Idan Segev è professore di neuroscienze alla Hebrew University of Jerusalem. dai suoi numerosi studi è arrivato alla conclusione che la dualità, la tendenza alla dicotomia attraverso la quale noi abbiamo l'abitudine di osservare e intendere le cose che giornalmente ci circondano sia un limite all'immaginazione.

La nostra abitudine a distinzioni rigide come ying e yang, alto e basso, grasso e magro ci impedisce di passare facilmente da una professione ad un'altra o ad apprendere più facilmente. Se la nostra mente fosse abituata a superare queste barriere la nostra creatività trarrebbe giovamento.

L'interazione tra arte e scienza verrà osservata e testata attraverso un nuovo centro di ricerca sulle neuroscienze costruito a Gerusalemme. Ospiterà anche una galleria d'arte e uno spazio nel quale gli artisti potranno lavorare. Per questo progetto si ringrazia il Brain Institute è l'architetto inglese Norman Foster. Idan spiega che molti uomini creativi mostravano forme di sinestesia, sono quelle situazioni in cui una stimolazione sensoriale ne rimanda ad un'altra distinta ma convivente. Segev afferma che per molti di questi uomini ad esempio le formule matematiche sono assocciate a visioni.

Numerosi studi hanno dimostrato che la creatività, è possibile da un certo grado di rumore cerebrale, ossia impulsi elettrici tra i neuroni in assenza di stimoli esterni o della determinazione a fare qualcosa. In pratica, anche quando non facciamo o pensiamo nulla, il nostro cervello è attivo e le cellule neuronali comunicano tra loro.

Uno studio curato dal McGovern Institute for Brain Research del MIT di Boston ha dimostrato che senza il rumore prodotto in una precisa area del cervello i fringuelli Zebra perdono la capacità di cantare. Sembra quasi la dimostrazione di un nesso tra creatività e seduzione.

Testo di Irina Ivan