RIBOT è lieta di presentare la prima mostra personale in Italia di Nelmarie Du Preez (Pretoria - Sudafrica, 1985, vive e lavora a Pretoria). Una selezione di opere recenti che trasportano l’osservatore in un universo alternativo, costellato di dispositivi robotici che analizzano e mettono in discussione il rapporto tra l'uomo e la tecnologia.
Il titolo Atmosphere for Anticipation svela l’interesse dell’artista sviluppato negli studi più recenti verso il concetto di “previsione”, intesa non tanto come supposizione basata su congetture e indizi rispetto a ciò che verrà, ma come vera e propria disciplina che utilizza il futuro nel suo processo decisionale reale, implicando un’azione e un movimento. E’ da queste ricerche specifiche che nasce Project 01: The Movement, l’installazione al primo piano della galleria concepita e realizzata appositamente per la mostra.
Si tratta di una vera e propria ricostruzione di un luogo di culto del futuro lasciato abbandonato su Marte e animato da elementi dall’alto valore simbolico: il vessillo di un movimento para-religioso, i totem celebrativi, le reliquie utilizzate nei vari rituali che emergono dalla sabbia arancione e una mano robotica dalle fattezze umane posta simbolicamente al centro della scena e intenta a tamburellare le dita sul pianeta ormai in uno stato di emergenza. Un ambiente straniante dove risuonano mantra dedicati all’evoluzione idealmente costruito da una setta devota al culto del progresso e consacrato alla figura di un profeta, tecnologo e innovatore. Inevitabilmente riconducibile a Elon Musk, questo vate immaginario, è emblema di tutti quei personaggi operanti nell'ambito dello sviluppo tecnologico, che generano una sorta di venerazione intorno a sé, attivando un sistema di pensiero affine a quello religioso e settario e coinvolgendo nella realizzazione delle proprie idee moltissime persone, al punto da condizionare le aspettative e, per certi versi, da determinare il modo in cui tutti spendiamo denaro e risorse.
Completano la mostra alcune opere precedenti, che svelano l’evoluzione della ricerca di Nelmarie Du Preez e che sottolineano alcune peculiarità del suo linguaggio artistico, su tutte l’abilità di costruire ambienti veri e propri, capaci di farci vivere - oltre che immaginare - un futuro surreale e vagamente distopico, in costante equilibrio tra tragedia e commedia.
Al piano inferiore Autonomous Times (2015) e, su di uno schermo posto volutamente a latere di Project 01: The Movement, una selezione di cinque video appartenenti alle serie Loops of Relation (2013) e A Continuation (2016). La prima è un’opera articolata che ancora una volta trascende i generi e combina performance, video e installazione per analizzare le dinamiche alla base della relazione simbiotica uomo/tecnologia. Il lavoro racconta il ciclo ideale di vita di curiose macchine robotiche: l’esplorazione della loro autonomia, la sottomissione alla mente umana, il cedimento e la riparazione.
La selezione dei video proposti mostra invece come, dalle prime performance (to stab, to rely e to hit, 2013) realizzate in coppia con GUI, un dispositivo progettato e programmato dalla stessa artista e ispirate alle celebri azioni del duo Abramović-Ulay, il linguaggio di Du Preez e i suoi riferimenti si emancipino dal modello, fino a trovare la piena autonomia immaginativa riscontrabile nei video to shoot e to collide del 2016.
Per Atmosphere for Anticipation Nelmarie Du Preez ha realizzato uno special project in cui si ritrova l’essenza del suo lavoro eclettico: una piccola scultura in argilla, dotata di componenti robotiche, che si attiva a contatto con il tocco umano.
Nelmarie Du Preez (Pretoria, 1985) è un'artista sudafricana la cui ricerca coinvolge diversi linguaggi: la performance, la fotografia, il video e la “computational art”. Nel 2014 ha conseguito il master in Fine Art presso la Goldsmiths, University of London, dove, nel 2013, ha completato anche un ciclo di studi in in Computational Arts. Sue mostre personali si sono tenute presso diverse istituzioni pubbliche e private, tra cui: ad-ad projects, Hannover, 2018; Pretoria Art Museum, Pretoria, 2016; Room Gallery and Projects, Johannesburg, 2016 e Arebyte gallery, Londra, 2015. Sue opere sono state inoltre esposte presso: Museum am Dom, Trier, 2018; New Media Gallery, Vancouver, 2017; Transmediale Festival, Documenta 14, Kassel, 2017; the International Digital Arts Biennale, Arsenal, Montreal, 2016, London Open, Whitechapel Gallery, Londra, 2015; Home Works 7, Ashkwal Alwan, Beirut, 2015. Ha preso parte a diverse residenze per artisti come: Künstlerhaus Schloss Balmoral, Bad Ems, 2018-19; Ampersand Foundation, New York, 2016; Arebyte gallery, Londra, 2015, ed è stata premiata con i seguenti riconoscimenti: the Sasol New Signatures award, Sudafrica, 2015; Absa l’atelier merit, Sudafrica, 2015; Bath Open Art Prize, 2015; Bad Behaviour Open Judges Prize, 2014; Oppenheimer Memorial Trust scholarship, 2012-14.