione del personale. Il test, messo a punto nel corso degli anni, verrà presentato in anteprima al Convegno di primavera dell'associazione Est Modus, che quest’anno si terrà in Regione Lombardia.