Scatenati, i telefonini bombardano le passerelle e gli stand, per riversare sui mezzi di informazione una carrellata di immagini, evitandosi la difficoltà di una sintesi. Assai difficile perché questo gennaio le collezioni presenti sono state 445, di cui 216 estere, e le new entry ben 80. 10mila visitatori complessivi di cui 7mila buyer (+5% rispetto alla scorsa edizione invernale). Malgrado la situazione della Russia, che era uno dei più entusiasti clienti del made in Italy junior prima della crisi, le previsioni del settore per il 2016 sono di crescita, anche se lieve. L'Italia, in particolare, colleziona un positivo +8%.
A parte i dati, il prossimo autunno-inverno sarà molto... spaziale. Sono tantissimi i brand che hanno dedicato parte delle proprie collezioni al tema galaxy. In primis Il Gufo, che ha portato in passerella piccoli astronauti con tanto di maxi pianeti. Colori dominanti grigio e laminato. Anche alla sfilata di Children’s Fashion from Spain i bimbi hanno sfoderato spade laser e look space style. Sono diminuite le sfilate di singoli brand, ma Pitti ha attrezzato la sezione Apartment per sfilate rivolte ai compratori delle boutique più esclusive.
Monnalisa, marchio che continua a mietere grandi successi,( riapre il monomarca di Madrid, aprono i nuovi shop di Shangai e Panama), non ha rinunciato a far sfilare la sua collezione. La scelta è caduta su Palazzo Corsini, un ambiente magico, ma che, per le misure di sicurezza più stringenti di quest'anno, ha reso impossibile la partecipazione di una parte degli invitati, che si sono persi le mise con abbinamenti di rigato e rose, le pelliccette gonfie e di colori insoliti, gli abitini di un'eleganza strepitosa, i cappelli a larga falda e, per il maschietto, uno stile elegante ma insieme sbarazzino.
Girando per i padiglioni ci rendiamo conto che l'offerta supera la domanda, soprattutto perché troppi marchi per adulti hanno preso a cimentarsi con gli abiti da bambino, entrando in competizione con esponenti indiscussi di questo difficile e redditizio settore moda. Lo fanno dando in licenza le collezioni, ma non è facile trovare licenziatari soddisfacenti. La forte competizione viene affrontata differenziando, all'interno dello stesso marchio, varie linee, con la speranza che questa strategia possa soddisfare ogni richiesta del cliente. Altri copiano, producendo in tal modo una contaminazione di stili senza raggiungerne uno proprio. Omologazione dalla quale sono esenti i nomi del settore luxury, come Quis Quis, Scervino, Simonetta o MiMiSol, e i più abbordabili Desigual e Burlon, molto richiesti per il loro inconfondibile look.
Ci siamo chiesti il motivo del grande successo commerciale di Vingino, produttore olandese. Oltre alla copiosa pubblicità, produce design “fresco” ad ogni ordine. E questo piace ai negozi, come stimolo ai clienti di nuovi acquisti, secondo un'educazione al consumismo che penalizza la formazione, nei bambini, di un gusto per capi unici, un po' slegati dalle mode, portabili per più di una stagione per la loro bellezza. Pensiamo a Scotch &Soda, anch'esso olandese, i cui modelli incarnano una sintesi di culture lontane, visitate nel passato dai viaggiatori di quel paese, per secoli potenza commerciale con forte tradizione marinara.
Dolce e Gabbana sceglie volutamente, ormai dal 2012, di replicare in miniatura la collezione maschile e femminile “adulta”, con grande attenzione alle proporzioni. Il risultato, molto soddisfacente nella risposta dei compratori, se è esteticamente molto valido quando gli abiti sono confezionati con gli originalissimi stampati della griffe, appare problematico per gli abiti maschili classici. Indosso ai bambini, li fanno apparire nanetti. Da elogiare invece il peluche Mimmo The Dog, completo di cuccia, progettato, più che come un gioco, come un oggetto cui affezionarsi, e magistralmente realizzato.
Simonetta celebra i 40 anni di presenza ininterrotta a Pitti con il filmato Let the journey begin, prodotto da Pitti Immagine, che descrive l'attività di successo del marchio. Che, per inciso, ha prodotto e distribuito il settore junior di nomi come Cavalli, Fendi e Fay, e che in tal modo hanno potuto ampliare l'offerta senza che ne soffrisse il loro stile, nel passaggio a un'utenza delicata come i bimbi.
Dolci buonissimi e torte glassate hanno decorato più di uno stand, vuoi per attirare, vuoi per celebrare il cinquantenario di una produzione (la ligure Magil), e anche per festeggiare il sostegno dato alla Fondazione Veronesi per l'oncologia pediatrica. Il collegamento di ogni Pitti Bimbo con progetti di beneficenza è ormai una costante di ogni sessione, secondo la volontà ammirevole di redistribuire una parte dei proventi ai bimbi svantaggiati.
In questa sessione di Pitti Bimbo vediamo che la tecnologia che evita il surriscaldamento del piede, per mezzo delle famose suole forate, è stata applicata anche alle giacche sportwear FW16/17. Di tessuti tecnici, rip-stop, diventano traspiranti con sistema brevettato, in colori acidi o classici. Per il bimbo molto piccolo ha riscosso grande successo l'idea di una mamma di tre bambini, che ha studiato e realizzato pannolini di nuova generazione, in fibra di amido vegetale, composti da mutandina di cotone foderato di poliestere e tampone assorbente lavabile; si può lavare anche in lavatrice e fa presto ad asciugare (al sole, niente asciugatrice). “Sono capi eseguiti a uno a uno - ci dice la manager Carla Babudri - con tutta l'artigianalità del made in Italy, per evitare cuciture irregolari, elastici troppo o troppo poco tesi”. Una lavorazione col controllo di qualità. La fibra di amido e il puro cotone biologico garantiscono contro gli arrossamenti. Tre taglie, che vestono da 7 a 13 kg, assicurano la copertura necessaria, da 1 mese a 24 mesi. “Va tenuto conto che, rispetto ai pannolini Usa e Getta in commercio, la spesa complessiva è meno della metà, con un impatto ambientale di zero chilogrammi, a fronte di una tonnellata di rifiuti che l'altro tipo produce”. Il progetto è dunque un'iniziativa lungimirante che pensa al benessere dei bambini collegandolo al rispetto per l'ambiente.