Nella cornice di Capriano del Colle zona di produzione D.O.C. in provincia di Brescia, vengo sorpreso dalla collina che si erge nel mezzo della pianura, il Monte Netto dove si trova la cantina Lazzari.
Qui ho potuto provare il piacere di vini dal color rubino e dal gusto intenso, vini che in questa cantina vengono prodotti nel rispetto del gusto e della terra.
Mentre agitavo il bicchiere, come farebbe il miglior sommelier, anche se con molta meno grazia, scoprivo gli odori della “Riserva degli Angeli” che, insieme al vino “Fausto” dedicato all’omonimo “nonno” della famiglia Lazzari, è uno dei cavalli da battaglia dell’azienda.
Dal colore aggraziato e dal gusto delicato e intrigante, questo vino si unisce ai restanti vini rossi, bianchi e un vino spumante nel formare la piccola ma preziosa collezione di etichette della cantina.
Molte le varietà di viti usate come il Marzemino, il Sangiovese, il Merlot e poi ancora Barbera, Trebbiano, Chardonnay e Soave. Si evincono subito le possibilità che queste uve possono generare. Dai vini beverini a quelli un po’ più impegnativi, senza diventare però difficili da bere e da capire. La bellezza di un continuo giocare con questa miriade di sapori intriga e incuriosisce verso la semplice ma al tempo stesso strutturata corposità di questi vini.
Dai rossi, ai bianchi che passano periodi diversi nelle ormai celebri barrique, le famose botti francesi di rovere da 225 litri e, quando parlo di bianchi in barrique, mi riferisco in particolare al “Bastian Contrario” e per contrario s’intende proprio l’affascinante pratica di vinificare in rosso un’uva bianca.
E’ un vino che, citando Davide Lazzari , “approda sul mercato con la volontà di rompere le righe della consuetudine enoica. Un bianco importante disegnato con mano da rossista”.
Entrando in cantina, sono stato accolto da Davide Lazzari, parte della nuova generazione, che mi ha portato alla scoperta della passione per il vino che ha caratterizzato la sua famiglia per generazioni.
Non ho potuto fare a meno di notare con quanta passione mi venivano raccontati tutti i dettagli della produzione di una D.O.C. quella di Capriano del Colle, quasi sconosciuta che si estende in soli venticinque ettari e, solo tra i comuni di Capriano del Colle, Poncarale e Flero della provincia di Brescia che, si è dimostrata molto valida, in particolare se pensiamo alla vicinissima Franciacorta, un territorio ormai attestato nella grande produzione di vino.
Quando ho chiesto a Davide cosa significa per lui fare parte di questa stupenda realtà e quali sono le sue idee per il futuro, mi ha parlato di un vino visto come un figlio da curare e far crescere finché non è pronto a entrare nel mondo:
“Il mio ingresso in cantina avviene dopo una generazione che si è concentrata sulla qualità massima. L'obiettivo numero uno era la qualità, il mio approccio è ora quello di far virare lentamente l'idea di produzione partendo dall'imprescindibile fondamento di "unicità qualitativa", per iniziare pian piano ad aumentare l'attenzione sul rispetto dell'ambiente e del prodotto con l’uso di un impianto fotovoltaico, l’eliminazione della chimica di sintesi nelle stabilizzazioni, l’abbattimento dei solfiti, l'agricoltura biologica in avvio, il tutto senza comunque perdere l'attenzione sulla qualità massima e sul massimo rispetto per le varietà di uva e delle annate.
Per quanto riguarda “il futuro” ?
“I miei sogni per il futuro sono di continuare il percorso di mio padre, mio zio e mio nonno riuscendo un giorno, quando non ci saranno più, a fare un vino che sia buono e unico almeno la metà di quelli che hanno prodotto e producono loro nella speranza, di avere un figlio che vorrà fare lo stesso con la stessa mentalità.
Finendo di scrivere questo articolo non posso fare a meno di pensare a quanti prodotti unici ci siano ancora da scoprire in tutta quest’Italia che, in ogni angolo ci stupisce con stupendi esempi di qualità e voglia di coltivare la passione per il buon bere e mangiare.