Seicentotrenta chilometri a ovest di Ventimiglia, nel cuore dei Pirenei orientali, tra Francia e Spagna, sorge il co-principato indipendente d’Andorra, unico caso di sovranità congiunta esistente al mondo: uno Stato, due Principi (uno francese laico e l’altro spagnolo ecclesiastico). La duplice appartenenza di stampo feudale consentì ad Andorra di sopravvivere nei secoli, evitando l’annessione ai due potenti vicini, ma anche la guerra civile di Spagna e la Seconda Guerra Mondiale.
Ogni qualvolta mi reco nella penisola Iberica, sia all’andata che al ritorno amo sostare qualche giorno ad Andorra, al punto d’aver percorso le quattro vie d’accesso solo per valutarne le differenze, essendo il mio mezzo poco incline alle ripide salite: Perpignan (169km) e Toulouse (187km) dalla parte francese e Barcellona (185km) e Lleida (151km) da quella spagnola, che è il versante più morbido. D’estate, quando lungo la costa non si respira per il caldo intenso, qui si sta divinamente. Così, nel tempo, ho maturato il desiderio di conoscere meglio le vicissitudini e gli angoli di questo straordinario paese, grande due volte l’isola d’Elba e con una popolazione di 66mila anime presa d’assalto da ben 12milioni di visitatori l’anno (un numero enorme: più che a Venezia o a Singapore - il principato di Monaco non arriva al milione), perlopiù pendolari del duty-free shopping.
Nel 1981, a seguito di pressanti denuncie sulle tante illegittimità imputabili a sopravvivenze di anacronismi feudali, soprattutto in materia di sovranità e di diritto internazionale, i coprincipi approvarono un importante processo di riforma istituzionale che portò all’elaborazione dell’attuale ordinamento di Andorra, noto come Consell Executiu (Consiglio Esecutivo). Nel 1992 le delegazioni del consiglio generale e di ciascun coprincipe stilarono congiuntamente, ma non senza reciproche diffidenze, retaggio di pregiudizi secolari, una propria costituzione. Il testo fu sottoposto a referendum popolare il 14 marzo 1993; la sua approvazione valse ad Andorra il riconoscimento internazionale di co-principato indipendente, in possesso di una piena personalità giuridica e dotato di un corpus legislativo, adeguato alle esigenze di uno Stato moderno e democratico. Gli andorrani giunsero così alla piena sovranità nazionale, giudicata troppo spesso utopica, senza violenze e senza troncare radicalmente con le tradizioni, mantenendo formalmente inalterata la struttura del coprincipato, anche se la natura del potere esercitato dal vescovo d’Urgell e dal capo di stato francese non può definirsi sovrana nel senso tecnico del termine.
Per secoli l’economia tradizionale di Andorra fu basata sul raccolto agricolo di modeste quantità di tabacco, segala, frumento, olive, patate, e sull’allevamento di ovini e caprini. Alla metà del secolo scorso, il paese si diede un unico statuto basato sul consolidamento delle proprie aspirazioni commerciali: da quell’epoca un numero crescente di negozi ha aperto i battenti, offrendo articoli a prezzi competitivi, grazie alla incidenza minima delle imposte (3-5%). Oggi le piantagioni di tabacco e l’allevamento del bestiame influiscono sugli introiti statali di appena l’1.4%. Il resto delle entrate, di questo ricco paese, proviene dall’industria del turismo estivo e invernale, con le più vaste e attrezzate stazioni sciistiche dei Pirenei, dall’attività bancaria, che vanta politiche fiscali estremamente generose, nonché una riservatezza che è divenuta proverbiale, e dal privilegio del “porto franco”. La popolazione di questo stato, noto con un’infinità di nomignoli, tra cui spicca “Principe di Denari”, può vantare uno tra i più elevati tenori di vita in Europa. I negozianti qui gestiscono quantità enormi di merci ed entrate stratosferiche, tanto che le analogie coi sultanati arabi si sprecano. Gli andorrani non pagano tasse di alcun genere, se si esclude un’imposta irrisoria sul nucleo famigliare chiamata Foc i Lloc (focolare e luogo). Qui non si compilano dichiarazioni dei redditi né libri contabili. Il livello d’istruzione di futuri manager e specialisti è sostenuto dal governo, il quale sovvenziona i giovani andorrani che, dopo le scuole superiori, decidono di continuare gli studi in università straniere: faranno ritorno in patria con qualifiche atte a sostenere lo sviluppo generale del paese. Una terra felice e sicura, dunque, scelta come residenza da numerosi vip internazionali, protetta e coccolata da Francia e Spagna ed esente anche dai rischi di fenomeni naturali, come terremoti o tifoni.
