Nell’ambito delle manifestazioni organizzate in Europa per la ricorrenza del Centenario della Prima guerra mondiale e in concomitanza con Expo 2015, Intesa Sanpaolo presenta il progetto espositivo "La Grande Guerra. Arte Luoghi Propaganda". Inserita nell’ambito del programma nazionale delle commemorazioni per il Centenario, la mostra si articola nelle Gallerie d’Italia, sedi museali della Banca a Milano, Napoli e Vicenza e racconta, attraverso gli occhi degli artisti del tempo, come l’Italia precipiti nella guerra, viva il conflitto e vi reagisca.
La Grande Guerra. Arte Luoghi Propaganda sarà aperta al pubblico dal 1° aprile alle Gallerie di Piazza Scala a Milano, dal 3 aprile alle Gallerie di Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli e di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza, e chiuderà il 23 agosto.
La mostra propone uno sguardo nuovo - quello degli artisti - su un periodo che va dalla Belle Époque al Fascismo, uno sguardo che svela le tensioni sociali ed esistenziali che precedettero e portarono a un conflitto di entità mai vista e che, successivamente, nel tentativo di ricostruire un ordine dopo il caos, condussero al Fascismo. Lo sguardo dei pittori-soldato impegnati al fronte, da dove descrivono umanità ferita, paesaggi modificati e luoghi di battaglia che ancora oggi portano il segno della distruzione, rivelato dalla fotografia contemporanea. Lo sguardo sui muri delle strade cittadine da dove la propaganda dilaga oltre le pagine dei giornali, con immediatezza ed efficacia, per coinvolgere e suscitare il consenso di una popolazione, lontana e spesso ignara, chiamata in nome dell’Amor di Patria e del senso del dovere a offrire supporto economico e aiuti di vario genere alla macchina della guerra. Il racconto della fine di un’epoca attraverso l’incontro con grandi artisti italiani e capolavori mai visti, che hanno cambiato l’arte dell’Italia tra un secolo e l’altro. Un percorso per comprendere quanto la Grande Guerra debba considerarsi come il decisivo punto di svolta rispetto alla civiltà ottocentesca e, di fatto, la porta di ingresso del mondo a noi contemporaneo.
Le iniziative collaterali previste per tutta la durata dellea mostra vedono al lavoro un centinaio di persone tra storici dell’arte, attori e musicisti, per la realizzazione, nelle tre sedi, di attività culturali, didattiche e di approfondimento destinate a coinvolgere i pubblici più diversificati. Un ruolo importante è affidato anche alla multimedialità che offrirà ai visitatori la possibilità di approfondimenti e di percorsi paralleli e complementari a quello espositivo tradizionale.
La Grande Guerra, che espone in totale quasi 500 opere - provenienti dalle collezioni di una sessantina di Musei pubblici italiani e stranieri e da una trentina di collezioni private - ha richiesto per oltre 100 di esse il restauro il cui costo, per un totale di 170.000 euro, è stato sostenuto dalla Banca. Nell’ampio Salone Scala delle Gallerie milanesi, si potranno ammirare capolavori raramente o mai esposti, in quanto la loro dimensione imponente rende difficoltoso non solo il trasporto ma anche un allestimento che li supporti e li valorizzi, consentendone la fruizione pubblica.
Una importante rassegna cinematografica sul tema della Grande Guerra, in collaborazione con la Fondazione Cineteca Italiana di Milano, presenta oltre sessanta titoli realizzati in un arco di tempo che va dagli anni Dieci del Novecento ai giorni nostri. La rassegna, in corso presso le Gallerie di Piazza Scala a Milano fino al 30 luglio, verrà in parte proposta anche presso le Gallerie d’Italia di Vicenza e Napoli. Per ampiezza, diversità, rarità e qualità delle opere, il programma cinematografico è uno dei più esaustivi mai progettati sull’argomento. Documentari si alternano a opere d’invenzione, pellicole indimenticabili - che dimostrano quanto l’Italia abbia partecipato all’affermazione del cinema muto - si affiancano a film più recenti, aiutando a seguire le mutazioni di un linguaggio che si confronta nel tempo con uno dei momenti più sconvolgenti della storia dell’umanità.
Nelle tre sedi il visitatore avrà la possibilità di approfondire diversi aspetti artistici legati alla rappresentazione del conflitto, dagli anni che lo precedettero sino a quelli che lo seguirono, e che portarono al Fascismo.
