Dopo aver parlato delle risorse utili per affrontare al meglio gli asana più difficili per noi nelle ultime lezioni abbiamo iniziato ad analizzare quale è lo scopo dello yoga. Non una semplice pratica fisico-sportiva, ma una grande risorsa anche a livello mentale che può fare la differenza in percorsi di crescita personale e collettiva. Praticare yoga ci può aiutare infatti non solo a maturare a livello psico-emotivo nella nostra vita quotidiana, ma a far maturare anche la coscienza collettiva.
How the body changes the mind & vice versa
Niente più dell'esperienza collettiva di una pandemia ci sta chiedendo di confrontarci con la nostra capacità di lasciar andare. Nei casi peggiori si tratta di lasciar andare amici e cari che non sono riusciti a superare la malattia, in altri di lasciar andare le mille paure e i traumi che la malattia, seppur sconfitta, porta ancora con sé a posteriori, insieme agli strascichi che possono persistere a distanza di mesi. Per chi è in salute potrebbe trattarsi di lasciar andare un lavoro o più in generale la sicurezza economica. Per tutti si tratta di lasciar andare le certezze su cui avevamo costruito intere vite insieme alla paura che, se anche oggi tutto ancora va, domani non si sa. Come affrontare tutto questo ce lo stiamo ancora domandando e io mi sono chiesta se e come lo yoga e la sua filosofia di vita possa aiutarci a superare questo complicato momento collettivo.
Ecco alcune delle risorse che ho individuato tra le più efficaci.
Filosofia yogica
Negli Yoga Sutra di Patanjali, considerato uno dei testi fondamentali dello yoga, l'autore indica Isvara Pranidhana come una delle cinque regole di “disciplina individuale” (niyama) che lo yogi deve perseguire per raggiungere la propria realizzazione (samadhi). Il termine letteralmente significa abbandonarsi, arrendersi, lasciarsi andare a Dio, nel senso anche di risiedere completamente nella propria consapevolezza più interiore. Più in generale potremmo intenderlo anche come possibilità di arresa alla vita, cosa che mai come oggi stiamo sperimentando. Mai come oggi stiamo imparando che niente in fondo è sotto il nostro controllo come pensavamo. Abbandonarsi alla vita significa imparare ad accettarne il flusso, il corso naturale, anche quando si tratta di morte. Inutile opporsi. In questo senso capiamo quanto il lasciar andare sia più sano che il trattenere. Più che accanirci poi per quello che vorremmo, Patanjali ci direbbe di praticare il distacco (vairagya) rinunciando a tutti i nostri attaccamenti, lasciandoli andare appunto. Solo così inoltre potremo aprirci al campo delle infinite possibilità altre.
Il respiro è la chiave
Come riassume bene Deepak Chopra: “Dal nostro primo all'ultimo, il respiro è uno strumento continuo e infinito attraverso il quale possiamo soddisfare il motto "conosci te stesso". Se prestiamo attenzione, il nostro respiro può insegnarci più di quanto possiamo immaginare: il nostro stato emotivo, il potere del momento presente, la gratitudine, la pace”. Oggi più che mai sembra che l'Universo ci voglia mettere in contatto proprio con quello che sta togliendo a molti: la capacità di respirare. Millenni di studi sulle tecniche di respirazione (pranayama) e meditazione non basteranno a sconfiggere una pandemia, ma a insegnarci come riportare l'attenzione sull'essenziale e l'essenza di ciò che siamo in un momento di grande destabilizzazione collettiva sì. Ogni volta che espiriamo lasciamo andare. Lo facciamo senza rendercene conto. Rilasciamo anidride carbonica e con essa se ci pensiamo in modo consapevole possiamo lasciare andare tensioni, paure, attaccamenti e tutto ciò di cui non abbiamo più bisogno. Ad ogni inspiro immagino di riempirmi di una luce bianca e curativa ad ogni espiro penso: lascio andare. In ogni momento possiamo fare questo semplice esercizio che aiuterà la nostra mente a rilassarsi e ci aiuterà a ricentrarci.
Yoga Nidra
Yoga Nidra come abbiamo visto in un articolo precedente ci dà la possibilità di sperimentare la nostra capacità di lasciar andare, o comunque di esercitarla. È una pratica adatta a tutti, anche a chi non è abituato a lavorare con il corpo e non è allenato perché si tratta in primis di una tecnica di rilassamento profondo.
Yin Yoga
Di recente ho provato Yin Yoga e ho scoperto che può essere non solo uno strumento molto utile per chi fa pratica intensa, ma anche in chi soffre di dolori cronici, per chi è stressato e anche per chi non si dedica ad un'attività fisica regolare. Lo possono praticare tutti, anche tutti i giorni. Ideale se si ha uno stile di vita sedentario perché stimola l’energia vitale e calma le emozioni. Lo segnalo qui in particolare perché Yin Yoga ci insegna soprattutto a lasciar andare. Oltre agli innumerevoli benefici a livello fisico ed energetico mi ha stupito quanto un apparente semplice lavoro di abbandono del corpo possa dare risultati immediati. Stando sempre seduti o sdraiati si tengono degli asana (posizioni) per un minimo di tre minuti aiutandosi con supporti di vario genere per permettere al corpo di rilassarsi completamente. Si lavora come sempre con il respiro pensando lascia ad ogni inspiro e andare ad ogni espiro. Questo semplice lavoro permette di agire a livello profondo non solo sull'allungamento di muscoli, tendini, legamenti e articolazioni, ma soprattutto sul sistema nervoso parasimpatico (quello che ci consente di rilassarci). Un lavoro che non sarà semplice nemmeno per i corpi più allenati perché di norma non si lavora su questo aspetto del lasciar andare e non necessariamente si è in grado, di fronte ai propri personalissimi limiti fisici, di allentare la tensione. Il risultato? Come sempre con lo yoga lavoriamo sul corpo per allineare la mente. In questo caso alleneremo in modo mirato anche la nostra capacità psicologica ed emotiva di abbandonarci, rilassarci ed accettare i limiti. Dopo solo mezz'ora di pratica (la mia prima volta) ho sentito l'effetto calmante a livello fisico e mentale come se fossi appena uscita da un percorso benessere di tre ore in una SPA!
E se come diceva Einstein, “l'unica crisi pericolosa è la tragedia di non voler lottare per superarla”, possiamo forse cogliere questo momento come un'occasione di scoperta verso noi stessi, un'occasione per migliorare e per superare i nostri schemi mentali irrigiditi dall'abitudine e dagli automatismi più radicati. Si tratta dunque di ripensarci in termini di autenticità. Cosa è cambiato in questi mesi di sofferenza personale e collettiva? Cosa è davvero importante per noi oggi indipendentemente da quello che pensavamo fino a ieri? E come possiamo agire per trovare soluzioni e vie d'uscita?