Ancora negli anni ’50 Andorra contava solo 5000 abitanti, oggi il numero dei residenti, più che decuplicato, è raccolto in gran parte lungo le valli del Valira, in particolare nell’area della capitale e dintorni. Di questi quasi l’85% sono stranieri, perlopiù spagnoli castigliani (49%) e catalani (26%), seguiti da francesi (6%), portoghesi, da una nutrita comunità di commercianti indiani (provenienti dalle isole Canarie - non più porto franco dal 1986, con l’ingresso della Spagna nell’UE), importatori e ristoratori cinesi ed operai edili nordafricani. Ottenere la cittadinanza andorrana è molto difficile. Chi risiede da oltre venti anni ha diritto di voto, può avviare una qualsiasi attività commerciale, ma non aspirare alla cittadinanza, prerogativa riservata a chi, nato entro o fuori i confini del Principato, abbia quantomeno un genitore andorrano. Esistono 4 classi, a seconda del grado di parentela coi progenitori: sono di prima classe coloro che possono vantare nonni o bisnonni andorrani, mentre gli stranieri residenti appartengono all’ultima. La rigida ripartizione in classi sociali, che similmente alle caste non consentono alcuna mobilità, è senza dubbio un residuo medievale; tuttavia una simile struttura sociale appare ispirata da un legittimo desiderio di “autoconservazione” da parte di uno stato piccolo, ricco e la cui cittadinanza dà diritto ad una serie di privilegi, soprattutto sociali, decisamente molto ambiti. Non è neppure facile ottenere la residenza o un qualsiasi permesso di lavoro. Ciò avviene quando i cittadini delle prime due classi decidono di cedere in gestione l’esercizio di un’attività: scaduti i termini per la priorità ai residenti, gli stranieri benestanti, solitamente in numero molto esiguo, possono usufruire del bando annuale che consente loro di entrare a pieno titolo tra i nuovi residenti di Andorra. Diversamente, chi vuole mettersi in affari nell’ambito e lucroso mondo del duty-free senza troppa burocrazia e interminabili liste d’attesa, deve necessariamente ricorrere a un prestanome. La cessione a percentuale di locali ad uso commerciale da parte dei proprietari è un’attività molto diffusa ad Andorra. Per quanto riguarda il carattere del popolo catalano (l’etnia andorrana), esso ha la peculiarità d’essere concreto e fiero, particolarmente operoso e incline agli affari (un po’ come i lombardi da noi). Per contro, non è così estroverso o caliente come i suoi fratelli castigliani.
L’era del grande business per gli andorrani è iniziata durante la guerra civile di Spagna, quando le materie di prima necessità, ma anche le armi, venivano contrabbandate su e giù per mulattiere dalla Francia alla Spagna, poi nel corso della seconda guerra mondiale, con l’occupazione tedesca della Francia, il traffico di merci seguì il percorso inverso, con due denominatori comuni: aiutare i fratelli d’oltre confine e ottenere buoni profitti per i valligiani. Alla fine della guerra iniziò la strategia commerciale che in mezzo secolo, grazie al consumismo di massa, ha portato Andorra nel ristretto novero dei paesi più ricchi del mondo. E’ definito spesso il paradiso europeo del duty-free, anche se in verità, negli ultimi anni la convenienza non è più quella del passato e su molti prodotti elettronici e fotografici non si risparmia oltre il 20-30% (come appunto a Singapore o Hong Kong, e comunque meglio di Gibilterra).
