Dipinti, sculture, arazzi, incisioni bronzetti e volumi antichi e una trentina di oggetti rari, preziosi e bizzarri allestiti in una sala come una Wunderkammer.
Bosch e un altro Rinascimento è un’esposizione grandiosa che, per la prima volta a Milano, mette in mostra un nutrito corpus di capolavori del genio fiammingo in dialogo con opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli in un confronto profondo e ampio che mette in luce quanto l’arte espressa da questo Rinascimento alternativo abbia influenzato artisti massimi come Tiziano, Raffaello Dosso Dossi, El Greco e tanti altri ancora. Con la direzione artistica di Palazzo Reale e Castello Sforzesco e la curatela di esperti come Bernard Aikema, già professore di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Verona, Fernando Checa Cremades, professore di Storia dell’Arte all’Università Complutense di Madrid e già direttore del Museo del Prado e Claudio Salsi, direttore Area Castello Sforzesco, Musei Archeologici e Musei Storici e, dopo un lavoro di ricerca durato cinque anni per mobilitare una rete di cooperazione culturale, si possono ammirare nelle sale tra i dipinti straordinari, il monumentale Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio, il Trittico del Giudizio Finale che originariamente faceva parte della collezione del cardinale veneziano Marino Grimani o, sempre di Jheronimus Bosch (1453-1516)il Trittico degli Eremiti dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e opera dalla collezione di Domenico Grimani, uno dei più acclamati collezionisti del suo tempo e tra i rari proprietari delle opere di Bosch in Italia. Tra visioni oniriche, mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche, la grande mostra di Palazzo Reale, promossa dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco e realizzata da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE con il sostegno del Gruppo Unipol, offre al pubblico italiano i frutti della più recente ricerca storico artistica sulla figura del geniale e onirico maestro neerlandese, illustrando il suo ruolo chiave nella cultura figurativa del Rinascimento europeo, con particolare riguardo al mondo mediterraneo (Spagna e Italia) e a quello del nord Europa. Un mondo altro, visionario e distopico che viene proposto anche attraverso il raffronto tra quattro arazzi boschiani dell’Escorial.
“Siamo tre curatori, Claudio Salsi, italiano, uno dei grandi trascinatori di questo progetto, Fernando Checa Cremades, il mio compagno di strada fin dall’inizio con cui abbiamo avviato questo progetto ed è spagnolo e io olandese. Siamo tre moschettieri che in un certo senso esemplifichiamo la dimensione europea di questa mostra che è molto importante. L’Europa è un conglomerato di tutta una serie di centri e di regioni e si può dire che la città di Milano è uno dei perni dell’Europa, un crocevia in termini storici, sociologici e culturali, la porta d’ingresso dal Nord al Sud “spiega Bernard Aikema, uno dei tre importanti curatori. E continua: “Non è una monografica a scatola chiusa ma è una serie di proposte e di suggerimenti al pubblico che cerchiamo di far pensare con noi. Cerchiamo di far vedere che la ricerca della storia dell’arte non è un affare di pochi specialisti. La ricerca e la storia dell’arte sono estremamente coinvolgenti. E noi pensiamo in immagini in questa mostra con una doppia finalità. Vogliamo fare vedere al pubblico questa grande personalità artistica che è Jheronimus Bosch che vive tra 1453 e il 1516 – di lui sappiamo poco - lavora e vive a Boscoducale nella regione neerlandese di Brabante nei Paesi Bassi alla periferia dell’Impero asburgico. Il corpus pittorico consta di non più di una ventina di dipinti, secondo le monografie recenti ma questo artista assume nella sua vita e soprattutto dopo la morte un’importanza enorme e crea un brand (un marchio) con mostriciattoli, incendi e visioni oniriche. E questa novità viene colta per la prima volta non nei Paesi Bassi, ma proprio qui in Italia”.
Nel 1521 il cronista veneziano Marcantonio Michiel visita la grande collezione di Domenico Grimani, umanista e cardinale e vede lì tre opere di Bosch, in delle collezioni più incredibili del mondo. E Michiel definisce la grandezza di Bosch e la sua visione. Come sottolinea Aikema “E questo avviene a Sud delle Alpi, non a Nord delle Alpi. A dimostrazione di come questo linguaggio alternativo è un esempio capitale di un altro Rinascimento e di un’altra innovazione basata su fantasia e curiosità che è altrettanto importante di quel Rinascimento classicistico di cui siamo sempre così coscienti. Nella nostra visione, Rinascimento è una sorta di polifonia che nasce in vari centri contemporaneamente ed è questa la grande novità del ‘500 e in questo senso il fenomeno Bosch con questa sua diversità spesso contraddittoria del prodotto artistico e visivo segna anche il vero inizio del mondo moderno e anche l’inizio di una certa Europa che forse, secondo noi, ha anche un’attualità inaspettata”.
L’esposizione è accompagnata da un grande libro Bosch e un altro rinascimento edito da 24ORE Cultura (in vendita a 15 euro), una guida che condensa al massimo tutte le indicazioni, i pensieri e i concetti che hanno generato la mostra a Palazzo Reale.