Una grande opera per un grande teatro: La Fenice a Venezia. E' quanto presenta, da venerdì 16 maggio (ore 19.00) il famoso teatro veneziano, in un nuovo allestimento, con la prima rappresentazione di Tosca di Giacomo Puccini.
L'evento internazionale, che con gli spettacoli della Bohème e di Madama Butterfly completa il trittico del «Progetto Puccini» nel 90° anniversario della morte del compositore, si svolgerà fino al 31 maggio con le tre opere centrali del catalogo pucciniano, tutte e tre su libretti di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Un vero e proprio flusso a ciclo continuo sul palcoscenico della Fenice: ben sei giorni su sette, con 15 recite in 17 giorni, per un'impresa davvero notevole!
L'opera Tosca va in scena in un nuovo allestimento firmato dalla regista milanese Serena Sinigaglia, fondatrice e direttrice artistica dell’A.T.I.R. (Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca) e del Teatro di Ringhiera di Milano che, partendo dall’affermazione dostojevskiana La bellezza salverà il mondo narra la propria idea registica: «Tosca è una grande cantante, Cavaradossi un grande pittore, essi creano bellezza e nella loro passione brucia il fuoco della libertà. Il loro amore è lotta politica. Così contro l’oscurantismo, la sopraffazione, la violenza, la perversione, l’inesorabile decadimento morale che li circonda. Ciò che mi interessa nell’ambientazione di quest’opera è la sua essenza: un palcoscenico che si sta sgretolando, per incuria e abbandono. Ecco i due mondi che combattono. Uno, quello di Scarpia, immanente e brutale che distrugge e consuma, l’altro, armonioso e vitale che resiste, che si oppone, con l’immaginazione e la passione».
Si evince così, sulla base di questi assunti, che il tema è di grande attualità come dimostrano, del resto, le dinamiche che connotano la società contemporanea. Ma la regista prosegue sul personaggio della protagonista: «Tosca è passionale, gelosa, istintiva. Non parla, vive. Non parla di libertà, la incarna; non difende i rivoluzionari, li ama; reagisce e colpisce, senza premeditazione ma per istinto, coraggio e fierezza. 'Scarpia, avanti a Dio': queste sono le ultime parole che pronuncia prima di gettarsi nel vuoto. Il suo gesto è un assoluto rivoluzionario. Una donna, tirannicida, che si toglie volontariamente la vita e sa che il Dio vero, quello dei giusti di cuore, saprà accoglierla e portarla in gloria. In quel volo di morte c’è tutta la storia dell’uomo. I tanti uomini e donne che si sono battuti per qualcosa di più alto, gli sforzi e i sacrifici che ognuno di noi, nel suo piccolo, ha dovuto e deve affrontare per vivere una vita dignitosa». Interpreta così la regista un punto di vista in cui anche allo spettatore diventa possibile livelli diversi di interpretazione, modalità di una riconoscibilità dell'esistente e delle esistenze.
Steso dai fidati Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, il libretto di Tosca fu tratto dall’omonima pièce del drammaturgo francese Victorien Sardou (Parigi 1887), che Puccini ebbe l’occasione di veder recitata da Sarah Bernardt a Milano e Torino nel febbraio e marzo del 1889. Il compositore toscano poté lavorare a Tosca tra l’estate 1895 e l’ottobre 1899, fino all’esordio del 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma. Da allora la vicenda d’amore e morte intrecciata al contesto politico tardo settecentesco della restaurazione papale ha letteralmente dilagato, spopolando sui palcoscenici italiani e internazionali. E se da un lato ancor oggi Tosca è uno dei titoli più amati dell’opera lirica, dall'altro giova ricordare che non altrettanto positiva e concorde fu invece la reazione dei critici, molti dei quali ne considerarono con sospetto il carattere di dramma ‘a forti tinte’, intessuto d’azioni e passioni estreme: amore e gelosia, gioia e prostrazione, commozione e cinismo, tenerezza idilliaca e truce violenza.
Muovendo inoltre dall’ovvio assunto che un’opera è non solo un libretto, ma anche una partitura, bisognerebbe saper riconoscere la dirompente energia drammatica posseduta dalla musica di Tosca. In essa l’obiettivo di una capillare aderenza all’azione appare assolutamente centrato e la creatività di Puccini – alla ricerca, dopo l’intimismo della Bohème, di nuovi soggetti e situazioni drammatiche – poté conseguire nuovi traguardi nel coniugare suggestioni desunte dall’opera verista a un’interpretazione del soggetto storico in chiave realistica. Sul piano musicale ciò dischiuse possibilità d’invenzione inedite che spaziano dal recupero della modalità alla sperimentazione di regimi stilistici radicalmente alternativi a quelli tradizionali, di norma associati dalla storiografia a nomi quali Schoenberg, Stravinskij e Debussy. Proprio l’intensa ammirazione provata per Tosca da autori quali Schoenberg e Berg dovrebbe indurre alla riflessione e spingere a considerare l’opera in una prospettiva diversa: quella che, già venticinque anni or sono, additava Fedele D’Amico in un inascoltato auspicio: «Salome, Elektra, Wozzeck: si dovrà ben trovare il coraggio, un giorno o l’altro, di nominare Tosca nella lista; cronologicamente verrebbe al primo posto».
Giova, inoltre, ricordare che in questa produzione Serena Sinigaglia è affiancata da due collaboratrici storiche: la scenografa Maria Spazzi e la costumista Federica Ponissi, con le luci di Alessandro Verazzi. L’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice (maestro del coro Ulisse Trabacchin) e il coro di voci bianche dei Piccoli Cantori Veneziani (maestro del coro Diana D’Alessio) saranno diretti da Daniele Callegari. E il doppio cast è formato dai soprani Svetla Vassileva e Susanna Branchini in alternanza nel ruolo di Tosca, dai tenori Stefano Secco e Lorenzo Decaro in quello di Cavaradossi, dai baritoni Roberto Frontali e Angelo Veccia in quello del perfido barone Scarpia; il basso Cristian Saitta sarà Angelotti, il baritono Enric Martínez-Castignani il sagrestano, il tenore Cristiano Olivieri Spoletta e il baritono Armando Gabba Sciarrone; nel ruolo del carceriere si alterneranno gli artisti del coro Carlo Agostini e Antonio Casagrande e in quello del pastore nel preludio atto terzo le voci bianche di Laura Franco e Ludovico Furlani.
L’opera + proposta con sopratitoli in italiano e in inglese. La prima è per venerdì 16 maggio, a cui seguiranno sette repliche: sabato 17 e domenica 18 alle 15.30, martedì 20, giovedì 22, venerdì 23 e mercoledì 28 (fuori abbonamento) alle 19.00 e sabato 31 (fuori abbonamento) alle 15.30. Insomma lo spettacolo si presenta dai risvolti entusiasmanti, come ci ha abituato a ritrovare da tempo La Fenice, in un repertorio di grandi slanci attoriali, che fanno rivivere nel pubblico emozioni intense e sguardi di singolare vigore e passionalità.
Il prossimo appuntamento è per il 5 Giugno.
Immagini correlate:
- Fondazione Teatro La Fenice. Puccini, Tosca. Photo Michele Crosera
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