“Curioso, la prima mostra che fa la Triennale a una galleria, la fa a me, una galleria di provincia”. Massimo Minini, dal 1973 a Brescia con la sua ben nota galleria che ha presentato artisti italiani e stranieri, da Jan Fabre a Ettore Spalletti, da Maurizio Cattelan a Jan De Cock, si presenta alla Triennale con la sua ricca storia di gallerista, con la sua sensibilità poetica e con il suo stile personale per raccontare il lungo corso della storia dell'arte contemporanea.
“La mostra non è stata pensata in ordine cronologico, piuttosto con salti avanti e indietro in una serie di flashback che spero rendano l'idea di un'attività spinta, informata, condizionata, fondata da tante pulsioni diverse. Una linea apparentemente contraddittoria, vicina all'Arte Povera, Minimal, Concettuale. Poi l'arte è sbucata in direzioni opposte e noi l'abbiamo inseguita là dove nasceva, cercando di proporre, a volte con successo, mostre di giovani emergenti” spiega Minini. È un piacere seguire il percorso della mostra, che si rispecchia anche nel libro Quarantanni 1973-2013 edito da a+mbookstore, un volume di 453 pagine dove sono raccolti disegni, lettere, cartoline, telegrammi, fotografie e inviti delle tante mostre e avventure dal 1973 ad oggi.
L'allestimento dell'esposizione trasmette in toto il pensiero di Minini e accosta le opere storiche di molti tra i più importanti artisti degli ultimi decenni accanto a installazioni site specific. Da Carla Accardi a Roger Ballen, da Piero Gilardi a Anish Kapoor, da Pino Pascali a Giulio Turcato. La raccolta annovera anche gli esponenti più noti della fotografia italiana da Luigi Girri a Ferdinando Scianna, da Gabriele Basilico a Mimmo Jodice e Olivo Barbieri.
Nel ricordare i suoi esordi, Minini dice: “Ho lavorato a Flash Art per tre anni, dal 1971 al 1973. Ad un certo punto mi è arrivata una lettera di licenziamento: la lettera con la quale Giancarlo Politi mi lancia nel mondo e mi obbliga a pensare, a decidere e, quindi, ad aprire una galleria. Banco era il nome della galleria aperta improvvisamente nell'ottobre del 1973; ero disoccupato ma libero di provare altro e in fondo questa è stata la mia fortuna. Avevo ormai le conoscenze adatte, così la galleria si mise in marcia, con un’incredibile incoscienza, in poche settimane”.
Nino Migliori, uno tra i più geniali artisti italiani, conosce Massimo Minini da molti anni. “Mi sono innamorato di Minini per quello che fa, per ciò che dice, per ciò che scrive, per la sua forma mentis e perché è un grande poeta della parola”. E Minini insegue la parola come la bellezza dell'arte. E la sua leggerezza, il suo humour e la sua abilità del raccontare si riscontrano in Triennale accanto alle tante opere in esposizione leggendo con attenzione i suoi flash, le sue osservazioni, le sue brevi frasi lampo sugli artisti. “Mi sono accorto che stando a Brescia ho avuto più visibilità che se fossi stato a Milano”, osserva il gallerista.
E intanto, dopo la celebrazione alla Triennale di Milano, più di trecento mostre in galleria e la partecipazioni alle grandi Fiere dell'arte, da Art Basel a Basilea, Artissima a Torino, Arte Fiera a Bologna o Frieze a Londra, Massimo Minini pensa al suo prossimo libro "dove parlerò dei miei esordi a Basilea".
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