Il primo luogo dell'itinerario spirituale e mentale del “povero cavaliere del Tempio di Salomone” e di chi ne ammiri il modello di virtù e di vita, secondo San Bernardo di Chiaravalle, primo e universale “maestro spirituale” dei “Templari”, è proprio il Tempio di Gerusalemme. Può sembrare scontato, ma non lo è, in una logica cristiana e cattolica.
Ormai del Tempio nel medioevo restavano solo ruderi e macerie quando vi giunsero i primi nove cavalieri di questa nuova e sorprendente cavalleria ascetica e mistica. Scavarono e pulirono e occuparono più che altro le grandi stalle del Tempio, ove Salomone e i re di Israele vi tenevano migliaia di cavalli. Già la superficie del Tempio, l'attuale “spianata”, fu utilizzata nei primi secoli cristiani quale luogo di culto.
Quello che oggi si chiama Moschea di Omar oppure roccia di Abramo, fu all'origine, pochi decenni dopo la distruzione romana del Tempio, il primo santuario cristiano: Santa Maria del Tempio, poi eclissato nella fama dalla basilica costantiniana del Sepolcro. Ma non fu facile dimenticare il Tempio, allora correttamente identificato con la figura della Vergine, in piena continuità con la tradizione femminile e salomonica del Tempio, di cui ci resta quel immenso Tempio eterno che è il Cantico dei Cantici. Non è scontato perché una delle fondamentali ed essenziali novità del Cristianesimo è proprio il rinnovamento radicale di Israele: non più sacerdozio di Levi ma nuovo sacerdozio di Melchisedek, non più un Tempio ma il Corpo vivente ed eterno del Cristo Risorto quale nuovo e definitivo Tempio per i cristiani e per tutti i tempi e tutti i popoli.
Eppure, nove nobili cavalieri cristiani tornano sul luogo sacro del Tempio e lo riedificano, pur a modo loro, pur cristianamente e vengono avvallati pubblicamente in questa audace operazione di “politica dello Spirito” dal più grande religioso del loro tempo: San Bernardo di Chiaravalle. Bernardo e i nuovi cavalieri cristiano-salomonici sembrano voler tornare ad attingere alla prima sorgente spirituale della comunità cristiana di Gerusalemme: Santa Maria del Tempio. Non è un caso che Bernardo fu celebre per la sua devozione mariana tanto da essere soprannominato “cavaliere della Vergine” e aver composto una bella preghiera alla Vergine, tutt'ora usata e fondata sulla fiducia nel potente ruolo della Madre di Gesù, oltre a numerose appassionate prediche su temi mariani.
Il “Tempio di Bernardo” appare nel De Laude come il “meridiano 0” da cui sorge un itinerario, un viaggio, un pellegrinaggio mentale e contemplativo in otto tappe che genera una sorta di nuova “geografia sacrale”, mistica e cavalleresca.
Non appare possibile, quindi, non porsi domande sulla semantica di tale selezione e successione di luoghi, presentati in unità come dimensioni dello Spirito e della contemplazione. Luoghi, dunque, sia fisici che mistici.
Il Tempio di Bernardo è il medesimo Tempio di fuoco dello zelo del Cristo che scaccia i mercanti e che predica il Regno eterno. Tempio adorno ora di armi secondo la sua rinascita templare, e non più di bellezze architettoniche, di virtù cavalleresche e cristiane, non più di sacrifici cruenti. L'idea del “nuovo” Tempio risacralizzato e risacralizzarnte è quindi idea sia cristica che cavalleresca ma pure pienamente templare. Il Tempio continua ad essere Tempio, cioè “Città di Dio” nella sua divina regalità e gloria, sede luminosa di un rito perenne, di sacre offerte spirituali, fatte però ora di preghiere ed esercizi, menti pure e dedicate, cuori saldi e votati all'Impresa.
Bernardo vede nel rinnovato e rinato Tempio di Gerusalemme la sede genetica di una nuova cavalleria cristica, che combatte sulla terra per Cristo e la sua gloria, non per onore o potere umani. Cavalieri-monaci, pellegrini che combattono per difendere altri pellegrini, per tenere aperte le vie al Cielo, che passano per i Luoghi santi calcati dal Cristo. Cavalieri che combattono sempre in minoranza di forze, gocce d'acqua in mari nemici, e le cui armi sono emblemi viventi di una perenne psicomachìa, tappe di un pellegrinaggio mistico, strumenti contemplativi in azione, visioni teurgiche.
