La mostra vuole essere un omaggio al grande scultore marchigiano Gio' Pomodoro (Orciano di Pesaro, 1930 – Milano, 2002), uno dei grandi protagonisti dell'arte italiana del secondo dopoguerra. Per questo l'esposizione si concentra sullo sviluppo della tematica, a lui molto cara fin dagli anni '50, del Sole. Si tratta di un tema che l'artista non ha mai abbandonato, sviluppandolo in particolare dalla seconda metà degli anni '70 fino a pochi anni prima della sua morte, quando, nel 2000, ha donato alla Città di Genova un Sole monumentale in marmo bianco, collocato proprio all'imboccatura del porto, sul Ponte dei Mille.
Proprio per questo, l'esposizione presenta un'accurata selezione di sculture in bronzo e marmo realizzate dall'artista tra la fine degli anni '70 e il 2000 elaborate sulla tematica del Sole – per le quali si ringrazia l'Archivio Gio' Pomodoro di Milano - oltre ai sei bassorilievi in bronzo, i Soli produttori, ideati da Gio' nel 1974 sul tema del “sole produttore”, dei quali sono esposti anche i disegni progettuali per la realizzazione dei bronzi. I Soli produttori sono accompagnati da un catalogo, disponibile in mostra, edito dalla Arser Edizioni, che illustra le opere, corredato da un testo critico di Tommaso Trini. Uno dei Soli, il Sole produttore 2, verrà esposto al centro della piazzetta di Corsia del Gambero, proprio di fronte alle vetrine degli spazi espositivi della galleria, nel cuore del centro storico di Brescia, a due passi da Corso Zanardelli, visibile a tutti coloro che vorranno soffermarsi ad ammirarlo.
I Soli Produttori sono “sculture-teorema” in quanto rappresentazione metaforica dello sfruttamento equo da parte della società della forza generatrice del sole. Appassionato di astronomia, geometria e poesia (tra le sue letture si contano le poesie Ezra Pound e Majakovsky, così come il “triangolo rettangolo scaleno” di Platone e la Città del Sole di Campanella), Gio' Pomodoro è da sempre stato affascinato dal potenziale vitale e simbolico dell'immagine dell'astro. In queste opere, l'artista lo rappresenta mediante una forma circolare stilizzata che vuole essere il paradigma, in chiave mistico-sacrale, di un solidale sfruttamento da parte della società dei frutti della sua forza generatrice. Nei Soli produttori la forma del sole viene spezzata per accentuare le potenzialità delle forme geometriche elementari (il cerchio, il quadrato, il triangolo) ad aprirsi a tensioni dinamiche differenti in una struttura compositiva di matrice costruttivista dove le linee di fuga si intersecano, delineando forme sempre diverse; esse assumono la valenza di archetipi costruttivi, di linee guida rivolte a tutti per il raggiungimento di un equilibrio ideale. Su queste forme basilari, Pomodoro inserisce scritte costituite da parole che rimandano a concetti referenziali, come reale, possibile, collettivo, unite ad altre che indicano strutture fisiche, come cardine, ruota, seme. Questi arricchimenti linguistici esprimono la necessità di trovare un’armonia universale nell’utilizzo della fecondità produttiva della terra da parte della collettività.
Ecco allora che la materia scultorea si apre ad una dimensione collettiva, esce dalla dimensione quotidiana per confrontarsi con con le forme planetari, i grandi sistemi, l'universo e la poesia, da Neruda a Pound, per arrivare al simbolo del Sole. Negli ultimi trent'anni della sua ricerca, periodo in cui si collocano principalmente le opere in mostra, la sua opera si carica di una forza simbolica e cosmica, tratto distintivo del suo lavoro, in particolare a partire dalla seconda metà degli anni '70, anche a livello monumentale: dal Piano d'Uso Collettivo di Ales (1974-1977) in Sardegna, dove la struttura architettonica della città si riduce a forme archetipiche, tra le quali ritroviamo il Sole spezzato, alla piazza-fontana dedicata a Goethe, Teatro del Sole – 21 giugno. Solstizio d'Estate (1979-1983), commissionatagli dalla municipalità di Francoforte, fino ad arrivare al complesso monumentale Luogo dei quattro punti cardinali (1981-1991), collocato all'interno del parco pubblico di Taino, tra il Lago Maggiore e il Monte Rosa, una moderna agorà protesa tra passato e futuro.