Attirati dai prezzi competitivi, che si mantengono grazie a un dazio minimo (non vige un regime esentasse) e alla sovvenzione, concessa ai prodotti UE esportati fuori dalla comunità europea (diventando più economici che nei paesi di produzione), gran parte dei visitatori giunge nel Principato con l’intento di fare acquisti nell’incredibile varietà di profumerie, gioiellerie, orologerie, negozi di elettronica, hi-fi e computer, apparecchiature fotografiche, materiali ottici, calzature, boutique con abiti firmati dai migliori stilisti italiani e francesi, favolosi empori d’abbigliamento e articoli sportivi, perlopiù invernali, store stipati di tabacchi e liquori, fornitissimi centri farmaceutici e supermercati di alimentari in genere, centri commerciali ben organizzati, con un’ampia scelta di articoli, compresi la cartoleria e materiale scolastico per bambini, molto originale. Primo fra tutti è il multistoried Pyrenees, con sede ad Andorra la Vella e a Pas de la Casa, che raccoglie prodotti esclusivi di prim’ordine, dove il turista può farsi un’idea generale sulle merci e sui prezzi.
Per il “Paese dei Pirenei”, la natura occupa uno spazio importante, boschi, fiumi, montagne, sentieri, rifugi in qualsiasi stagione dell’anno offrono panorami incantevoli ed opportunità di vacanza interessanti e divertenti: si può attraversare buona parte del paese passando da una funicolare all’altra. Caratterizzato da un territorio aspro e montuoso, il Principato ha potuto conservare inalterati nei secoli la struttura sociale, la cultura e i rituali di una comunità montana di ascendenza medievale; altro aspetto notevole è la straordinaria creatività artistica e stilistica, eredità del romanico. Andorra era parte dell’Impero Romano, ma l’unica testimonianza scritta sull’esistenza di popolazioni indigene giunge dallo storico Polibio, quando nella descrizione delle Guerre Puniche cita la tribù degli Andosini, che in queste valli tentò di ostacolare il passaggio di Annibale. Con la caduta di Roma, questo lembo di terra divenne un importante crocevia per le tribù barbare del nord, dirette nelle provincie della penisola iberica, come i Vandali, i Visigoti e gli Alani.
Importanti testimonianze sono visibili presso le chiese di Sant Joan de Caselles, Sant Romà de les Bons, Sant Martì de la Cortinada, Sant Climent de Nagol, Sant Miquel d’Engolasters, e nei ponti della Margineda e Sant Anton. Altra meta di interesse religioso è rappresentata dal santuario di Andorra, consacrato alla Madonna di Nostra Senyora de Meritxell. Si possono inoltre vedere numerose opere d’arte molto ben conservate, come edifici ed affreschi romanici o pale d’altare di epoca medioevale. Nella capitale, Andorra la Vella, si può visitare la chiesa di Sant Esteve che risale al XII secolo, la Plaça Guillermò e la Casa de la Vall (XVI sec.), l’edificio gotico pirenaico più importante, sede storica del Consell General. Un paio di chilometri a sud del centro si trova la chiesa altrettanto famosa di Santa Coloma.
Definita a ragione ‘terra di cultura’, come dimostrano, anno dopo anno, l’organizzazione di festival e la promozione di attività culturali di d’ogni tipo, in tutte le stagioni. Il paese conta diverse infrastrutture permanenti: la Sala d’Esposizione del Governo (Andorra la Vella), l’Auditorio Nazionale (Ordino), il Centro Culturale e dei Congressi a Sant Julià de Lòira e in ogni singola parrocchia. Andorra è anche sinonimo di musica, con una serie di concerti ed eventi di grande interesse artistico: in giugno si svolge il Festival Internazionale del Jazz (Escaldes-Engordany), a settembre il Festival di Musica Classica (Ordino) e da ottobre a maggio la Stagione di Musica e Danza (Andorra la Vella). A livello popolare, le forme culturali più originali trovano espressione nei balli tipici, che prendono vita durante le principali feste di ogni paese. Antiche consuetudini montanare si conservano ancora nelle occasioni importanti come una nascita o un matrimonio. Quando nasce un bambino, per esempio, gli uomini dei villaggi limitrofi si recano in visita alla puerpera e vengono invitati a consumare un frugale pasto.
