Quanto spesso sentite dire a qualcuno "amo il mio lavoro"?
Nei nostri corsi aziendali spesso sentiamo dire "grazie a Dio è venerdi" o "se vincessi al lotto me ne andrei da qui". Confucio affermava che l’uomo che ama quello che fa, non fa mai un giorno di lavoro nella sua vita. È possibile amare il proprio lavoro? Conosci qualcuno che lo ami? Chi ama il proprio lavoro, si impegna in esso e guadagna significato da esso.
La Gallup Organization ha identificato alcuni elementi chiave per sentirsi coinvolti nella propria professione:
1. Chiarezza di ruolo: le persone sanno cosa ci si aspetta da loro lavoro.
2. Utilizzo del talento: i lavoratori hanno occasioni di utilizzare i loro talenti nei ruoli di ogni giorno.
3. Riconoscimento: gli impiegati vengono regolarmente riconosciuti e desiderano che si tenga a loro.
4. Comunicazione: le persone ricevono continui feedback (riscontri) sulla loro prestazione e hanno regolarmente colloqui sui propri progressi.
5. Legame: gli impiegati hanno forti legami con i loro colleghi.
6. Sviluppo: le persone hanno occasioni di imparare e crescere.
Potreste pensare che tocca al vostro manager o alla vostra organizzazione fornire questi fattori. In parte è vero; tuttavia ognuno ha la piena responsabilità del proprio impegno. Lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi ha studiato migliaia di persone e ha scoperto che rimbalzano fra due estremi: durante gran parte del giorno vivono pieni di ansia e di pressioni provenienti dal lavoro e dagli obblighi, mentre durante i momenti di svago, tendono a vivere nella noia passiva. La chiave della felicità è quindi sfidarsi con mansioni che richiedono un alto livello di abilità e di impegno ed essere completamente coinvolti in queste attività.
Quando siamo completamente coinvolti in un'attività entriamo nello stato di “flusso”, uno stato in cui il tempo vola via e ciò che stiamo facendo sembra non richiedere sforzo. Tendiamo ad avvertire tali momenti di flusso quando facciamo sport o siamo occupati in un hobby. Immaginate di sciare giù da una montagna con tutta la vostra attenzione concentrata sulle curve, è improbabile che in questo momento vi preoccupiate di cose insignificanti. Un altro aspetto di un momento di flusso è che i feedback sono immediati; lo scalatore di montagna sa di essere un passo più vicino all'obiettivo. Tenendo questo in mente, come potete generare maggiori momenti di flusso nel vostro lavoro?
- Cercate costantemente sfide che espandano il vostro livello di abilità, particolarmente se richiedono l'apprendimento di qualcosa di nuovo.
- Fissate obiettivi e richiedete feedback che vi facciano comprendere come vi muovete sul breve e sul lungo termine.
- Trovate o ritrovate il significato in quello che fate.
Alla base del benessere e del successo di ogni attività c’è il significato che quella attività ha per noi. Ma come trovare (o ritrovare) il significato in quello che facciamo? Un artigiano sa perché fa ciò che fa. La Rivoluzione Industriale, con le relative catene di montaggio senz’anima, ha tolto il significato delle proprie azioni a molti lavoratori. Victor Frankl, che è sopravvissuto a un campo di concentramento nazista, ha suggerito che possiamo superare qualsiasi cosa se ci poniamo un “perché" abbastanza grande. Trovate il significato in ciò che fate; che cosa significa il vostro lavoro per voi? E per gli altri? E per il mondo?
Per esempio, un insegnante potrebbe dire che il significato del suo lavoro è condividere quanto ha imparato. Oppure scoprire che più insegna più impara nuove cose. E questo potrebbe dare un nuovo significato alla sua professione. O ancora sentire che il suo insegnamento ha impatto su una intera generazione di studenti e quegli studenti cambieranno il mondo, anche se soltanto un po' alla volta.
Per trovare il senso della vostra attività, fatevi le seguenti domande:
- Che cosa significa questo lavoro per me?
- Che cosa significa per i miei clienti/ persone con cui vengo in contatto?
- Che cosa significa questo lavoro nel contesto della mia vita?
- Come posso dargli più significato?
Quando uniamo il significato con le nostre azioni ci auto-realizziamo, la nostra vita acquista scopo e passione e iniziamo veramente ad amare il nostro lavoro. Spesso quando pensiamo a qualcuno che ama la sua professione, concludiamo che sia impegnato in una vocazione piuttosto che in un lavoro (pensate ai medici e alle infermiere). Aristotele affermava che "dove si incrociano i talenti e i bisogni del mondo, lì si trova la vostra vocazione". Oggi potremmo usare la parola passione anziché vocazione. Il mondo non ha bisogno solo di medici eccellenti, ma anche di eccellenti servizi di assistenza ai clienti, di eccellenti venditori, ragionieri, fornai, commesse, tecnici, costruttori, ecc. A volte pensiamo che saremmo più felici seduti su una spiaggia facendo nulla (noia passiva), ma in verità siamo più felici quando stiamo facendo qualche cosa di utile!
Per maggiori approfondimenti potete leggere il volume Crea il lavoro che ami, Ed. Sperling & Kupfer, disponibile anche in e-book.