Siamo Iperborei
(Friedrich Nietzsche)
Molto tempo passerà e poi questa terra (la “Terra promessa ai santi” = Atlantide/Yperborea) sarà mostrata ai vostri posteri, quando il popolo di Cristo vivrà giorni travagliati da grandi persecuzioni
(Navigazione di San Brandano abate, X secolo)
Dicono che anche Abari sarebbe un tempo venuto in Grecia dagli Iperborei, rinnovando le amichevoli relazioni con i Delii. Dicono poi che da quest’isola (Yperborea) la luna sia visibile a pochissima distanza, e chiaramente, dalla terra, con alcuni rilievi simili a quelli della terra
(Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, II, 47)
Come faceva Diodoro Siculo, o chi per esso, a sapere che la Luna mostra “rilievi simili a quelli della terra” duemila anni prima del cannocchiale galileiano? Non avrebbe potuto inventare un particolare così fantascientifico su un astro su cui i Greci ragionavano molto ma sempre con grande prudenza e con opinioni molto divergenti e approssimative. O riscriviamo la storia dell’astronomia, elogiando massimamente gli antichi Greci, o riscriviamo la storia della geografia terrestre, iniziando a dare credito alle numerose e precise testimonianze antiche su Atlantide e sugli Iperborei. Certo è che il cannocchiale di Galileo non è difficile da costruire e teoricamente gli antichi Greci avrebbero potuto farcela data la loro competenza in tema di specchi e di ottica. Ma resta una domanda essenziale: perché chiamare in causa gli Iperborei se bastava usare il cannocchiale? Andiamo per gradi.
I Greci erano da ammirare per la libertà del loro pensiero, a differenza di oggi dove ogni pensiero divergente dal “Sistema Conformistico Mondiale” viene preso a sassate o mobbizzato nell’indifferenza totale, tranne se sia un qualcosa di occultistico o fantasmagorico o surreale, perché allora puoi farci un business sopra per i gonzi! Allora invece esistevamo molte scuole filosofiche che erano anche scientifiche: neoplatonici, pitagorici, peripatetici, stoici, cinici, epicurei. Più anticamente ancora molte e varie erano le loro opinioni astronomiche e i loro modelli teorici: Anassimandro considerava la terra cilindrica, Talete come galleggiante sull’acqua, altri la ritenevano sferica ma ferma e galleggiante nell’aria (Parmenide, Platone, Aristotele) come pure ancora credeva Cristoforo Colombo, altri ancora la concepivano ferma ma circondata da sfere celesti ruotanti come l’ottimo matematico Eudosso di Cnido. Le mappe erano tutte proiezioni lineari e forme discoidali, da Ecateo di Mileto in poi. I Pitagorici furono tra i più innovativi, configurando una Terra con al centro un Fuoco, gli Antipodi e un’“Antiterra” gemella, il decimo pianeta, che oggi la scienza sembra confermate (Nibiru).
Più tardi Lucrezio e Lattanzio si opposero all’idea degli Antipodi a favore di una terra ferma e piatta. Marco Manilio introdusse l’idea di parti di Terra più elevate, vicine alla costellazione dell’Orsa. E se l’Artico si chiamasse così non tanto per gli orsi polari ma perché ruota attorno alle due Orse stellari? Anche più recentemente non è cessato il sorgere di sempre nuove teorie e modelli di cielo e terra: la “Terra Cava” (A. Kirker, E. Halley), nuovi modelli e teorie di Terra Piatta (Flammarion, Carpenter, Rowbhotam, Johnson, Voliva), la Terra Concava (Cyrus Reed, Abdelkader), la Terra con nucleo a base di idrogeno (Larin, Deviau), la Terra in espansione (Jarkovskjy, Mantovani, Meyl) come un palloncino sempre più gonfio, fino al fisico quantistico premio Nobel Franz Wilczek, che sembra riabilitare l’antica idea dell’"etere" teorizzando una cosmica “griglia quantistica”, vettore universale!