A Milano - La Grande Guerra. Arte e artisti al fronte - si indagano i movimenti artistici, partendo dalla stagione dorata della Belle Époque, con il Liberty, o Art Nouveau, il Simbolismo e il Divisionismo, per poi focalizzarsi sui pittori e sugli scultori che parteciparono in prima persona al conflitto e sull’affermarsi delle nuove avanguardie, come il Futurismo, che rappresentarono un decisivo punto di svolta rispetto alla società ottocentesca. Dopo una riflessione sugli anni contraddittori e devastanti della guerra, la rassegna si conclude sulle opere destinate alla celebrazione della vittoria e alla costruzione del mito della Grande Guerra, in anni che in parte coincisero con l’ascesa del Fascismo.
Il percorso espositivo, che comprende oltre duecento opere, è articolato in quattro grandi sezioni: due indagano gli anni prima della guerra, le altre due sono dedicate agli anni durante e dopo il conflitto. In mostra, tra gli altri, autori come Giacomo Balla, Cagnaccio di San Pietro, Pietro Canonica, Galileo Chini, Mario de Maria, Achille Funi, Arrigo Minerbi, Plinio Nomellini, Gaetano Previati, Ottone Rosai, Giulio Aristide Sartorio - di cui viene esposto quasi al completo il ciclo Poema della vita umana -, Gino Severini, Adolfo Wildt.
A Napoli - La Grande Guerra. Società, propaganda, consenso - si racconta la nascita della comunicazione di massa avvenuta in occasione del conflitto, il cambiamento di prospettiva, di temi e anche di linguaggio. Qui l’attenzione non è tanto sugli eventi bellici, quanto sulle emozioni che si vogliono far percepire e sulle azioni che si vogliono suscitare lontano dal fronte - dalla pietà all’orrore, dal riscatto dopo Caporetto a una nuova presa di coscienza da parte dell’intero Paese.
Oltre a un centinaio di manifesti originali - che rendono la popolazione partecipe dell’evento portando la voce delle retrovie, la responsabilizzano, la convincono a fornire supporto economico e aiuti di vario genere - un allestimento multimediale contribuisce ad approfondire l’evoluzione del conflitto.
Il visitatore è accompagnato da un continuo confronto con manifesti stranieri, da musiche - tra composizioni d’autore, brani musicali e canzoni di guerra - che testimoniano il momento storico e da un approfondimento su un nuovo linguaggio del Novecento, il cinema, che da allora ebbe un successo crescente.
A Vicenza - La Grande Guerra. I luoghi e l’arte feriti - protagonisti sono gli artisti-soldato, coloro che sono stati diretti testimoni della guerra, sia perché vi parteciparono in qualità di volontari, convinti dell’opportunità di riscattare le cosiddette terre irredente, come Trento e Trieste, sia perché operarono in veste ufficiale di reporter con l’incarico di documentare gli eventi. Circa centotrenta opere testimoniano, attraverso dipinti e disegni, la realtà del fronte italiano, gli aspetti quotidiani della vita dei combattenti in trincea e la devastazione di un paesaggio umano e naturale divenuto tra i teatri più cruenti del conflitto.
In esposizione disegni di Innocente Cantinotti, ripresi dal vero tra gli accampamenti e le trincee; dipinti di Achille Beltrame, il più popolare degli illustratori di giornali del tempo; dipinti di Anselmo Bucci e quello di Italico Brass che documenta le manovre militari; litografie di Aldo Carpi; disegni di Michele Cascella. Ad attestare che nulla venne risparmiato, una sezione della mostra ricostruisce la vicenda relativa ai gravi danni subiti dalla Gipsoteca di Possagno e in particolare dai bellissimi gessi di Antonio Canova ridotti in molti casi a volti e corpi mutilati.
Sarà inoltre presentata una sezione fotografica con scatti di Luca Campigotto realizzati nel 2013 nell’ambito del progetto Teatri di guerra, curato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e dedicata a quelle testimonianze della guerra di montagna - percorsi, sentieri, trincee, forti, postazioni, gallerie, grotte - che in cento anni la natura non è riuscita né ad assimilare né a cancellare del tutto.
“Sono passati cento anni dall’immane tragedia della Prima guerra mondiale, la cosiddetta Grande Guerra, che coinvolse le principali potenze mondiali e molte di quelle minori, provocando un numero enorme di vittime e di feriti. Questa mostra - dichiara Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo - si propone di indagare con un taglio innovativo le ragioni di un conflitto che tanto profondamente ha inciso sui destini dell’Europa e del mondo”. Il Professore aggiunge che “ricordare oggi - in tempi di grave crisi, di tensioni culturali e politiche mondiali - quegli avvenimenti e quei sacrifici vuole essere un monito, rivolto in particolare alle nuove generazioni, a riscoprire i valori della pace e dell’armonia fra i popoli”.