La sua grandezza di artista è riconosciuta a livello internazionale e con la mostra diffusa Somaini e Milano presentata a Palazzo Reale, Museo del Novecento e Fondazione Somaini, allestita fino all’11 settembre e curata da Fulvio Irace, Luisa Somaini e Francesco Tedeschi, finalmente i visitatori potranno approfondire a tutto tondo la multiforme ricerca creativa di Francesco Somaini (1926-2005), a partire dagli anni di formazione fino alla sua ultima stagione. Come precisa l’assessore Tommaso Sacchi: “Ogni tappa del percorso espositivo permetterà di far luce su un aspetto caratterizzante dell’opera di un Maestro, concentrandosi su aspetti relativi al fare scultoreo dell’artista nella sede di Palazzo Reale, passando per il racconto delle sue collaborazioni con altri celebri colleghi al Museo del Novecento, terminando infine presso la Fondazione a lui dedicata con una riflessione sulle opere che mise a punto per molti centri italiani ed esteri”. Ed è la figlia dell’artista, Luisa Somaini, Presidente della Fondazione milanese Francesco Somaini, ad accompagnarci in questa scoperta modulata nelle tre sedi milanesi.
“I curatori di questo grande progetto sono Fulvio Irace e Gianfranco Tedeschi che siedono nel comitato scientifico della Fondazione Somaini. Mio padre si sarebbe molto divertito ad esporre le sue sculture nella Sala delle Cariatidi perché in questa sala c’è un folto gruppo di carnificazioni di un’architettura che sono delle sculture che vanno lette piuttosto come progetti di grattacieli antropomorfici e che trovano ispirazione proprio nei Prigioni di Michelangelo, negli Omenoni di Palazzo Leoni-Calchi dietro la Chiesa di San Fedele a Milano e che portano il peso del rapporto con l’architettura. La scultura di mio padre colloquia volentieri con l’antico in un modo molto originale. Ci sono esposte appunto nella Sala delle Cariatidi delle opere come il grande bassorilievo della Nascita di Venere, frutto di un’impronta lasciata da una matrice che è una ripresa, una riflessione sulla Venere del Louvre nel gesto delle anche e nella composizione del panneggio intorno alla vita. Ed è una riflessione sull’antico che io fatico a trovare in tanti altri scultori del suo tempo”.
L’imponente produzione scultorea di Somaini sfila attraverso settanta opere nella sala delle Cariatidi, del Piccolo Lucernario e nella Sala della Lanterna di Palazzo Reale, un percorso che traccia le diverse fasi della sua ricerca dal 1948 al 1992. La Sala della Lanterna focalizza la gestazione del Monumento ai Marinai d’Italia di Milano con l’esposizione di tutti i bozzetti preparatori elaborati dall’artista. Le sculture esposte provengono dall’archivio del Maestro, da collezioni private e pubbliche italiane (Collezioni del Quirinale, della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, del MART, del Museo MA*GA e delle Collezioni d’arte Crédit Agricole Italia) e da alcune gallerie d’arte.
Per Francesco Somaini, Milano ha rappresentato la sua città di elezione e, come sottolinea la figlia: “Gli sarebbe molto piaciuto ritornare alla città di Milano perché mio padre veniva da una famiglia comasca, è nato a Lomazzo in provincia di Como ma ha studiato e si è formato a Milano, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera dove è stato allievo di Giacomo Manzù, si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Milano e poi di Pavia. Qui ha avuto i primi successi e, per esempio, alla Biblioteca del Parco c’è una grande opera ancora di impianto cubista che era stata presentata da mio padre insieme all’architettura di Ico Parisi alla Triennale del 1954 e premiata con una medaglia d’oro come esempio eccellente della integrazione delle arti. Mio padre nel 1954 non aveva neanche 30 anni e questa città è stata generosa con lui. Ha sempre vissuto qui e anche la sua famiglia ha vissuto sempre a Milano, ma c’è stato un rapporto di fascinazione e di amore e questa città è stata molto grata e importante per lui. Dal punto di vista del collezionismo privato, delle esposizioni, delle Triennali a cui ha partecipato, delle amicizie che qui è riuscito a coltivare, dei rapporti privilegiati con architetti come Luigi Caccia Dominioni con il quale ha stabilito una collaborazione veramente eccezionale durata circa un ventennio, dalla metà degli anni ’50 alla metà degli anni ’70 o il rapporto con Lucio Fontana che da vero maestro sapeva lavorare con i giovani e confrontarsi con loro e che aveva acquistato un’opera di mio padre. O un’altra figura gigantesca nel campo della fotografia come Ugo Mulas, che ha fatto un famoso reportage di mio padre al lavoro nel suo atelier. L’atelier di mio padre era un luogo magico che attirava l’attenzione dei fotografi più attenti e Mulas ha realizzato un lungo reportage. In quell’occasione mio padre si è sentito male ma Ugo Mulas gli ha salvato la vita. Mio padre ha regalato a Mulas una bella scultura e Mulas ha regalato i negativi delle sue foto e si è stabilita un’amicizia molto forte. Mio padre era capace di avere dei rapporti e delle collaborazioni non occasionali ed estemporanee, ma di costruire vere amicizie con le persone”. Esposti negli spazi degli Archivi al quarto piano del Museo del Novecento, più di cento lavori tra disegni, progetti, modelli, sculture, dipinti e fotografie che documentano la collaborazione del Maestro con autori a lui coevi. Tra questi Lucio Fontana, Ico Parisi e Giorgio Bassani, per il Concorso per il Monumento alla Resistenza di Cuneo (1962-63), e l’architetto Luigi Caccia Dominioni con cui lo scultore avvia un collaudato sodalizio per circa un ventennio.