La tradizione locale è molto vicina a quella della Catalogna, col vantaggio che la conformazione montuosa del Paese ha contribuito a mantenere intatte nel tempo usanze alquanto remote. Tutti i festival e le usanze di Andorra sono comunque connotati da una sorta di sincretismo tra l’ortodossia cattolica e la civiltà contadina, che si estrinseca nella rilevanza conferita ai cicli naturali della terra. Se a fine giugno siete in zona, non perdetevi la Festa di San Giovanni il Battista (San Juan), che si svolge il 24, come festival del solstizio d’estate (che sarebbe il 22: il giorno più lungo dell’anno) e del fuoco; apre la stagione estiva ricca di celebrazioni popolari ed eventi culturali. Tutta la notte gli abitanti dei vari quartieri si radunano attorno ad un grande falò per ballare, mangiare dolci tipici e bere vino moscatello (bianco dolce), prima di intraprendere la corsa con torce di fuoco, chiamata appunto correfoc, trainando per le strade della città carri allegorici, raffiguranti diavoli, dragoni e personaggi fiabeschi che sputano fiamme dalla bocca in una grande festa collettiva, spettacolare e coinvolgente.
Tornando alla vita di tutti i giorni, le moderne attrezzature dei centri termali, come quello di Caldea nella parrocchia di Escaldes-Engordany, consentono anch’esse di trascorrere una vacanza rilassante e rigenerante. Non perdetevi la bella passeggiata panoramica sopra La Vella e, dopo cena, potete scegliere di passare la serata in uno dei numerosi bar, pub discoteche, oppure seguire spettacoli teatrali, opera, concerto.
Da non perdere:
La cucina andorrana. In questo paese avvolto dai monti s’incontrano due culture culinarie d’eccezione: quella francese della Provenza, dai sapori delicati e raffinati, e quella spagnola della Catalogna, più succulenta e saporita. In aggiunta, la cucina tradizionale andorrana, che affonda le proprie radici nell’economia valligiana, basata principalmente sull’allevamento di bestiame, ricca quindi di carne (manzo, pecora, maiale, coniglio, cinghiale), legumi, ortaggi, miele, latte, ricotta o mato e formaggio, chiamato tupi (fermentato in un recipiente di terracotta con aglio e brandy), ma anche di trote, fornite in abbondanza da fiumi e laghi. Con l’incremento del turismo, l’offerta gastronomica del paese si è internazionalizzata, grazie al numero nettamente predominante di pizzerie e ristoranti italiani, seguiti da locali francesi, portoghesi, cinesi, arabi, indiani e fast food americani. I menù sono trilingue (catalano, castigliano e francese) e ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Di pane e di dolci da pasticceria ne esistono di svariati tipi; i bar alla spagnola, carichi d’atmosfera e di buone cose, sono molto indicati per una prima colazione o per uno spuntino al volo durante la giornata, magari con due fette di squisito jamòn serrano (prosciutto crudo).
I ristoranti tipici andorrani si chiamano borda, nome che indica le antiche case rustiche del paese, dove si preparano i cibi con le materie prime della montagna. Sia che sediate al tavolo di un borda o di un ristorante classico, gustare piatti tipici della regione sarà ugualmente un’esperienza gradevole e interessante. Un cibo di largo consumo e indicato come primo è la escudella, un minestrone di legumi bollito a fuoco lento, arricchito da pezzetti d’agnello e sapori locali. L’altrettanto popolare trinxat consiste in cavolo verde, patate e cubetti di pancetta accompagnati da aringhe salate e peperoncino. La carne arrosto è spesso accompagnata da un contorno chiamato esclibada, verdure cotte alla piastra: un popolare barbecue indicato per i picnic estivi, realizzato utilizzando legno di pino arso in un forno di mattoni, sormontato da lastre di ardesia o llosa. Qui tutto acquista un sapore pirenaico, compreso gli spaghetti, spesso conditi alla catalana, o la comunissima paella (riso allo zafferano con pesce, carne e verdure). In inverno, quando vengono uccisi i maiali, si ottiene una grande varietà di salsicce, come il donja e il bringuera, il bull (bollita), il brisbe (‘vescovo’), il llonganissa (salame), il botifarra (salsiccia catalana), oltre al prosciutto affumicato, arrostito e dorato a fette con miele e aceto, che gli conferiscono un sapore agrodolce e delicato. Assaggiate anche il civet di cinghiale o di cervo cucinato con vino e aromatizzato al cioccolato, oppure la trota fritta con prosciutto, caramello e insalata di cicoria. Le costelles a la losa (costolette alla piastra), agnello fritto nel grasso di suino, le chuletas de buey (cotolette di bue), la ternara asada a la brasa (vitello arrosto al carbone) e il cabrito al horno (capretto al forno), rappresentano altre prelibatezze molto amate dagli andorrani. Tra i volatili, il preferito è la perdiz (pernice) all’aceto. In quanto ai dessert, la scelta è vastissima: dalle mousse, dai diversi sapori, alle molteplici varietà di crepas, alle torrijas, pane bagnato in miele e panna, per finire con la coca masegada, fatta con farina di frumento, uova, moscatello e brandy.