Se si sfugge al Pensiero Unico ci si accorge che il cosmo è ancora tutto da scoprire e capire… Questo rende la scienza ancora più preziosa e affascinante. Torniamo alle nostre terre “nordiche” da cui sarebbe visibile la luna come se si usasse un telescopio, dato confermato anche da Ecateo di Abdera. Questo racconto sovverte l’attuale concezione dello spazio e della terra. Eppure altri dati su Yperborea e su Atlantide potrebbero essere spiegati dalla scienza. Ripercorriamo gli elementi essenziali (tratti dal mito, dalla scienza, dalle teorie) su cui concordano sia gli antichi che i moderni a proposito di questi continenti che esisterebbero oltre i ghiacci artico-antartici:
- Le colonne di Heracle avrebbero avuto (secondo Graves) come nome originario le “colonne di Kronos” (= indicazione del passaggio artico a Yperborea; Heracle quale eroe anti-Atlantide);
- numerose mappe antiche posizionano l’Eden al centro di una calotta artica circolare, dove ci sarebbe una terra assai elevata (mappa da La Fleur des Histories, Bartolomeo Anglico, Luca Brandis, Mercatore), mentre altre mappe mostrano le Isole Fortunate in area estremamente australe (Apocalisse di San Severo);
- altre mappe ancora mostrano catene montuose polari che circondano altre terre intra/ultra polari (es. Tabula Peutingeriana);
- non solo Platone ma abbiamo molte altre testimonianze antiche di una Terra più grande, includente altri oceani e altri continenti (Cratete di Mallo, Eliano, Teopompo di Chio, la terza relazione di Cristoforo Colombo, l’Orlando Furioso al capitolo XXXIV, ecc);
- Aristeo di Proconneso ci dice persino il tragitto e corrisponde all’incirca a una rotta a nord-est delle Terre di Francesco Giuseppe o della Nuova Zemlja;
- abbiamo molti dati simili sulla difficoltà a raggiungere e percorrere il passaggio dall’Artico agli Iperborei: la bussola impazzisce, forti correnti contrarie, acque fangose, venti forti;
- il Mito greco, se letto astronomicamente confrontando il cerchio zodiacale delle costellazioni con il circolo artico (pensato più grande e piatto) porrebbe Atlante sotto l’immobile stella Polare e la sua discendenza attorno, a raggiera: Plediadi (Siberia, Alaska), Iadi, Esperidi (America?), Calipso (Islanda o Groelandia), Io (le correnti artiche), Iante (Oceano). Non colloca Plutarco l’omerica Ogigia a nord della Britannia? E Calipso non è una dea figlia di Atlante? (Odissea, I, 51-54). La navigabilità dall’Alaska alla Groenlandia passando per la Siberia non è contraddetta infatti da un possibile maggior estensione a nord della zona polare rispetto a quanto oggi ufficialmente conosciuto;
- i ghiacci polari sono tutti di acqua dolce;
- i 19 anni del ritorno ciclico di Apollo dagli Iperborei corrispondono al ciclo lunisolare di Metone, quindi il Mito parla un linguaggio astronomico chiaro e preciso;
- molte mappe antiche (es. Liber Floridus) disegnano una terra con una metà oceanica inesplorata;
- varie mappe antiche mostrano un’Antartide molto più grande ed estesa (es: affresco di Palazzo Besta di Teglio, tratto da mappe di Vespucci) e la indicano assai prima della sua scoperta ufficiale;
- i Tuatha Dè Danann, il mitico popolo più antico dell’Irlanda, così chiamati dai Celti ma assai differenti da essi e improvvisamente scomparsi, potrebbero essere stati gli ultimi abitanti Iperborei dell’Europa, fino a quando decisero di tornare nella loro madrepatria;
- in Antartide studiano oltre al magnetismo anche tipi di ghiaccio assai stabile e molto denso (come quello della calotta celeste del firmamento che si vorrebbe perforare?).
