I virus sono microrganismi “alieni”, costituiscono un regno di forme pseudounicellulari ma a differenza di tutti gli altri microorganismi unicellulari, non hanno organelli interni che gli consentono vita autonoma e così come fa il cuculo che entra nel nido di altri uccelli, deposita le sue uova distruggendo quelle del padrone di casa e le fa covare fino alla schiusa ed allo svezzamento dei piccoli, il virus entra nelle cellule dell'ospite e fa produrre a queste tutto il necessario (dalle proteine capsidiche al genoma) per la sua riproduzione e diffusione a catena nelle cellule adiacenti fino ad invadere in modo sistemico e portare l'organismo attaccato o a morte o a reagire per inertizzarlo, attraverso i meccanismi complessi del sistema immunitario, nel frattempo il virus diffonde e cerca di attaccare altri individui per assicurarsi la sopravvivenza.
Questi meschini opportunisti poi hanno una capacità estrema di mutare, ed i virus a RNA come il Sars-CoV2, essendo virus più “grezzi” hanno una facilissima capacità di mutare, vuoi perchè nel processo di copiatura dell'RNA si affiancano a quello della cellula ospite per farsi trascrivere e durante il processo di taglio dopo la copiatura qualche frammento dell'ospite entra a far parte del genoma virale mutandolo oppure la mutazione si ottiene per pressione di selezione, quella che Darwin ha sdoganato per farci capire come l'evoluzione per adattamento ha trasformato tutti i viventi. Perciò adesso stiamo assistendo a come il nuovo Coronavirus stia cercando di adattarsi all'uomo per sopravvivere, dopo che ha fatto il famoso salto di specie. Notizie di pochi giorni fa dal mondo scientifico, infatti, evidenziano come il virus sia mutato in molteplici ceppi per sfuggire all'attacco del sistema immunitario e per non farsi riconoscere esprime proteine dell'involucro differenti, ciò pare che ne abbia aumentato la diffusione ma non la mortalità. Che l'aumento della sua presenza nella popolazione sia evidente lo si dimostra dall'alto numero di nuovi positivi quotidiani e da come “intelligentemente” si celi negli asintomatici i quali privi di patologie svolgono le loro attività giornaliere in tutta tranquillità ignari di essere mine vaganti.
Gli asintomatici, infatti, non sono persone definibili malate, poiché non presentano alcun sintomo di malattia, ma sono portatori in ugual misura di chi ha tutta la classica sintomatologia, del virus e quindi sono contagiosi. Ora però, sgomento a parte, se pensiamo che esso diffonde attraverso le microparticelle dei nostri aerosol, possiamo anche prevedere che chi ha tosse e raffreddore, ossia i sintomi tipici, rilasci con violenza ad ogni colpo di tosse, ad ogni starnuto una quantità pazzesca di virus, differentemente da chi non ha sintomi e che quindi rilascia quantità contenute nel solo respiro o nel contatto con la sua saliva ed oggetti contaminati da essa. Perciò difenderci dal Sars-CoV2 è molto difficile un po' per gli infetti fantasma, un po' per mancanza di osservanza delle precauzioni basilari, un po' perché non si isolano i focolai, un po' perché non tutti hanno la sensibilità di stare in casa se hanno sintomi ancora non diagnosticati ed un po' perché esiste una falla nel servizio sanitario nazionale.
Capita sempre più spesso di leggere lettere disperate di persone che hanno fatto un tampone, sono risultate positive, hanno comunicato il loro stato all'ASL di competenza ma sono state lasciate a se stesse senza indicazioni e senza assistenza. L'App Immuni si è rivelata un flop perché la comunicazione di positività è lasciata al libero arbitrio del positivo, perché le comunicazioni che hai avuto un contatto arrivano dopo una settimana se va bene e perché non è costruita in modo chiaro.
I piccoli ospedali vengono convertiti a centri Covid-19 non pensando che non sono strutturalmente pronti ad esserlo sia per la formazione del personale che per logistica, e non pensando inoltre che le patologie non-Covid non trovano più cura proprio nei centri nosocomiali delle comunità più piccole che normalmente vi afferiscono.
Lui è furbo, entra nelle nostre cellule, le usa per replicarsi, muta per non essere riconosciuto e per sopravvivere, si nasconde nelle persone asintomatiche per diffondersi, non abbiamo armi farmacologiche efficienti ed il vaccino è ancora lontano, con una immunità di non ancora ben chiara durata. Come fare quindi per fermare l'alieno?
Al momento l'unica arma è circondarlo e farlo spegnere con una campagna di tamponi a tappeto.
Già dopo due settimane da quando il virus è entrato nel nostro corpo è localizzabile nel tratto orofaringeo, con i tamponi molecolari si va ad amplificare il genoma in modo da renderlo visibile e quindi affermarne la presenza ma questo tipo di tampone richiede una lavorazione molto lunga, giorni, nel frattempo lui diffonde nella comunità di contiguità del testato. I tamponi antigenici o “rapidi” cercano anch'essi il virus ma anziché rintracciarne il genoma ne evidenziano gli antigeni di superficie, i risultati sono molto buoni, circa il 90% dei positivi al tampone rapido sono confermati da quello molecolare, ed entrambi fotografano il paziente in quel preciso momento. I tamponi rapidi sono di facile esecuzione ed offrono una risposta in 15 minuti, ciò consentirebbe di controllare un numero elevatissimo di persone, sia a scopo diagnostico che epidemiologico, per circoscrivere i focolai e spegnerli. Si dovrebbe creare una rete informatica tra laboratori privati e pubblici che afferisca alle regioni di pertinenza per la condivisione dei dati in modo da operare su un gran numero di dati utili per prendere provvedimenti adeguati a tutela delle persone e della collettività.
L'alieno è tra noi e ci usa per sopravvivere, fino ad adesso abbiamo agito sempre dopo di lui a contenere il dramma dei contagi, adesso è arrivato il momento di aspettarlo al varco, preparati a circondarlo con l'arma dei test di massa, per circoscriverlo, per affamarlo, per inertizzarlo, finchè dovrà arrendersi e magari tornare da dove è arrivato, con un altro salto ma stavolta all’indietro.