In questo senso si tratta di una logica profondamente pasquale, giubilare, apocalittica. Il Tempio quale luogo primo e universale di elezione e di dedicazione, quale luogo dove regna la Giustizia di Dio e da cui si irradia la sua gloria e le conseguenti esigenze di vendetta e riparazione contro un mondo profanato e di profanazione.
Una visione, quella bernardiana, che continua in piena coerenza la predicazione petrina e paolina sul “Tempio fatto di pietre umane, vive, innestate in Cristo”. I cavalieri come muraglie viventi, corporali e animiche nel contempo, che servono a difendere i Luoghi Santi dalla contaminazione dei nemici di Cristo.
Dopotutto, seppur martiri, seppur storicamente sconfitti, il loro sacrificio non è stato vano, in quanto se oggi è possibile ancora andare da pellegrini cristiani in Gerusalemme, Betlemme, Nazaret e in altri luoghi evangelici, è ancora oggi, miracolosamente, grazie al loro sacrificio di otto secoli fa.
Non si comprende il Tempio dei Templari senza il concetto di “Dio quale fuoco” e senza il concetto e la pratica dello “zelo”, di cui è immagine essenziale israeliticamente il profeta Elia, che possiamo considerare il primo archetipo del “monaco guerriero”, insieme ad Abramo e a Melchisedek.
Il primo luogo della meditazione templare è Betlemme. Anche qui sembra scontato ma non lo è. Ci si aspetta subito il Sepolcro, segno della resurrezione di Cristo, e invece Bernardo riparte, dopo il Tempio, proprio da Betlemme e dalla sua etimologia di “casa del pane”. Si insiste sul tema del “ruminare” un nutrimento che viene dal Cielo, unico, ma che presenta come differenti stadi di evoluzione-manifestazione.
La seconda tappa è Nazaret, anch'esso rievocato nel suo etimo di fiore-germoglio, meditando quindi sul tema del “profumo”.
Dopo Nazaret, Bernardo ci porta con sorpresa in una visione doppia: il Monte degli Ulivi e la Valle di Giosafat. Ascesa e discesa. Il tema è il Giudizio divino, che già regna nel Tempio e sui suoi cavalieri, come esseri già giudicati da Dio e, in quanto tali, già vicini alla salvezza.
L’ulivo indica l'olio igneo della Misericordia mentre la Valle indica il Giudizio finale e apocalittico di Dio contro le nazioni. Ascendere alla sorgente dell'Olio e attraversare la tenebra della Valle del Giudizio.
La quarta sosta di questo pellegrinaggio simbolico è il Giordano, il sacro confine di Israele, il fiume del battesimo, dell'entrata nella Terra Promessa. Bernardo lo ricorda citando due figure profetico-guerriere: Giosuè, Elia ed Eliseo. Luogo di passaggio, come i due della tappa precedente. La quinta e la sesta immagine sono il Calvario e il Sepolcro.
Nel meditare sul luogo brullo e calvo della Croce, Bernardo ricorda ancora una volta il calvo profeta Eliseo, discepolo e continuatore dell'opera di Elia. Non solo: riprende il tema del lavacro, accennato per il Giordano, rievocando il Calvario quale luogo di rigenerazione dell'anima.
Il sesto luogo, il Sepolcro, è quello indicato come il luogo più santo e su cui il nostro Bernardo si diffonde più a lungo meditandolo quale luogo-sigillo di passaggio, prova e ponte dalla morte alla nuova vita eterna nella resurrezione cristica. Il Sepolcro quale “vessillo”, fonte dell'onore e della dignità.
La settima sosta è a Betfage, la “casa della bocca”, piccolo villaggio di sacerdoti. L'ottava è Betania, la casa dell'obbedienza, la casa di Lazzaro, Marta e della sorella Maria. Segno dell'unione di tre immagini: la via contemplativa (Maria), la via attiva (Marta) e la “resurrezione in vita” (Lazzaro).
Se non torniamo alla contemplazione della vita come viaggio dello e nello Spirito non potremo mai apprezzare fino in fondo le profondità sapienziali della Cavalleria del Tempio e della sua Via dentro l'iniziazione cristiana.