Per i profani, anche consumatori, di vino l’attenzione è sempre rivolta alla bottiglia e al suo contenuto. L’apprezzamento per il lavoro di produzione è dunque dedicato al risultato finale che raccoglie ammirazione e considerazione. Nessuno tiene in considerazione, a parte ovviamente quanti siano esperti e conoscitori del sistema enologico, l’hardware: ovvero il vitigno. Di esso si parla anche forbitamente, in relazione all’origine, ai possibili incroci, alla terra che lo alimenta ma minore è l’attenzione specifica proprio ad esso. Ecco allora che risulta di notevole interesse l’intuizione dell’enologo friulano Giovanni Bigot che ha spostato la sua attenzione alla comprensione e al valore del vitigno, attraverso un sistema che si sostanzia in un “indice” ad esso dedicato e che porta il suo nome.
La prima domanda che Bigot si è posto è stata in sostanza del tipo: “Tutti sostengono che un grande vino si fa in vigna, ma è possibile misurare la qualità di un vigneto”? Una domanda che non annovera risposte soddisfacenti di insieme ma piuttosto vaghe e poco misurabili perché se si parla di un vigneto non si entra mai nello specifico e al massimo si parla in modo molto accurato e preciso di un unico fattore come se fosse quello determinante, dimenticandosi di tutti gli altri.
Occorre invece superare la difficoltà reale costituita dalla constatazione che l’uva sana, concentrata e al giusto grado di maturazione derivi da un complesso equilibrio tra i fattori, alcuni dei quali non controllabili, come l’andamento meteorologico, altri non modificabili (o minimamente) come il suolo e “altri invece che possono essere gestiti correttamente attraverso scelte e pratiche agronomiche calibrate, corrette ed eseguite al momento giusto”. Questa, l’impostazione di Bigot che dopo anni di studi ed osservazioni, ha messo a punto e brevettato un metodo di valutazione, scientifico e assolutamente innovativo, del potenziale qualitativo di un vigneto, prendendo in considerazione i fattori viticoli che hanno influenza diretta sulla qualità del vino: produzione, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto. Di qui il metodo immaginato “l’Indice”, presentato lo scorso febbraio in un incontro al Castello di Cigognola nell’Oltrepò Pavese.
Il punto fondamentale, sottolineato dal suo ideatore, alla base del metodo è “dare ai viticoltori un metodo oggettivo per la valutazione sintetica del potenziale qualitativo di un vigneto, prendendo in considerazione appunto i 9 parametri agronomici più importanti e singolarmente riconosciuti a livello internazionale come fattori di qualità. Accanto ad esso l’obiettivo è anche quello di avvicinare i consumatori a comprendere l’importanza che il vigneto riveste nel determinare la qualità di un vino, dandogli una valutazione ottenuta da osservazioni oggettive e soprattutto semplici da comprendere.
Il metodo si basa su una valutazione numerica e oggettiva e ha come prima impostazione rimettere il vigneto al centro (riportando un’attenzione concreta ai fattori che determinano la qualità) e, di conseguenza, promuovere i rilievi e le valutazioni eseguite da persone, “considerando l'osservazione dell’uomo alla base di ogni deduzione che porta ad una azione (ovvero, osservare, dedurre, agire)”. In buona sostanza quella alla quale si tende è la più concreta combinazione tra facilità di osservazione e valore ottenuto dall’informazione misurata.
Ed è, anche nel risultato, un metodo sintetico e che racchiude tutti gli elementi principali. Le misure per poterlo calcolare - osserva Bigot - sono tutte semplici e veloci (al massimo 60 minuti totali per stagione per vigneto), non servono attrezzature o strumenti particolari, al massimo una bilancia da campo e un pizzico di tecnologia con l’applicazione “4Grapes” che consente di avere sotto controllo la situazione fitopatologica, fenologica e produttiva in ogni momento.
Il peso dei diversi fattori e la loro valutazione sono stati determinati dall’esperienza ventennale di osservazioni sistematiche nei vigneti combinata con i risultati della ricerca vitivinicola internazionale. L’Indice sottolinea - questo l’obiettivo - la strada migliore da percorrere per raggiungere la valutazione massima, in quanto risulteranno evidenti i parametri ancora da migliorare. Secondo Bigot poi “le misure possono essere fatte da chiunque frequenti con attenzione (e passione) il vigneto, in quanto sono sì precise, ma anche facili da eseguire”. In questo senso va ricordato che il valore finale dell’Indice è espresso in centesimi.
Tra le ricadute non soltanto di coltivazione ma anche di natura economica e produttiva, l’Indice si ripromette di essere uno strumento di autovalutazione aziendale: serve a fissare un livello/risultato per poter migliorare nelle annate successive, se mi pongo degli obiettivi da raggiungere riesco a consolidare i risultati ottenuti e a migliorarli”, l’assunto del suo ideatore.
