“Ma se i tuoi occhi fossero ciliegie io non ci troverei niente da dire e non c'è niente da capire” - Francesco De Gregori – Niente da capire
Comunicative e intriganti, le ceramiche smaltate di Giorgio Laveri derivano da una profonda passione per questo materiale, coltivata per oltre trent'anni nelle terre di Albisola con sapienti sperimentazioni perfezionate in quella striscia di Mediterraneo che va da Nizza a Vallauris. In questo lembo di Mediterraneo, da cui proviene l'artista, nasce la fucina culturale che ha segnato l'avventura creativa del Novecento, con una storia antica che risale alla Magna Grecia: dalle ceramiche dell'avanguardia futurista a Bruno Munari, per arrivare a Lucio Fontana e Agenore Fabbri, da Leoncillo a Mirko e Afro, fino a Rotella, Baj e Guy Debord. Debord è tra i fondatori dell'Internazionale Situazionista, movimento rivoluzionario nato nella seconda metà del Novecento che portò alla definizione di quell'estetica della contestazione; l'arte si è evoluta così verso un'esaltazione della libertà creativa individuale e una riappropriazione degli spazi pubblici, un'innovazione che i futuristi già proclamavano a inizio Novecento con l'avvento del teletattilismo, nelle scenografie teatrali di “ironie impalpabili e deliziose” e insospettabili analogie tra l'umanità, il mondo meccanico, il mondo animale e il mondo vegetale. “Se i tuoi occhi fossero ciliegie, io non ci troverei niente da dire” dice la canzone di De Gregori, che ben rappresenta lo spirito manipolatore dell'acuta ironia di Laveri, interprete contemporaneo di questa parte di storia dell’arte, passando attraverso l’estetica Pop e il ready-made dadaista. L’arte di Laveri rappresenta un invito ad osservare le cose con uno spirito libero dai condizionamenti culturali.
Ed è proprio da una pièce teatrale futurista – le Roi Bombance di Marinetti – che Laveri trae l'ispirazione per tradurre in ceramica le sue esperienze cinematografiche e teatrali: è del 1984 il piatto in ceramica su cui trionfa la forchetta di Re Baldoria, sormontata da una corona. Quest'opera rappresenta l'icona delle ricerche sperimentali di Cineceramica, 1986 (piatti e pellicole - fotogramma in ceramica) e Fotogrammi in ceramica (primi anni '90) dove fotogrammi di icone del cinema vengono fissati su una pellicola che trasforma l'immagine fotografata in ceramica, in una inedita forma estetica sospesa tra manualità e tecnologia, tradizione e innovazione, artigianato e arte. Con un'ulteriore riduzione concettuale, il procedimento viene sintetizzato nei rullini in ceramica della serie Discorso da sviluppare (1996) che apre la strada all'elevazione dell'oggetto alla dignità di monumento e a tutti i cicli di oggetti in ceramica sviluppati dall'artista in più di trent'anni di ricerca: dai rullini kodak ai grandi giocattoli colorati, dai rossetti della serie Truka (2004), dove gioca con le metafore del trucco di scena, alle penne stilografiche trasformate in sculture policrome per Stylò (2005) e Stylò Coupe (2006) che ricordano le morbide metamorfosi degli orologi di Dalì.
Tutto questo senza dimenticare i birilli e le palle del bowling dal titolo Strike (2007), le caffettiere dal design all'italiana (Moka, 2008), i cavatappi Borracho, lavori dedicati ai mezzi e alle forme della comunicazione pubblicitaria, caratterizzati da nomi ed escamotage linguistici che ricordano l'abilità comunicativa dei futuristi, e il clacson Laveri pot-pot! (2009), dedicato al mondo della velocità meccanica e lo strumento musicale Tuba, fino ad arrivare ai divertenti Temperamatite alle golose Ciliegie (2012) da mangiare con gli occhi. Scegliendo di lavorare la ceramica, Laveri ha saputo esprimere una originalissima poetica, dove la critica al consumismo si traduce in gioco: le sue sculture trasformano in monumenti dalla parvenza onirica gli oggetti del quotidiano in una continua trasmigrazione tra realtà e fantasia. L'artista trasforma gli oggetti del nostro vissuto quotidiano in sculture ampliate nelle loro proporzioni, attraverso una manualità primitiva che plasma la curvatura delle forme con precisi calcoli e tempi di tornitura; con la pressione delle dita, Laveri cuoce la ceramica a gran fuoco o a piccolo fuoco per i metalli preziosi utilizzando una tecnica antica e sapiente, piegandola ai capricci del fuoco e dell'aria per modellarla in nome di un'idea creativa dove la sapienza della bottega artigianale si collega ad un'estetica molto più recente, ludica e infantile, che deve solo essere sentita, non compresa razionalmente – da qui il titolo della mostra - e che si pone tra la poetica del ready-made dadaista, il Surrelismo e la cultura della Pop Art, con le sculture oversize di Oldenburg.
Attivo nella sperimentazione dell'arte della ceramica fin dagli anni '80, l'artista, fondatore del MAM. Movimento Artistico del Mediterraneo, ha ottenuto importanti riconoscimenti e vanta numerose partecipazioni a livello internazionale: le sue opere sono state esposte dal Palais de la Méditerranée di Nizza a Hong Kong, dal Museo Renoir di Cagnes sur Mer a Strasburgo, dal Museo della Ceramica di Mondovì alla Florida.
Giorgio Laveri è nato a Savona nel 1954.