La pesca dei granchi delle nevi è stata cancellata a causa del collasso della loro popolazione.
Drammatici cambiamenti nel mare di Bering hanno avuto tra le loro conseguenze un collasso nella popolazione di granchi, che si è ridotta addirittura del 90% nel giro di soli due anni. Molte specie vengono chiamate collettivamente granchi delle nevi perché vivono in un'area che aveva rigide temperature invernali tra le sue caratteristiche ma ciò sta cambiando rapidamente. La situazione è tale che l'Alaska ha cancellato la stagione della pesca di questi granchi, una decisione clamorosa che segue la cancellazione della pesca del granchio reale rosso per il secondo anno di fila.
L'industria della pesca in Alaska è la più produttiva degli USA con una produzione superiore a quella di tutti gli altri stati combinati. La vendita dei prodotti della pesca in Alaska è importante non solo negli USA ma anche per l'esportazione in oltre cento nazioni. Ciò perché parecchie specie di granchi vengono usate nella preparazione di diversi piatti in giro per il mondo. In certi casi vengono mangiate direttamente parti dei granchi cucinate in vari modi mentre in altri casi la loro polpa viene usata come contorno o comunque come ingrediente di vari piatti.
Quest'industria genera ricavi stimati in quasi 13 miliardi di dollari l'anno ma negli ultimi anni sta avendo una serie di problemi legati ai cambiamenti ambientali. Se le cancellazioni della pesca delle varie specie di granchi dovessero continuare, i danni per l'economia sarebbero molto pesanti.
L'Alaska è lo stato colpito dal più rapido riscaldamento negli USA e l'acqua fredda è essenziale per le specie di granchi che vivono in quei mari. I cambiamenti hanno raggiunto un punto critico le cui conseguenze sono in fase di studio. Nel mare di Bering ci sono ecosistemi complessi con condizioni che li possono rendere difficili da studiare perciò ci vorrà tempo per avere risultati certi.
Quest'ultimo collasso ecologico ha colpito i granchi delle nevi, un nome che viene usato nel marketing legato alla loro vendita e viene usato per diverse specie appartenenti al genere Chionoecetes. Queste specie sono diffuse nel Mar Glaciale Artico, un ambiente che da anni è al centro di una serie di preoccupazioni legate ai cambiamenti climatici.
Tra le organizzazioni che stanno indagando sulla situazione nel mare di Bering c'è la Norton Sound Economic Development Corporation, un'organizzazione privata no profit che rappresenta comunità di quella regione che vivono di pesca. Secondo i biologi con cui l'organizzazione sta lavorando i cambiamenti climatici hanno portato a un riscaldamento che ha alterato il metabolismo dei granchi delle nevi. Per questi granchi, temperature più elevate causano un aumento dell'appetito con una ricerca di cibo che ha portato fino al cannibalismo dopo l'esaurimento delle altre fonti di cibo.
Questa ricostruzione va per quanto possibile verificata ed è necessario valutare le conseguenze a medio-lungo termine di questi problemi. Molti considerano gli aumenti delle temperature dei mari troppo piccole per essere preoccupanti ma si tratta di una visione miope. Il riscaldamento di un'area marina di alcuni gradi nel giro di pochi anni può fare una differenza enorme per un ecosistema. Nel caso dei granchi che vivono in aree marine artiche, pochi gradi di differenza determinano un notevole cambiamento a livello metabolico. Un notevole aumento di appetito comporta un notevole consumo delle risorse del loro ecosistema, al punto da arrivare al cannibalismo.
C'è chi trova irrilevante perfino l'estinzione di intere specie in seguito ai cambiamenti climatici. Nel caso dei granchi delle nevi il collasso della loro popolazione può mettere in ginocchio un'intera industria con conseguenze economiche che dureranno per chissà quanti anni. Anche se le pressioni economiche portassero a riaprire la pesca dei granchi nei prossimi anni, quali risultati potranno aspettarsi se la popolazione di granchi non si riprenderà?
Negli ultimi anni, molte ricerche scientifiche hanno avvisato dei pericoli per gli ecosistemi di tutto il mondo derivanti dai cambiamenti climatici. Ora possiamo almeno sperare che parlarne in termini di miliardi di dollari persi dall'industria della pesca in Alaska e di posti di lavoro potenzialmente persi aiuti a capire il problema in termini molto ma molto concreti.