M77 Gallery presenta Ospitare lo Spazio, personale di Grazia Varisco (Milano, 1937) curata da Danilo Eccher che sarà aperta al pubblico dal 19 novembre al 29 febbraio.
L’esposizione si pone come una compenetrazione estetica atta a mettere in dialogo le opere con l’architettura e gli ambienti della galleria di via Mecenate, proponendo così una serrata indagine visiva e tridimensionale sul tema dello spazio e delle sue geometrie attraverso una selezione di sculture ed installazioni dell’artista milanese. Grazia Varisco è una figura centrale dell’arte cinetica e programmata italiana sin dai suoi inizi nei primi anni Sessanta. Le opere selezionate per l’esposizione muovono dagli anni Settanta, momento di climax produttivo dell’artista meneghina, ma comprendono anche lavori recenti, testimoniando la personalissima, radicale ma al contempo organica ricerca condotta dall’artista sulla grammatica dello spazio.
“Nella mia esperienza il ‘caso’ si insinua, come un groviglio confuso, tra probabilità e dubbio. Il ‘caso’ evita, tenta di schivare il ‘caos’ e sistemarsi nello spazio e nel tempo, ignorando la regola che esige precisione, regolarità, ortogonalità, ordine, sequenza cronologica. Il mio ‘Se…’, dubbioso, si annida nella piega della pagina che per ‘caso’ scompagina la regola che in tipografia e in legatoria ingabbia tutto nella normalità”; con queste parole Varisco interpreta e propone i contenuti della sua ricerca.
Le opere sono così lessicalizzate nei due piani della galleria; piani che non appaiono come universi distinti e appartati, bensì comunicanti e compenetranti. Le opere di Varisco sono spazi ospitati, ma che al contempo ospitano. Ed è così che veniamo accolti dalla maestosità spaziale di opere come l’installazione Oh! (1996), composta da due elementi circolari in ferro che scandiscono lo spazio della galleria giocando sulla tridimensionalità reale o illusoria, dall’opera Extrapagina (1983) e da uno straordinario Grande Dépliant (1983-84) di sei metri di lunghezza.
Il piano superiore ospita invece i Quadri comunicanti 7+1 (2008), i Quadri comunicanti filo rosso (2008), i Quadri comunicanti Jar (2012) e i Comunicanti in Acciaio (2008), opere che riflettono sulla dicotomia pieno/vuoto mettendo in dubbio l’esistenza di un ordine prestabilito e si allineano a creare un orizzonte che, seppur accennato, caratterizza lo spazio e lo sguardo. Al centro della sala svetta lo Gnom-one, two, three (1984), grande scultura composta da tre elementi metallici, che da forme quadrate bidimensionali tramite la loro piegatura si propongono come elementi che delineano e ospitano lo spazio senza occuparlo.
La mostra comprende infine l’enigmatica Meridiana (1974), opera da cui ha origine la scultura Gnom-one, two, three, in cui una porzione di perimetro rialzata crea un’ombra che si proietta sul piano in contrasto con le ombre disegnate dall’artista e quattro Spazi Potenziali (1973-76) in cui due telai metallici derivati dal perimetro delle opere stesse, appesi a una griglia di chiodi, creano il disequilibrio e rappresentano, in una sintesi estrema, un’idea di casualità programmata.