Il primo importante risultato è quello di ottenere una classificazione dei vigneti. Subito dopo è fondamentale per organizzare la scelta vendemmiale, per la programmazione e organizzazione del ricevimento uve. In più c’è un diretto collegamento tra vino e vigneto e quindi è importante nella valutazione dei vini che si fa in cantina assieme all'enologo, un ottimo momento per ridefinire le operazioni colturali per l’anno successivo.
Ne discende un ulteriore corollario quello di consentire in modo diretto di determinare il valore economico del vigneto, dato che valori di indice elevati indicano un valore e un potenziale maggiore del vigneto e quindi anche del suo prezzo.
La peculiarità dell’Indice sta nel tipo di parametri considerati e nella loro combinazione:
- Sono stati presi in considerazioni gli aspetti legati alla qualità delle uve, alla produttività della singola pianta, alla sanità dei grappoli e agli aspetti ambientali in cui la pianta e i grappoli si sono sviluppati e hanno interagito e che influiscono direttamente sulla qualità del vino finale;
- Ognuno di questi è riconosciuto a livello scientifico come relazionato con la qualità;
- Sono stati uniti e correlati tra loro per ottenere un valore unico.
La valutazione di questi parametri si basa sulla contemporanea presenza di tre fattori:
- La conoscenza dei risultati descritti dalla ricerca viticola internazionale;
- Il metodo nelle osservazioni di qualità in vigneto;
- La valutazione critica dei vini condivisa con lo staff aziendale.
Il significato del sistema basato sull’Indice nasce dal numero di osservazioni che nell’arco degli ultimi vent’anni sono state più di 80.000 in vigneto, tutte con geo riferimenti e archiviate su un database attraverso l’App che abbiamo ricordato, in gran parte corredate di foto. Più di 250 le aziende e più di 2000 vigneti, in Italia e all’estero. In conclusione, sono stati utilizzati circa 1000 risultati di valutazioni di vini fatte assieme al titolare o enologo aziendale e ricondotte ad un singolo e distinto vigneto.
Dalla raccolta dei dati è stato possibile poi arrivare ad un algoritmo di calcolo: ad ogni singolo fattore è stato attribuito un punteggio parametrato con la qualità delle uve e del vino, prendendo come base di partenza i dati dalle principali ricerche scientifiche internazionali e unite ai risultati della propria esperienza; dall’analisi di tutti i risultati per ogni parametro è stata ricavata l’equazione che meglio rappresenta la correlazione tra la misura di campo e il punteggio.
In termini statistici i fattori utilizzati nel calcolo dell’indice non contribuiscono allo stesso modo nel determinare il punteggio finale, quindi per poter dare il peso relativo di ogni parametro è stata fatta un’analisi utilizzando i risultati delle valutazioni di circa mille vigneti e rispettivi vini, l’analisi ha determinato il peso percentuale di ognuno dei fattori come contributo al risultato finale dell’indice. Si è potuto così definire, come era da attendersi, che ogni fattore contribuisce con un peso diverso al valore finale dell’indice: alcuni parametri “pesano” il 30 % altri hanno pesi intermedi e infine alcuni il 5%.
La raccolta dei dati e la loro registrazione hanno avuto come strumento l’App “4Grapes”. Si tratta del più qualificato, approfondito, professionale strumento di monitoraggio basato su un metodo innovativo che permette osservazioni georeferenziate, basato su più di 20 anni di esperienza e raccolta dati di Giovanni Bigot nella gestione della difesa, della qualità e della produttività del vigneto. L’applicazione, di facile utilizzazione, consente di avere sotto controllo la situazione fitopatologica, fenologica e produttiva, ovunque ci si trovi grazie all’utilizzo di soluzioni innovative, funzionalità basate su standard europei e un protocollo di monitoraggio ottimizzato per ogni area.
L’App, inoltre, è stata pensata per tutte le persone coinvolte nella filiera vitivinicola: titolare, responsabile vigneti, operaio viticolo, ricercatore universitario, consulente agronomo, enologo. Le informazioni rilevate non andranno più “perse”, come spesso oggi avviene, bensì archiviate e condivise in tempo reale nella rete aziendale, così da avere una visione globale del vigneto in ogni momento. E per chi non è ancora capace di riconoscere i sintomi delle malattie della vite, nell’App “4Grapes” è completamente integrata la rete neurale/intelligenza artificiale per il riconoscimento da immagine.
Due le modalità operative previste:
- La raccolta dati in campo secondo le linee guida per il monitoraggio del vigneto (che verrà inviato all’azienda nel momento in cui si richiede il calcolo dell’indice) può essere fatta e inviata dal personale aziendale;
- Si può richiedere un sopraluogo in azienda. I dati ricevuti verranno elaborati entro 48 ore. Verrà poi inviata una scheda descrittiva dei risultati con il dettaglio dei singoli valori e il punteggio finale per ogni vigneto.