Negli anni '70 il simbolo del sole produttore – già presente in una tempera del 1954 dal titolo Il sole nero, negra pietra - acquista particolare rilievo nelle strutture circolari: Alla fine degli anni '70, Gio' vive un periodo di fertilità creativa che culmina due mostre, entrambe del 1974: una alla Galleria Naviglio di Milano dove espone le sculture in pietra e marmo appartenenti al ciclo dei Marat, degli Archi e dei Sole produttore, comune raccolto e l'altra alla Loggetta Lombardesca di Ravenna. UAll'origine dei Soli produttori, così come delle altre sculture in mostra, c'è la sperimentazione di matrice costruttivista, di una struttura che esprima in uno studiato sviluppo a incastro di forme concrete e massicce il tema del sole come fonte primordiale della vita, che riveli il meccanismo di ingranaggi che alimenta questa fertile macchina produttrice di energia vitale. Gio' definiva il sole come “questa enorme, straordinaria fabbrica senza proprietari che permette la vita sul nostro pianeta”.
Sempre presente nel suo lavoro, il mito del sole, rubato al primitivo e interpretato mediante influenze classiche, viene reinventato da Pomodoro con un linguaggio espressivo moderno. Da sempre affascinato dal potenziale vitale e simbolico dell'immagine del sole, l'artista l'ha trasformato nei suoi lavori monumentali in una sorta di segno araldico severo e massiccio. Lo dimostrano: la stele monumentale in bronzo e granito dal titolo Spirale per Galileo Galilei, collocata nel 1992 di fronte al Palazzo dell'Università di Padova e il Sole per Galileo Galilei, il monumento fiorentino del 1997 sul Lungarno Serristoli, fino ad arrivare alla Scala solare - Omaggio a Keplero, la scultura eretta nel 1993 all'ingresso della Genia Schreiber University Art Gallery di Tel Aviv, all’Albero- Sole-Luna, grande scultura in pietra di Trani collocata in Piazza Ramazzotti a Monza nel 1981 e al Sole Aerospazio per Torino del 1989. In queste sculture vediamo come la forma spiraliforme che assumono i soli nasca dalla rappresentazione in chiave mistico-sacrale di ciò che viene considerato il principio della creazione: il sole, tradotto in strutture solide tramite il motivo della spirale. “Congegno di perfezione ed esattezza divina, che risponde alla logica dei numeri fondamentali e delle segrete relazioni fra essi, la spirale, come il dna, svela il nucleo della vita”. Il Sole e la Spirale sono espressione di ritmi cosmici universali. In omaggio al progresso scientifico, di cui Galileo Galilei è precursore, la spirale viene ricavata da calcoli fondati su numeri simbolici, specie sul numero aureo, il cui rapporto matematico fisso permette di individuare lo sviluppo nello spazio della spirale logaritmica.
L'opera dello scultore voleva accordarsi con un ordine logico-matematico – in assemblaggi e incastri di geometrie primarie, in una visione strutturale e costruttivista che rispondeva a calcoli, sezioni auree, proporzioni, coordinate astronomiche – e ad un ritmo spirituale, nell'incontro con una comunità d'uomini ideale.
Le sculture di Gio' Pomodoro sono presenti nelle collezioni pubbliche e private in tutto il mondo: l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, la collezione Nelson Rockfeller di New York, il Museo di Arte Moderna di Città del Messico, la Collezione d’Arte Moderna della città di Jedda, in Arabia Saudita, il Kunst und Museumverein di Wuppertal, lo Yorkshire Sculpture Park di Wakefield, in Inghilterra, la Fondazione Veranneman in Belgio, la Tate Gallery di Londra, la GAM. Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, la Galleria d’Arte Moderna di Roma e il Civico Museo d’Arte Contemporanea di Milano.
Lo scultore ha ricevuto, poco prima di morire, nell'aprile del 2002, l'ambito premio Lifetime Achievement Award in Contemporary Sculpture dall'ISC. International Sculpture Center, organismo statunitense formato da scultori, critici, collezionisti, direttori di musei, che dal 1960 promuove il mondo della scultura. Prima di lui, il premio era stato riservato a nomi del calibro di Claes Oldenbourg e Robert Rauschenberg, Eduardo Chillida e Nam June Paik, Louise Bourgeois e Anthony Caro.