Con il dolce o con il salato, un vino molto particolare e delicato, che può “tenerci compagnia” nei momenti di meditazione come negli incontri conviviali, per accompagnare gli stuzzichini o per chiudere un pranzo in dolcezza.
Era già conosciuto in tempi antichi e infatti ne troviamo testimonianza in Macròbio, uno scrittore latino del secolo IV-V d. C., originario forse dell’Africa, che parla degli effetti miracolosi di questo vino raccontando che tale Ortensio fosse solito innaffiare con vino locale gli alberi che aveva piantato sulle pendici tuscolane per farli crescere più rigogliosi. Sembra che il Cannellino debba il suo nome al fatto che sgorgava dalla cannella della coppella dalla quale si beveva. Fino alla metà del Novecento, questo vino delicato veniva conservato in piccoli tini e si gustava soprattutto d’estate, quando la differenza di temperatura fra l’esterno e i luoghi di conservazione, intorno ai 10° C, innescava una rifermentazione che conferiva al vino un tipico sapore frizzantino e dolciastro.
I vigneti dai quali proviene il Cannellino di Frascati vengono coltivati nei comuni di Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone e in parte nei comuni di Roma e Montecompatri, ovvero nell’area tuscolana dei Castelli Romani, una zona d’origine vulcanica ad alta vocazione vitinicola, favorita anche dalle condizioni ambientali molto favorevoli: l’elevata temperatura dei mesi di settembre e ottobre, infatti, consente alle uve di maturare lentamente e completamente. Il Cannellino di Frascati deve essere ottenuto da uve dei vitigni Malvasia Bianca di Candia e/o Malvasia del Lazio per almeno il 70%. Possono concorrere, da soli o congiuntamente, vitigni come Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo, fino a un massimo del 30%, con l’eventuale aggiunta di altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nel Lazio, in misura non superiore al 15% di quest’ultimo 30%.
Le caratteristiche organolettiche
Il Frascati Cannellino DOCG si presenta con un colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati; odore fine e delicato che ricorda la frutta matura; sapore abboccato, tipico, sapido, dolce e fruttato. Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol.; acidità totale minima 4,5 g/l. La gradazione alcolica minima prevista dal disciplinare è pari al 12,5%. Il Cannellino di Frascati accompagna ottimamente dolci morbidi, pasticceria secca, dolci tipici della tradizione tuscolana dai tozzetti, i biscotti tipici di Marino, alle ciambelline al vino ai maritozzi al gelato di ricotta ai bignè di San Giuseppe alle castagnole. Ma si accompagna bene anche al salato, ovvero formaggi stagionati o piccanti, specie pecorino romano gorgonzola. È anche un eccellente vino da meditazione. Si serve nella copita, un calice a stelo medio, e nel ballon piccolo con il dessert. Consigliabile una temperatura di servizio 10°-12°C.
Un po' di storia
A livello storico le origini del Frascati Cannellino risalgono ai primordi dell’insediamento romano. Già nel II secolo avanti Cristo, Catone il Censore, nel De agri coltura, fissa alcune norme sulla coltivazione della vite e la vinificazione. Marco Terenzio Varrone, nella sua opera De lingua latina, ricorda i cosiddetti Vinalia, le feste tuscolane per il vino nuovo, che per legge non doveva essere mandato a Roma prima che fossero terminate le celebrazioni. La pratica della viticoltura nel Tuscolano continua anche dopo la caduta dell’impero romano e le invasioni barbariche, come testimoniano diversi documenti medievali relativi ai terreni vitati, custoditi negli archivi monastici. Domenico Barnaba Mattei nelle Memorie istoriche dell’antico Tuscolo oggi Frascati del 1711, conferma la vocazione vitivinicola della zona; il gesuita Francesco Eschinardi, nella Descrizione di Roma e dell’Agro romano del 1750, parla di “una terra situata in amenissimo luogo appartenente alla Casa Borghese, che vi ha comode abitazioni, e delizie, essendo luogo abbondante di vini”. E di questo vino parlano altri illustri nel corso dell’Ottocento, oltre alle numerose testimonianze del tempo.
Nel 1833, negli Atti della Giunta per la inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola, si ricorda che nei Castelli Romani era normale “lasciare quasi appassire l’uva sulla pianta per ottenere quel vino dolce e d’intenso colore tanto ricercato dagli osti romani”. Un vino, come abbiamo detto in apertura, molto particolare e delicato, che perdeva le sue caratteristiche se esportato dal suo luogo di origine. Per tutelarlo e valorizzarlo, il 23 maggio 1949 nacque, su iniziativa di 18 produttori, il Consorzio per la difesa di vini pregiati e tipici di Frascati, poi Consorzio Tutela Denominazione Frascati, al quale si deve nel 1966 la denominazione doc conferita ai vini di Frascati. Nel 2002 il Cannellino ottiene il riconoscimento della Comunità Europea di Menzione tradizionale e nel 2011 ottiene la DOCG.