Se incrociamo in modo ragionato tutti questi disparati dati/anomalie abbiamo una certa compatibilità fra geografia attuale, nuove teorie e antiche concezioni. Proviamo a estrapolare e aggiungere altri elementi: il fatto che ci siano problemi al funzionamento delle bussole accomuna molte esplorazioni polari, i ghiacci polari di acqua dolce potrebbero spiegarsi con correnti (una sorta di mega-fiumi) che vengono da oltre le zone artiche/antartiche, ai poli si vedono meglio le stelle, il “muro di fuoco” che difende l’Eden secondo tanti antichi racconti potrebbero essere le fasce di Van Allen nel loro punto di maggiore vicinanza alla terra (un punto polare o transpolare), in Antartide gli studiosi hanno rilevato variazioni e inversioni del magnetismo terrestre e a certe latitudini il sole non sparisce mai dall’orizzonte (ma ha moto apparente ellittico), gli iceberg e le loro acque possono avere sfumature di colore viola (il violaceo Oceano di Omero), l’Odissea potrebbe veramente aver avuto un’ambientazione nordica Omero nel Baltico, Felice Vinci), condizioni di maggiore ossigeno e di maggiore ionizzazione dell’aria potrebbe potenziare lo sviluppo degli esseri umani, della flora e della fauna.
Non a caso i Feaci di Omero appaiono simili agli Iperborei: pacifici, conoscitori di tecnologie superiori (muovono le navi senza remi), di grande prestanza fisica tanto che Athena deve magicamente mascherare l’inferiorità fisica di Odisseo, che comunque era un guerriero, quindi fisicamente prestante, eppure a loro confronto appariva un mingherlino! Felice Vinci ha posto correttamente la Grecia dell’Iliade in un Baltico e in una Scandinavia greca, ma Ilio va collocata molto più a Nord. Non avrebbe avuto senso una flotta così immensa per quel laghetto che è il mar Egeo o il Baltico. L’immensa flotta omerica è segno della volontà greca di invadere le ben più lontane terre iperboree, dopo una prima vittoria nella precedente generazione di Giasone, Heracle e Laerte. I Troiani sono Iperborei del sud, posti nelle isole a nord della Norvegia e della Siberia, l’Asia dei Greci. La storia dantesca di un Ulisse vittima di una tempesta immensa durante l’ultima sua avventura è il ricordo di un ultimo attacco navale greco che avrebbe voluto portare fino in fondo la vedetta contro l’antica invasione atlantidea del Mediterraneo, come similmente tentò di fare mille anni dopo Alessandro Magno rispetto ai Persiani.
Ecco spiegata la temibile avversione contro Odisseo di Poseidone e di Apollo, numi tutelari dei pacifici Troiani come dei pacifici Iperborei, ed ecco spiegata la difficoltà del ritorno di Odisseo, perso e disorientato fra venti artici, tempeste magnetiche, isole nebbiose, popoli selvaggi fino ai bravi Feaci (nord Groenlandia). Non dimentichiamo che se ai tempi medioevali dei monaci celtici esploratori il nord europa era caldo e si coltivava la vite in Scozia, ai tempi degli antichi greci l’inverno era ghiacciato sotto le mura di una nordica Troia, come i testi omerici dimostrano. I venti catabatici antartici inoltre provengono da catene montuose antartiche e, quindi, appare ragionevole che vi siano analoghe catene montuose artiche, a nord di Groenlandia, Alaska e Siberia, da cui provengono i temibili venti polari del Nord; montagne che sarebbero quelle anticamente chiamate “Monti Rifei”. Un affresco a Palazzo Te a Mantova indica un “labirinto marino” con al centro un’isola/montagna. Un’allusione alle difficili e complesse rotte artiche attorno ad Yperborea? I “suoni assordanti” delle acque che “cadono” dall’Eden, secondo i racconti medioevali di monaci navigatori/esploratori, potrebbero spiegarsi con il rumore di correnti/fiumi di origine transartica/antartica.
