Definita come "una brillante compositrice italiana con un senso meticoloso del colore orchestrale e un accattivante dono lirico", Elisabetta Brusa è una donna pioniere nel numero crescente di compositori moderni che hanno scelto di scrivere musica in uno stile tonale teso a comunicare con il pubblico. Il suo linguaggio e la sua musica coprono una vasta gamma di espressioni. È professore titolare presso il Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano, dove insegna Composizione dal 1985. Dal 2002 tiene anche corsi di orchestrazione tradizionale.
Ci parli di lei...
Trascorsi i sessant'anni e con una salute non buona, si inizia a fare... il conto alla rovescia. Se da giovane avevo tutte le speranze tipiche di quell'età, adesso il mio pensiero va esclusivamente alla preoccupazione di portare a termine alcune mie composizioni. Sicuramente mi dispiacerebbe molto lasciare la mia opera incompiuta. Sono convinta che il provare dolore fisico e psichico aiuti molto nel comporre. Le sofferenze altrui e propria ridimensionano l'ego e innalzano lo spirito, rendendolo più profondo ed essenziale e contagiando inevitabilmente la propria arte. Non mi sono mai accorta di essere stata una bambina prodigio o di aver avuto doti compositive particolarmente elevate. Ho avuto una vita particolare e fortunata. Mia madre era inglese e molto indipendente, soprattutto da giovane, anche se poi finì spesso per seguire le idee di mio padre per via del suo modo di ragionare sempre equilibrato, con la giusta prospettiva e proiettato sempre avanti. Non mi hanno fatto mai sentire particolarmente femmina né maschio, ma soltanto una persona. Da sempre mi ero resa conto che non ero bella quanto mia madre, né intelligente e colta quanto mio padre e credo che questo mi abbia reso col tempo più equilibrata. Durante la mia vita, non ho mai avuto ambizioni sfrenate per emergere come compositrice. Sapendo che la mia musica non rientrava stilisticamente nei tempi in cui vivevo e scrivendo per il cassetto, ho sempre pensato che avrei avuto più possibilità di emergere una volta passata a miglior vita. Non mi è parso di essere mai stata osteggiata come donna, ma semplicemente come compositrice, perché contro corrente.
“Personaggio” e persona.
Non ho mai pensato, né mai ho sentito la necessità di crearmi un'immagine artificiale, esteriore come personaggio pubblico. Mi comporto a casa come durante l’insegnamento in conservatorio, come sul palcoscenico, a una festa, oppure quando ho occasione di parlare in pubblico. Ho vinto la timidezza di un tempo quando ho iniziato a sentirmi sempre più sicura, ciò è avvenuto scoprendo gradualmente il vuoto intellettuale e umano di molti individui che mi mortificavano, penalizzandomi perché considerata compositrice tradizionalista in un ambiente, allora e tuttora, strettamente d'Avanguardia. Oggi sono tranquilla perché credo di essermi meritata rispetto, soprattutto come docente al Conservatorio di Milano. Ho fatto del mio meglio per trasmettere le mie conoscenze agli allievi e la maggior parte di loro mi è sempre stata riconoscente. Prima della pubblicazione dei miei due CD, nelle commissioni d'esame i miei allievi ricevevano voti più bassi di quanto meritavano. Anch'io mi sono diplomata con un voto molto basso, ma questo non mi ha impedito di perseguire i miei sforzi. Stranamente, adesso i miei allievi ricevono più o meno i voti che meritano…
Essere donna ieri e oggi…
Da ragazza, guardavo tutte le donne con grande sospetto e disistima, perché le consideravo quasi tutte insignificanti. Penso che il problema risiedesse nell'eccessiva intelligenza, cultura e generosa umanità di mio padre. Non mi truccavo, perché lo consideravo un espediente per adescare gli uomini. Mia madre era una donna bellissima e usava solo un leggero strato di rossetto. Più tardi, anch'io ho seguito questo modello, e basta. Inoltre, mi vestivo semplicemente con pantaloni e un maglione o maglietta, mia madre aveva invece abiti bellissimi e costosi. Allora, avrei voluto essere un maschio, perché ritenevo che avrei avuto più opportunità delle donne, adesso non m’importa più e mi pare che ci sia più parità. Sono contenta di essere ciò che la vita mi ha riservato essere. Da piccola, mio padre mi regalava trenini, automobiline e perfino un carro armato. Mi ricordo quel giorno a Parigi alle Galeries Lafayette, quando mia madre, ridendo, disse a mio padre "beh adesso però ho deciso di regalarle una bambola, almeno una volta nella sua vita!". Gradualmente, anche con l'arrivo di allieve molto dotate, intelligenti e simpatiche, ho iniziato a cambiare idea sulle donne. Col passare del tempo si sono viste sempre più donne intelligenti e colte in tutti i settori e i media hanno aiutato moltissimo a farle conoscere, un po' in tutti i campi. Non so cosa pensare nei riguardi della liberazione, integrazione ed eguaglianza delle donne nel mondo occidentale. In genere ho notato che le mie colleghe hanno occasioni come i maschi. Ovviamente, ci sono meno concerti di donne perché ci sono meno compositrici. Però non sono esperta e non ho mai fatto ricerche al riguardo. Penso che ai tempi d'oggi in certi ambienti non ci sia molta differenza e che la donna sia pressoché arrivata ad avere lo stesso potere dell'uomo. Comunque, la Musica, per sua natura, non è né maschile né femminile. È casomai espressione di sensibilità differenti, ma che non necessariamente possono o devono emergere con evidenza nell'opera dell'autore.