Per quanto riguarda, poi, i vini, Andorra non può esserne produttore a causa dell’altitudine, che non consente alle vigne di crescere, tuttavia, nei negozi specializzati, nei supermercati e nei ristoranti è presente un vasto assortimento di marche straniere, in particolare francesi e spagnole.
Mangiare in un ristorante popolare costa attorno a 5-7 euro. Se di media categoria 8-17 e di lusso dai 17 in su. Il servizio è generalmente incluso nel conto, ciò nonostante i camerieri si aspettano una mancia extra del 10 percento.
Notizie utili:
Essendo la media delle altitudini di 1996m - il punto più alto è il picco del Coma Pedrosa (2947m) e quello più basso è il passo alla frontiera spagnola (840m) - l’accesso alle valli può avvenire solo via terra dalla Francia attraverso Pas de la Casa e dalla Spagna via Sant Julià de Lòria.
Andorra è suddiviso da tre profonde valli solcate dai fiumi Valira: il Valira del Nord, che bagna Les Salines, e il Valira d’Orient, che costeggia la via per la Francia, si congiungono alla capitale Andorra la Vella, l’unica città del paese, dove il corso d’acqua prende il nome di Gran Valira, prima di scendere in Spagna. Politicamente, invece, è suddiviso in sette provincie amministrative d’origini antichissime, chiamate parrocchie (parròquies), che tradizionalmente rappresentano anche unità religiose oltre che politiche autonome.
Per altre informazioni di carattere generale, rivolgetevi al Department de Turisme Govern d’Andorra (tel. 0376-875700), C/ Prat de la Creu 62, Andorra la Vella; www.turisme.ad sito ufficiale con informazioni generali sul principato; e-mail: turisme@andorra.ad chiedete di Noemi Pedra Pifarré. Altro sito utile: www.andorra.com portale web con informazioni su hotel, shopping, attività culturali, sport, storia, monumenti e un po’ di tutto in catalano, spagnolo, francese e inglese. Negli uffici sul posto potete ottenere gratuitamente la carta dettagliata del paese, la mappa di Andorra la Vella e sul retro quella di Santa Coloma e La Margineda. Opuscoli vari sugli itinerari a piedi e in mountain bike, sulle attività sportive e a richiesta anche un paio di CD con immagini generali del paese.
Ski Andorra (tel. 864389), Av. Tarragona 58/70, Edifici les Columnes - Despatx 14, Andorra la Vella: www.skiandorra.ad informazioni sulle stazioni sciistiche, sui prezzi degli ski pass e degli impianti di risalita in genere, sui trasporti, le condizioni meteo aggiornate, infopista, e molto altro. E-mail: skiandorra@skiandorra.ad chiedete di Isabelle o della direttrice Marta Rotés, molto gentili e disponibili.
Ambasciata d’Italia competente: Calle Lagasca 98, Madrid: tel. 0034 914233300; e-mail: archivio.ambmadrid@esteri.it
Automobil Club d'Andorra (ACA) Rue Babot Camp 13, Andorra La Vella: tel. +376 803400;
Soccorso Stradale tel. 860366
Velocità massima: 70 km/h e nei centri abitati 40 km/h
Emergenza: Polizia, tel. 110; Incidenti, tel. 118; Ambulanza, tel. 116.