È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo […] La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo.
(Fernando Pessoa)
Inaugura il 14 giugno la mostra “Cromogonie. Ritratto di un paesaggio interiore” di Antonella Benanzato presso le scuderie di Palazzo Moroni a Padova fino al 14 luglio. Quaranta opere tra le quali cinque ritratti che riflettono sugli effetti del suono sul gesto pittorico. “Il ritratto di un ritratto, la rappresentazione di una rappresentazione” come afferma Nicola Galvan, curatore della mostra. E in effetti la mostra si preannuncia molto interessante.
La ricerca di Benanzato parte dallo studio degli stati non ordinari di coscienza, quindi meditazione, ipnosi ma anche Out of Body Experience o Near Death Experience come afferma lei stessa. Studi che ha condiviso con il neuro scienziato Enrico Facco, lo psicologo Patrizio Tressoldi e il fisico quantistico Fabio Fracas.
Antonella Bananzato è, dunque, una cercatrice di interiorità in un mondo dove regna l’esteriorità più materiale. Siamo circondati di immagini stereotipate rispetto alle quali non proviamo più emozioni, né ci attraggono, né ci scandalizzano. Immagini che comunque ci riportano sempre a un mondo materiale dove spesso l’apparenza predomina sull’essenza. Ecco che la ricerca dell’interiorità per il suo essere immateriale diventa quindi un gesto di resistenza e rivoluzione.
Conserviamo tutti le foto dei luoghi che abbiamo visitato o dei momenti cha abbiamo condiviso con alcune persone e probabilmente quando vediamo quelle foto ci ricordiamo delle sensazioni provate in quei momenti e ci emozioniamo. Nessuno di noi però conserva le fotografie dei nostri paesaggi interiori, di quello che abbiamo provato emotivamente, dei nostri pianti e dei nostri sorrisi. E questo se da un lato la dice lunga sul nostro modo di essere e di agire, dall’altro lato ci incuriosisce a visitare la mostra di Benanzato.
“La mia ricerca si muove in parallelo tra pittura, musica e stati ordinari di coscienza, nel caso specifico la meditazione. Per me, e questo da sempre, colore e musica sono tutt’uno, un unicum che prefigura una sorta di sinestesia naturale. Ogni immagine, ogni colore per me ha un suono, rappresenta una costruzione musicale, ha una tonalità, una luce, una forma di movimento nello spazio. E così persone, oggetti inanimati, situazioni e circostanze, ma anche eventi che sono parte del quotidiano più immediato. Come la pioggia, o il vento e lo stormire delle foglie. Ogni cosa risuona, nella mia visione, si muove secondo una coreutica molto vicina al gesto pittorico”.