Esiste uno stereotipo della milanese?
Non penso di essere stereotipo di alcun genere. I milanesi sono sempre ben vestiti, ma io a volte do poca attenzione all’abbigliamento. In questo mio marito è più milanese di me. Solo recentemente ho deciso di migliorare il mio guardaroba, cosa che mi ha anche fatto molto piacere. Non frequentiamo la mondanità milanese, salvo qualche rara occasione. Abbiamo comprato l'automobile più piccola che potevamo e la casa più piccola ma sufficiente ad accogliere i mobili e gli oggetti antichi ereditati dai miei genitori. Abbiamo però un terrazzo quasi altrettanto grande e io ne sono felicissima, perché amo molto il giardinaggio. Siamo persone molto complicate e molto semplici allo stesso tempo. Siamo milanesi ma non stereotipi.
Come presenterebbe la sua musica?
La Musica vive un periodo complesso nel quale, a mio avviso, possiamo riconoscere due correnti principali: 1) Avanguardia e Post-Avanguardia (atonalità) e 2) Neo-Tonalismo. Personalmente mi avvicino al Neo-Tonalismo e in particolare al Neo-Romanticismo, inteso nel senso originario della parola, spesso usata genericamente o fraintesa. La mia musica nasce da sollecitazioni emotive, sorretta da forme e tecniche razionali, senza compiacimenti tecnici, grafici o emotivi. Condivido il ritorno a un "Nuovo Umanesimo" con introduzione di nuove forme e rivalutazione di altre già affermate, ma con nuove strutture interne; non certo un mero ritorno a modelli del passato. La Neo-Tonalità riunisce qualità logiche e una flessibilità che consentono equilibrio tra razionalità e quell'intuizione artistica a volte inspiegabile anche al compositore stesso. Sostengo la necessità di un sistema organico di composizione, applicabile non solo a un singolo lavoro, ma alla intera concezione propria del compositore. Prediligo una concezione sinfonica, soprattutto orchestrale e spesso in forma ciclica. Nelle mie composizioni utilizzo una ritmica ricorrente e chiaramente distinguibile, memorizzabile o almeno riconoscibile a orecchio. Non sono propensa all'infinità di ritmi complessi sovrapposti o in successione. Pertanto, credo in una tematica ben definita e in un'armonia chiara, ben definita e consequenziale in senso lato, cioè strutturale.
In che modo, oggi, un compositore può farsi conoscere?
In Italia, la politica ha sempre avuto un notevole influsso nei confronti delle arti e dei mestieri, ma in particolare a Milano dove, riguardo alla musica, risiedono le due più importanti case editrici: Edizioni Ricordi e Edizioni Suvini-Zerboni. La condivisione degli ambienti vicini alla politica e alle ideologie ha sempre inizialmente aiutato gli artisti smaniosi di carriera. Col passare dei decenni però, tutti quelli che ho visto assurgere a posti di potere, senza averne merito o qualità, sono scomparsi... Ricordi e Suvini-Zerboni hanno ripetutamente rifiutato le mie musiche, di conseguenza a Milano e in Italia, inizialmente, non ho avuto né concerti né radiotrasmissioni. Le cose sono andate così per me e altri compositori a me simili. Per quanto mi riguarda, rendendomi conto che mi esprimevo meglio componendo per orchestra anziché per strumenti singoli o piccoli ensemble (allora erano di moda pezzi lunghissimi per flauto solo perché la SIAE pagava al minuto, come i quadri che si pagano al metro quadro), dal 1986 ho deciso di comporre solo per questo organico. Essendo totalmente bilingue, ho potuto anche mettermi in contatto con istituzioni e orchestre di altri paesi. È stata la mia fortuna. Ho avuto numerose commissioni e le mie composizioni sono state eseguite e radio-teletrasmesse in varie città d'Italia, Stati Uniti, Europa e Asia, con importanti orchestre, come la BBC Philharmonic, o , in Italia, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e I Solisti Veneti. Intorno al 2000, la casa discografica Naxos ha deciso di creare una nuova collana per compositori del XX secolo. In quel momento avevo undici lavori per orchestra di vario organico con le parti strumentali pronte. La Naxos ha registrato questi lavori con la National Symphony Orchestra of Ukraine diretta da Fabio Mastrangelo e il risultato è stata la pubblicazione di due CD. Recentemente è uscito il mio terzo CD con la Royal Scottish National Orchestra diretta da Daniele Rustioni, dove è incisa la mia Prima Sinfonia. Vorrei concludere con la mia “poetica”: dal momento che non scrivo musica "oggettiva", tutte le mie opere riflettono il mio carattere e momenti particolari che hanno segnato la mia vita. Questo rivela presumibilmente la necessità interiore del mio inconscio di unire le mie esperienze musicali con ciò che mi ha attratto e continua ad attrarmi nelle altre arti.
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www.elisabettabrusa.it