In mostra le immagini scattate nell’atelier dell’artista a Lomazzo da Giorgio Casali, Ugo Mulas e Enrico Cattaneo che introducono al suo laboratorio creativo, caratterizzato soprattutto dall’uso del getto di sabbia a forte pressione. Il materiale documentario, proveniente dall’Archivio dell’artista, da Palazzo Morando | Costume Moda Immagine (collezione Museo di Milano), dalla Pinacoteca Civica di Como, dall’Archivio Bottoni, da collezioni e gallerie private, testimonia la complessità e circolarità del laboratorio di Somaini anche per l’architettura, come dimostrano i mosaici pavimentali realizzati in abitazioni private o in edifici di pubblico accesso. Ma da dove nasce l’idea di questa mostra così maestosa?
“Questa mostra nasce da un’idea di Enrico Crispolti” spiega Luisa Somaini, “ma nasce in realtà alla Triennale di Milano nel 2017 dove avevamo fatto una bella mostra piccola e intensa dedicata alla stagione americana di mio padre e alla sua progettazione utopica legata allo skyline di New York. E molte delle persone intervenute hanno accettato e amato questa mostra e hanno chiesto a gran voce di avere una mostra di Francesco Somaini a Milano per scoprire le tante opere che forse non sono note al grande pubblico ma solo agli addetti ai lavori. E così Crispolti ha immaginato questa mostra diffusa pensando di legare come una specie di spina dorsale, una retrospettiva classica come quella della Sala delle Cariatidi ad altre due mostre satelliti, legate al tema della città che vede anche Milano molto presente nella cultura ma è anche l’occasione per scoprire i tesori nascosti”.
In occasione della mostra è uscito il catalogo Somaini e Milano, edito da Electa. “La mostra ha un bellissimo catalogo pubblicato da Electa ma abbiamo trovato la maniera di fare un dépliant che si trova nelle mostre e permette una caccia al tesoro personale alle opere presenti nei musei e nelle istituzioni milanesi, come per esempio alla Triennale di Milano e anche in Lombardia perché mio padre ha lavorato molto a Monza, a Bergamo, a Como e ci sono occasioni di gite e di scoperte a dei capolavori che la gente non conosce come la facciata della Chiesa di Bergamo e forse nessuno conosce il lavoro e la storia di questa grande opera”.
La terza tappa dell’esposizione è la Fondazione Somaini e s’intitola Oltre la scultura: la città, a cura di Fulvio Irace e Luisa Somaini. La mostra presenta un centinaio di opere tra disegni, progetti, modelli, sculture e fotomontaggi e documenta la riflessione e l’aspirazione dell’artista di modellare le città con i suoi interventi. Accanto alle note visioni metropolitane di New York, sono molti i materiali inediti che documentano la costante attenzione dell’artista alle città lombarde (Bergamo, Como, Mantova) e a Milano. Una vera anticipazione sull’uso del verde come alternativa alla congestione urbana sono gli elaborati per Milano e Parigi, dal parco per il largo Marinai d’Italia al concorso parigino del Parc de La Villette. Esposti anche progetti, fotomontaggi, disegni delle sue rivoluzionarie visioni di metropoli europee (Düsseldorf, Duisburg) che stupiscono per la radicalità delle soluzioni urbanistiche.
L’attività della Fondazione non si ferma. “Abbiamo ricominciato la schedatura degli archivi. Mio padre era capace di intrecciare grandissime amicizie. Una prossima attività della Fondazione sarà quella di pubblicare il carteggio tra Somaini e Crispolti che copre circa 50 anni di attività. Si sono conosciuti alla Biennale del 1956 e hanno continuato a scriversi e a lavorare insieme fino all’ultima stagione. La fondazione non si ferma e prosegue la catalogazione dei materiali, la conoscenza e speriamo anche l’attività espositiva ed editoriale” conclude Luisa Somaini.