Alto, struttura solida, classe 1904, nome: Ego. Nei primi anni del secolo rappresentava un segno di distinzione avere un nome latino o del voler mostrare un certo livello di cultura da parte della famiglia, a volte significava soltanto devozione alla Chiesa cattolica poiché la messa veniva ancora recitata in latino, tant'è che nelle famiglie quando nasceva un bambino in certi casi gli veniva assegnato un nome latino.
Ego era un giovanotto quando lavorava alla CMASA, la Costruzioni Meccaniche Aeronautica Società Anonima di Bocca d'Arno, là dove il fiume si apre al mare a Marina di Pisa. La fabbrica era stata fondata nel 1906 a Livorno con il nome di Cantiere Navale Gallinari e fabbricava imbarcazioni in legno sia per uso civile che militare. Dopo la Prima guerra mondiale lo sviluppo dell'aeronautica portò a considerare un ampliamento industriale in quel settore decidendo di impiantare uno stabilimento di produzione di idrovolanti a Marina di Pisa nel 1917, considerando l'area una posizione strategica per la tipologia del settore. La sezione aeronautica della Gallinari nel 1921 divenne Società Anonima Italiana di Costruzioni Meccaniche e solo nel 1925 assunse il nome definitivo di CMASA con sede a Genova.
Fu in questo periodo che la Dornier-Metallbauten GmbH, nelle vesti del suo ingegnere Claude Dornier, dette incarico allo stabilimento di Bocca d'Arno di produrre il suo Dornier Waal poiché alla Germania dopo il trattato di Versailles erano state imposte delle severe limitazioni, e la sezione produzioni velivoli di Marina di Pisa rappresentava l'eccellenza in Italia. Il 6 novembre del 1922 dalle acque di Marina di Pisa si sollevò in volo il primo idrovolante il metallo prodotto in Italia nonché uno dei primi al mondo. La barca volante come fu definito era un gioiello della tecnica, interamente costruito con un materiale allora innovativo, il duralluminio, una lega di alluminio temprata dove i principali costituenti, oltre all'alluminio, erano rame, manganese e magnesio.
Ma ciò che rende annoverati nella storia gli idrovolanti della CMASA oltre ad averla conquistata per meriti costruttivi fu l'impresa di Roald Amundsen, in uno dei suoi viaggi esplorativi del Polo Artico. L'esploratore norvegese, pioniere delle spedizioni ai poli terrestri, nel 1905 compì la prima traversata del “passaggio a Nord-Ovest” a bordo della nave Gjoa, dalla Baia di Baffin allo Stretto di Bering, durante la quale ottenne un importante risultato scientifico riuscendo a determinare la posizione del polo boreale magnetico. La sua fine fu alquanto tragica, il suo corpo non fu mai trovato, disperso nelle acque del Mare di Barents nel 1928 durante la missione di ricerca e salvataggio del nostro esploratore Umberto Nobile e del suo equipaggio vittime dell'incidente del dirigibile Italia nel Mar Glaciale Artico.
La spedizione diretta al Polo Nord, che vide protagoniste le toscane innovative “barche volanti” era composta da due idrovolanti equipaggiati di due motori Rolls Royce con una forza complessiva di 750 cavalli, che la CMASA da Marina di Pisa fece recapitare ad Amundsen alla Baia del Re, nel nord ovest delle isole Swalbard.
Dopo lunghe attese imposte dalle condizioni metereologiche, la spedizione partì il 21 maggio del 1925 per un percorso stimato di 1250 km e per la durata di 8010 ore, ciò rappresentava l'impresa di un vero e proprio volo polare, per l'esplorazione dall'alto delle regioni tra lo Spizberghe e l'Alaska. Ciò non si delineò come aspettato a causa del tempo mutato improvvisamente e raggiunta la latitudine di 87 gradi e 44 primi nord la spedizione dovette decidere per il rientro alle Swalbard, sebbene Amundsen volle prima atterrare sui ghiacci per compiere delle osservazioni dirette. L'atterraggio sul pack non fu semplice e mentre un idrovolante rimase malconcio, l'altro si incastrò nel ghiaccio ed occorsero 24 giorni di affannoso lavoro per liberarlo e riuscire a ripartire. Entrambi i velivoli comunque riuscirono a resistere alla difficile prova di un volo artico dando nuovamente testimonianza della qualità delle macchine volanti che a Marina di Pisa si producevano.
Ma in tutto ciò che c'entra Ego?
Ego Cecconi era un giovanotto alto, fiero e direi anche di bell'aspetto, nato e cresciuto a Fauglia che appena ebbe l'età per lavorare entrò nella squadra degli operai della CMASA, anch'egli partecipe della costruzione degli idrovolanti Dornier Waal che portarono in uno dei suoi ultimi viaggi in volo l'esploratore Amundsen.
Ego Cecconi era mio nonno.