Siamo così, funamboli con i piedi poggiati sul filo della vita. Osserviamo panorami da incanto, un po’ di qua e un po’ di là. Volgiamo lo sguardo su assoluti spesso assolati che ci regalano tepori e meraviglie, incertezze e direzioni, desideri e sconfitte. Tratteniamo il respiro quando si levano le folate di vento e il nostro petto viene squarciato dalla vertigine: tremiamo ma non molliamo. “Non chi comincia ma quel che persevera” è il motto del veliero Amerigo Vespucci, la nave scuola della Marina Militare italiana. Tremiamo, ma non molliamo e ci riassestiamo non appena possibile.

Eccoci, dunque, acrobati dell’esistenza, pronti a reggere un bilanciere che ci aiuta a mantenere il baricentro, a stabilizzare il corpo e a stare in equilibrio mentre avanziamo lenti sul cavo. E proprio quell’equilibrio è la nostra meta e il nostro mezzo per sopravvivere alla tormenta, agli scossoni più forti del solito, alle buriane che spazzano il nostro transito terrestre.

L’equilibrio per altro è sempre dinamico, non conosce la staticità, benché sia amico della stabilità e con questa vada a braccetto. Gli ecosistemi sono tutti in movimento, in metamorfosi costante, in evoluzione senza sosta. E tra gli ecosistemi ci sei anche tu, sì, proprio tu che ora stai leggendo queste parole per trascorrere qualche istante equilibrato o forse solo sereno. Tu, perenne crisalide, allo stesso tempo bruco e farfalla.

La bilancia dell’esistenza

L’equilibrio è uno stato dell’animo: reggi il bilanciere e con quello procedi sulla fune ben tesa. Cerchi di rifuggire gli estremi per non cedere alle lusinghe degli eccessi. Nella parola equilibrio si annida l’idea della bilancia, dei pesi che si equiparano per garantire equità. "Della puntuale egualità nasce l’equilibrio e la quiete, come si vede nella bilancia di braccia eguali", scriveva Galileo Galilei.

In effetti, questa parola che rappresenta lo stato di quiete di un corpo o di un sistema deriva dal latino aequilībrĭum, composto di aequus, che voleva dire ‘uguale’ e di libra, che era la bilancia. Quando pensiamo all’equilibrio, ci torna alla mente l’immagine di un legno poggiato sulle spalle di una persona alle cui estremità sono fissati pesi uguali o simili. Ecco, l’equilibrio è questo: saper utilizzare al meglio il bilanciere, incarnare uno dei messaggi che a Delfi i seguaci dei riti del dio Apollo ben conoscevano, ossia “nulla di troppo”, il giusto mezzo, la virtù.

Nei nostri tempi, nell’equilibrio si annida il rifiuto della guerra, l’umanità che si dispiega nella comprensione dell’interessenza di tutti gli esseri senzienti, la sostenibilità, la compassione (che si può tradurre con la capacità di riconoscere nell’altrui sguardo il proprio, nell’altrui mente la propria, nell’altrui battito del cuore la propria intima pulsazione). Essere equilibrati vuol anche dire accettare ciò che succede e lasciar andare ciò che arriva, senza attaccamento, consapevoli che tutto viene e va come le nuvole nel cielo, che tutto è transeunte, che tutto è destinato a nascere e a finire.

Stabilire la stabilità

Una persona stabile è ben ferma, salda, sicura. Una persona stabile è senza dubbio in equilibrio: resiste ai sommovimenti, agli sfaldamenti, alle frane che pure possono arrivare e arrivano nelle vite degli esseri umani. Una persona stabile non solo ha fondamenta robuste ma anche una robusta struttura, destinata a conservarsi nel tempo senza erodersi e senza infrangersi troppo, nonostante i fortunali che battono sulle fiancate dipinte di rosso e nonostante il vacillare ondeggiante dei pensieri. Nella parola stabile troviamo il verbo stare, che in latino era stāre e ha molto figliato nelle diverse lingue che derivano da quell’antico idioma. Il verbo stabilire è il più stretto parente di stabile, laddove nello stabilire si compie l’azione del decretare, del fissare, dell’istituire con stabilità. Da quell’antico stāre hanno preso origine anche lo stabilimento e lo Stato, la costanza e la circostanza, l’ostacolo e l’arresto, la costituzione e la sosta.

"Oggi i legami ondeggiano tra il desiderio di stabilità e sicurezza e, per contro, la paura di restare incastrati in cappi e legacci troppo stretti, cui dover, volenti o nolenti, sacrificare la propria personalità o la propria libertà, o ancora le proprie aspettative di vita", così dice il filosofo Zygmunt Bauman, il teorico della modernità liquida o della liquidità nella modernità. Ondeggiamo tra quei poli opposti, da un lato la stabilità, dall’altro il suo contrario.

Il poeta Salvatore Quasimodo ci ha regalato una dimensione profonda di quello stare:

Ognuno sta solo sul cuor della terra, / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera.

E dalla stabilità sul cuore della terra si passa all’instabilità esistenziale, nel continuo pendolare che è proprio degli esseri umani.

Vivere in armonia

Per restare in equilibrio bisogna comprendere i principi dell’armonia, quelli della buona proporzione e del buon senso (che non è il senso comune). L’idea di armonia ci riporta suoni dolci e immagini ben proporzionate che ci rendono felici. "La felicità è quando ciò che pensi, ciò che dici e ciò che fai sono in completa armonia", scriveva il Mahatma Gandhi. "Ma che cosa è la felicità se non la semplice armonia tra l’uomo e la vita che conduce?", gli faceva coro lo scrittore francese Albert Camus.

La parola armonia discende direttamente dal greco antico. Harmonía indicava la “giusta proporzione delle parti con il tutto”. Il verbo harmózō voleva dire ‘collego’, ‘connetto’, ‘adatto’. E ancora una volta sono le connessioni di ciascun essere con gli altri esseri che generano armonia ed equilibrio. Restare connessi, evitare le disconnessioni, questi gli imperativi per i singoli individui e per i sistemi. "Chi vive in armonia con sé stesso vive in armonia con l’universo", scriveva l’imperatore filosofo Marco Aurelio. Tutto è unito, tutto è intrecciato, tutto è entangled.

Bilanciare le tensioni

Nell’equilibrio si annida la parola libra che era la bilancia degli antichi latini. Ma anche con la radice di bilancia troviamo una parola che ci riporta all’idea di equilibrio e questa parola è bilanciamento, un concetto fondamentale per la nostra esistenza. Nel bilanciamento appunto rinveniamo la bilancia, parola derivata dal latino tardo bilanx, lemma composto di bi-, due, e di lanx, lancis, che appunto era il ‘piatto’. Due piatti che stanno in equilibrio e che consentono la misurazione dei pesi.

Nel bilanciamento avvertiamo i due pesi, il nostro pensiero è ponderato e ci sorprende sempre un po’.