Diodoro Siculo colloca Yperborea sotto l’Orsa Maggiore, per cui possiamo indurre che Atlantide sia a ovest di Yperborea, sotto la stella Polare. La retta fra le due Orse indicherebbe il tragitto da Yperborea e Atlantide, sfruttando in uscita uno dei quattro grandi fiumi iperboreo-artici, responsabili dei ghiacci polari. Nel testo Navigazione di San Brandano, celebre per tanti secoli, il monaco irlandese, figura storica, racconta di avere incontrato una “Isola delle Delizie” (Atlantide) e una Isola della Montagna Rocciosa (il centro di Yperborea), oltre a delle colonne che univano cielo a terra. Il monaco esploratore infine parla di un mare “quasi coagulatum”, densissimo. Un mare come “metallico”, senza alcun movimento: è il mare iperboreo, al centro del vortice che periodicamente si attiva. Un mare alla sua massima densità di 4 gradi sopra lo zero e con un campo magnetico terrestre del tutto verticale a spingere verso la superficie marina potrebbe presentarsi come il racconto medioevale dice. Normalmente si traduce questo passo come si parlasse di un banale mare ghiacciato ma i monaci medioevali conoscevano il mare ghiacciato (anche nel caldo del clima medioevale) dalle fonti letterarie e da come i Romani avevano chiamato l’Irlanda: Hibernia, cioè Isola invernale, assai fredda, nevosa, ghiacciata.
Se quindi questo racconto avesse voluto parlare di “mare ghiacciato” avrebbe utilizzato i differenti termini latini comuni: gelidus, perfrigidus, o glacies (ghiaccio) invece ci descrive un “mare densissimo”. Ammettiamo gli antipodi della terra sferica, gli alieni, i cerchi nel grano, e non ammettiamo altri possibili continenti e zone terrestre con condizioni ambientali differenti dalle usuali? Il problema massimo di ricostruzione mitico-scientifica viene proprio dal conflitto fra Teoria della Terra Piatta (con i suoi ulteriori continenti: Yperborea, Atlantide, Plutonia e Ammonia) e Teoria della Terra Cava (i Campi Elisi di Virgilio, Kirker, Halley, e alcune recenti fotografie dall’alta atmosfera). Secondo quest’ultima concezione la terra si apre verso un’altra Terra sotterranea in corrispondenza dei poli. Quindi non esisterebbero i Poli come li intendiamo noi ma sarebbero delle “aperture” che Kirker disegna nel suo Mundus Subterraneus come specie di vortici a spirale che periodicamente si aprono e si chiudono. Sono loro i responsabili delle inversioni magnetiche registrate in Antartide e delle deviazioni alternate (orarie e antiorarie) del Pendolo di Foucault? Sono loro che distrussero l’ultima spedizione di Ulisse, secondo il racconto di Dante?
Certo è che questi vortici polari, aperture verso altre dimensioni, spiegherebbero meglio la difficoltà del raggiungere Atlantide e spiegherebbero pure l’assenza di rotte aeree polari, che svelerebbero al mondo una Terra molto diversa dal modello ufficialmente imposto, imbarazzante per le élites politico-militari. La Terra Cava sembra però più compatibile con una Terra sferica o convessa (magari ferma) rispetto a una Terra Piatta lineare. Come ha potuto Byrd entrare nella Terra interna con un aereo? Terra Convessa con raggi solari curvi quale soluzione intermedia fra piattismo e nuove dimensioni interne? Ai posteri l’ardua sentenza…
Il Mito greco alla fine ancora ci soccorre e nel soccorrerci, come sempre, ci confonde ancora di più. Ma si tratta infatti di un Mito che sembra molto vicino alla storia: il conflitto fra Atena e Poseidone, il nume di Atlantide, per il controllo dell’Attica (Atlante, Attica, Athena… passione per la “A” seguita dalla “T”?), l’epopea dell’eroe ellenico Heracle (che sconfigge Atlante), e l’incontro fra Pitagora e l’iperboreo Abari. Questo sarebbe un sapiente che fece un tour trionfale per tutta la Grecia (in epoca già storica) guarendo epidemie e mostrando conoscenze scientifiche superiori, alluse dalla “freccia d’oro” che dona a Pitagora! Come venne soprannominato dai Greci? Areobante! “Colui che viene scagliato nel cielo”. Gli Iperborei conoscevano la tecnologia per volare? Oggi ammettiamo che gli Ufo (le cui migliaia di avvistamenti non possiamo più negare) siano alieni, extraterrestri, ma non ammettiamo la più razionale e semplice interpretazione che possa trattarsi di esseri umani dotati di tecnologia superiore e provenienti da altri continenti terrestri. Paradossale, no?