Allestita nell’ambito dell’esposizione: “Artisti dell’Ottocento – Temi e riscoperte”, la mostra è un “focus” di due sale sul pittore Arturo Noci, incentrato sul periodo che precede il suo trasferimento a New York, avvenuto nel 1923. Le opere selezionate sono tra i più bei dipinti di figura che l’artista realizzi in quegli anni. L’iniziativa, a cura di Cinzia Virno e Manuel Carrera, è promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Proveniente da una formazione ottocentesca, allievo di Filippo Prosperi all’Accademia di Belle Arti di Roma, Noci si afferma già nei primi del Novecento come uno dei più apprezzati giovani pittori, grazie anche alla presenza in importanti esposizioni nazionali quali le biennali di Venezia, dove espone costantemente dal 1901 al 1922. Dopo un iniziale interesse verso il paesaggio di ascendenza simbolista, che gli valse la fama di «pittore delle cose tristi», Arturo Noci si concentra sempre più sulla figura, in particolare sull’immagine femminile, di cui diverrà uno dei più raffinati interpreti.
Risale ai primi del Novecento una serie di nudi dall’erotismo velato, in cui donne svestite si lasciano ritrarre in momenti di intimità domestica avvolte da una calda luce crepuscolare (in mostra: Nello studio, 1905 circa). Il successo ottenuto da questi dipinti lo porta presto ad imporsi come uno dei principali pittori di figura nella Roma di inizio secolo, procurandogli le prime importanti commissioni .
Diviene quindi uno dei ritrattisti più ricercati nella Roma della Belle Époque. Favorito dal suo bell’aspetto e da un’innata eleganza nei modi - come raccontano le cronache del tempo - Arturo Noci all’inizio del secolo entra in quel circuito mondano fatto di feste sfarzose tenute in salotti alla moda e animate da personaggi come Gabriele d’Annunzio. Proprio in uno di questi ricevimenti, il pittore incontra la “bianca” – come la definì il poeta abruzzese – Contessa Gianotti, la quale gli commissiona l’elegante ritratto a pastello oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Mai esposto prima, il Ritratto della Contessa Gianotti è una delle 17 opere presentate in questa occasione. Sono questi gli anni in cui Noci, ormai pienamente affermato, riceve importanti commissioni dall’aristocrazia locale e dal mondo dello spettacolo: particolarmente suggestivi sono i ritratti esposti di tre dive del cinema muto, tra cui il grande e importante Ritratto di Lyda Borelli, che indugia su particolari velati di sensualità quali le labbra, accese da un rossetto rosso carminio.
L’artista, di cui sono anche esposti alcuni ritratti maschili e tre autoritratti, sembra tuttavia avere una spiccata sensibilità per la bellezza femminile e, in particolare, per le donne dai capelli rossi: nei suoi taccuini abbondano nomi e indirizzi di modelle con accanto annotazioni e apprezzamenti.
Sebbene i documenti e le testimonianze tratteggino il profilo di un artista sempre circondato da donne bellissime, Noci non si sposò mai e alla vita familiare preferì sempre l’universo esclusivo e dorato della mondanità.